Agorà

Televisione. Nuovo Auditel con i tweet

Giacomo Gambassi giovedì 16 ottobre 2014
Non più telespettatori solo “passivi”. Quasi trenta milioni di italiani guardano la televisione con uno smartphone o un tablet in mano. E, grazie ai social network utilizzati assieme alla tv, la platea diventa interattiva ma anche sempre più “schedata” a servizio della pubblicità. La Rete sta cambiando l’esperienza televisiva che da «familiare» diventa «sociale». E anche produttori tv, investitori e aziende si adeguano cercando nuove formule per misurare l’attrattiva di una trasmissione o di uno spot. Da due settimane al tradizionale Auditel, nato per stimare l’audience di un programma a fini commerciali, si affianca il social “Auditel” che indaga la platea tv via Twitter. Lo ha ideato Nielsen, colosso nel monitoraggio dei media, che fa sbarcare in Italia il suo Twitter tv ratings dopo il debutto negli Stati Uniti.«È il secondo Paese in cui lo proponiamo – spiega l’amministratore delegato Giovanni Fantasia –. E le ragioni sono molteplici. Qui il consumo tv è molto alto: più di quattro ore al giorno. La penetrazione dei nuovi device è elevata: più della metà degli italiani possiede uno smartphone e il 17% un tablet. Inoltre il 94% di chi ha Internet su un dispositivo mobile usa i social». Anche mentre guarda la tv. È l’approccio del «doppio schermo»: c’è il televisore accesso, ma c’è anche il telefonino su cui si digita mentre va in onda un programma. La Nielsen sostiene che a 21 milioni di italiani accada di utilizzare lo smartphone con la tv in funzione. Certo le cifre si riducono quando si entra nei dettagli. Davanti alla piccolo schermo è il 26% che fa con il cellulare un’attività «sinergica» alla tv ed è appena il 13% che commenta sui social ciò che viene trasmesso. Avanguardie che però interessano l’industria televisiva. Soprattutto quando si scopre che il vezzo del secondo schermo è traversale. Chi ha dai 25 ai 55 anni usa televisore e telefonino insieme per venti minuti al giorno: più o meno al pari di un over 60.Ecco allora la scelta di concentrarsi sulla platea tv che si muove sui social. A settembre Nielsen ha sperimentato nella Penisola il suo “Auditel”, frutto di un accordo in esclusiva con Twitter. In un mese sono stati 2,6 milioni i tweet sui programmi tv. E sono partiti da 240mila persone. «Ma il nostro sistema – sottolinea il general manager Luca Bordin – non si limita agli autori dei messaggi che rappresentano solo la punta dell’iceberg. L’intento è conteggiare il social audience che la tv crea, partendo da chi legge i tweet». Secondo Nielsen, i post televisivi lasciati lo scorso mese hanno interessato una platea di 128 milioni di utenti. Se, poi, si prende in esame una giornata media, i tweet sulla tv sono 90mila ma vengono osservati 4,5 milioni di volte. I programmi più “social” sono i talent e i reality. Nella classifica d’esordio che riguarda la scorsa settimana il primo posto è occupato da X Factor di Sky Uno che ha «generato» 60mila tweet letti da 131mila persone e visti oltre 3 milioni di volte. Al secondo posto Che tempo che fa di Raitre (11mila tweet con un’audience di 112mila persone e 895mila “lettori”) e al terzo Pechino Express di Raidue (58mila tweet con un’audience di 92mila persone e 3,9 milioni di “lettori”). Seguono Virus di Raidue e Ballando sotto le stelledi Raiuno. Nelle precedenti settimane la social tv è stata dominata dallo sport: in particolare dalla sfida Juve-Roma (3-2), dalla partita Inter-Cagliari (1-4) e dalla gara di MotoGp in cui Valentino Rossi ha vinto a Misano.C’è, però, un tratto preoccupante del nuovo “Auditel” (ed è comune all’intero mondo web). Il sistema di rilevazione sa tutto del pubblico tv su Twitter: nomi e cognomi, età, professioni, spostamenti, soprattutto gusti. Dati ricavati dagli account e dai messaggi lasciati sulla piattaforma che finiscono nelle mani delle tv e degli inserzionisti. Un pubblico sotto controllo che, grazie alla mania di twittare, consegna la sua privacy al mercato televisivo. Del resto Bordin annuncia: «Introdurremo a breve la possibilità di misurare la sovrapposizione fra chi twitta sulla tv e chi lo fa sui brand per consentire alle aziende di sfruttare le opportunità di incontrare i consumatori». Già, l’Auditel può essere quello “storico” o quello social, ma gli spettatori rimangono purtroppo soltanto consumatori.