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Dischi d'autunno. I big del pop sul sicuro: ricantano solo i classici

Massimo Gatto martedì 9 settembre 2014
È un autunno discografico velato di amarcord quello che riporta in hitparade tanti grandi protagonisti della musica contemporanea. Sfogliando l’elenco degli album in uscita da qui a Natale, infatti, la prima sorpresa è il gran numero di progetti ripiegati sul passato. Questo a riprova che, nei momenti di crisi, la soluzione dell’usato sicuro è sempre la migliore. Basta pensare a un’icona del 'come eravamo' quale Barbra Streisand che il 16 settembre torna nei negozi con un Partnerscarico di ospiti e di vecchie canzoni. Cose come quella 'It Had To Be You'  che la signora condivide con Michael Bublé, come la 'People' duettata con Stevie Wonder, la sontuosa 'New York state of mind' a tu per tu con Billy Joel, la stessa 'The Way We Were' affidata a Lionel Richie e ancora 'I Still Can See Your Face'  con Andrea Bocelli, 'How Deep Is The Ocean'  con il figlio Jason Gould oltre alla sempiterna' Love Me Tender' riletta addirittura con (il fantasma di) Elvis Presley. Producono Babyface e Walter Afanasieff.  Annie Lennox, dal canto suo, declina le proprie intenzioni fin nel titolo dell’album con cui il 28 ottobre recupera i galloni di popstar: Nostalgia. Un florilegio pop con standard degli anni ’30 e ’40 resi celebri da artisti come Billie Holiday, Nina Simone, Jo Stafford e Louis Armstrong. Stessi languori, o quasi, di Bryan Adams che dal 7 ottobre con  Tracks of my years si addentra nel repertorio anni ’50-’70 reinventando cose come 'Rock & roll music'  di Chuck Berry, 'I can’t stop loving you' di Ray Charles, 'Any time at all' dei Beatles. Unico inedito 'She knows me', firmato da Bryan stesso.  Adams e Bublé figurano pure nella versione riveduta e corretta della 'Alone again (naturally)' di Gilbert O’Sullivan inserita da Diana Krall tra i solchi di Wallflower, l’album con cui il 14 ottobre rilegge gloriose pagine degli Eagles ('Desperado') dei Mamas & Papas ('California dreamin’'), di Elton John ('Sorry seems to be the hardest word'), di Harry Nilsson (' Everybody’s talkin') oltre che, ovviamente, la stessa 'Wallflower' di Dylan. C’è pure un inedito, 'If I Take You Home Tonight', firmato Paul McCartney.  «Ho voluto riunire – spiega Krall – le canzoni con cui sono cresciuta. «È stata una bella sfida ritrovarmi a fare solo la cantante, anche se col superbo accompagnamento di pianoforte e le orchestrazioni del produttore David Foster. Caratteristica che basta da sola a rendere questo album molto speciale».  E, sempre in bilico tra pop e jazz, che dire della strana coppia Lady Gaga-Tony Bennett, in uscita il 22 settembre con un Cheek to cheek in cui, oltre al songbook di Irving Berlin, l’eroina di 'Paparazzi' attinge pure a quelli dei vari Cole Porter, George Gershwin, Duke Ellington e Billy Strayhorn? Tuffi nello swing a cui Gaga sembra aver preso confidenza  dopo l’esperienza, sempre accanto al crooner italoamericano, della 'The lady is a tramp' incisa due anni fa per l’album Duets II. «È il fascino e l’eleganza – afferma Gaga – della vecchia scuola, di canzoni senza età. Anagraficamente tra me e Tony ci sono 60 anni di differenza, ma grazie a questi incredibili standard quando ci ritroviamo davanti al microfono la distanza si annulla». Sguardo al passato anche per Stevie Nicks che in 24 karat gold: songs from the vaultreinterpreta alcuni demo incisi tra il 1969 e il 1987, finiti chissà come su YouTube. Sul mercato il 7 ottobre, l’album è stato registrato dall’icona dei Fleetwood Mac a Nashville con la complicità dell’ex Eurythmics Dave Stewart. Ma il catalogo delle grandi pubblicazioni di fine anno è lungo e si apre proprio oggi con l’uscita del nuovo, attesissimo, album di Robert Plant Lullaby and The Ceaseless Roar e di El pintor degli Interpol. Anche se la settimana più importante di settembre è sicuramente la terza, con gli attesissimi ritorni di Leonard Cohen (con Popular problems), di Lenny Kravitz (con Strut), degli Apex Twin (con Syro), di John Mellencamp (Plain spoken), e del chitarrista Joe Bonamassa (con Different shades of blue). «L’età – dice Leonard Cohen, sulla soglia degli 80 – mi ha portato a capire di lavorare nella mia musica su qualcosa che non definirei idee. Non amo, infatti, le canzoni con le idee perché troppo spesso tendono a diventare slogan. L’ecologia, il vegetarianismo o il pacifismo sono idee straordinarie, ma io amo lavorare su un pezzo fino a quando questi slogan, meravigliosi come le idee che promuovono, riescono a dissolversi in convinzioni più profonde, del cuore. In una parola, la mia esperienza. Tutto quello che io e tanti altri della nostra generazione mettiamo nelle canzoni è la nostra esperienza».  Il 30 settembre invece Prince pubblica non uno, ma ben due album: Plectrumelectrum e Art official age. A ottobre già fissate le rentrée di Macy Gray con The way, di Jackson Browne con Standing on the breach, dei Tokio Hotel con King of suburbia, di Billy Idol con Kings & Queens of the underground (che poi proporrà dal vivo a Milano il 23 novembre).Grande operazione d’archivio per Bob Dylan il 3 novembre, con la pubblicazione di The Basement Tapes Raw: The Bootleg Series Vol. 11 (ma l’hobo di Duluth ha pronto pure un album d’inediti dal titolo Shadows in the night), mentre il 10 è la volta dei Foo Fighters con Sonic Highways, ottavo album in studio del cammino post-Nirvana di Dave Grohl. Ancora in attesa di collocazione gli altri grandi album di cui si parla per questo ultimo scampolo di 2014-inizio 2015, vale a dire (i titoli sono da prendere con beneficio d’inventario) The endless river dei Pink Floyd, Sirens degli U2, 25 di Adele, Queen forever dei Queen con gl’inediti di Freddie Mercury (e Michael Jackson), Big music dei Simple Minds, Heartland di Roger Waters, 4:14 Screamdei Cure, e, ancora, i nuovi di Damien Rice, Aretha Franklin, David Bowie, Red Hot Chili Peppers, Madonna, Noel Gallagher, Rihanna e dei redivivi Spandau Ballet. Quasi tutti protagonisti 'storici' della canzone, ma ancor oggi i soli capaci di movimentare il mercato. E questo anche se il tempo continua a scorrere inesorabile. Prova ne sia il caso degli Ac/Dc. Sei anni dopo Black ice la band del chitarrista Angus Young torna con un album realizzato a Vancouver e segnato dal forfait del chitarrista ritmico Malcom Young, finito in ospedale proprio nel periodo delle registrazioni. Contrattempo che non ha cambiato i programmi 2015 della band, vale a dire 40 concerti in giro per il mondo tra cui molto probabilmente uno pure al Circo Massimo di Roma.