Agorà

Il caso. Nelle parabole la voce feconda delle donne

Alessandro Zaccuri domenica 11 settembre 2022

Particolare degli affreschi sulla parabola delle dieci vergini realizzati da Ambrosius Gander nella chiesa di San Giacomo a Termeno (XV secolo)

È passata in proverbio per il figliol prodigo, ma sarebbe meglio ricordarla come la parabola del padre misericordioso. Per tutta una serie di motivazioni teologiche e per una semplice constatazione di tipo narrativo: nel racconto di Luca il padre è tanto presente quanto è assente la madre. Omissione misteriosa, alla quale Maria Grazia Calandrone sembra ora voler rimediare volgendo interamente al femminile la sua riscrittura della parabola: una famiglia in lockdown, la casa troppo piccola, una delle due figlie sistemata in un alloggio provvisorio, l’altra che un po’ si gode la cameretta e un po’ si domanda se, alla fine, la vera privilegiata non sia quella che se n’è andata.

Uscire è uno dei sedici testi che compongono La parola e i racconti (Libreria Editrice Vaticana, pagine 242, euro 17, disponibile dal 13 settembre), antologia-progetto ideata da Ritanna Armeni, Rita Pinci e Carola Susani. Il volume riprende - arricchendola con i disegni originali di Cinzia Leone, qui autrice di una poetica rivisitazione della parabola del lievito - l’iniziativa proposta nei mesi scorsi da 'Donne Chiesa Mondo', il mensile dell’Osservatore Romano dedicato appunto alla riflessione sul contributo femminile nella Chiesa e nella società. In questa prospettiva, l’idea di affidare a un gruppo di narratrici contemporanee la reinterpretazione delle parabole evangeliche non si esaurisce nella dimensione letteraria, ma coglie con precisione l’elemento caratteristico della parabola stessa. Che è racconto, certamente, ed è di conseguenza parola efficace, capace di incidere sulla realtà alla quale si ispira. Anche quando le donne non vi figurano come protagoniste, le parabole sono sempre sostenute da una concretezza materiale che rimanda alla sollecitudine, alla cura, a una percezione affettuosa e materna delle relazioni interpersonali. Non per niente, nella sua celebre raffigurazione della parabola del prodigo, Rembrandt fa in modo che una delle mani del padre sia di foggia femminile, come a sostenere che la madre, per quanto invisibile, è comunque testimone e attrice della vicenda.

Sedici scrittrici, dunque, dall’italosomala Ubah Cristina Ali Farah, che in La bambola allude alla condizione dell’esilio richiamandosi alla parabola dei fanciulli nella piazza («Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto»), fino a Mariapia Veladiano, che con il suo Donne, lieve e profondo apologo domestico sul chicco di grano, suggella un percorso nel quale non mancano sorprese e conferme. In Et cetera, per esempio, Antonella Cilento ribadisce il significato della parabola del ricco stolto intessendo un’elegia sul distacco dai beni materiali, mentre Io sono la zizzania di Viola Ardone bruscamente accorcia le distanze con il passato mediante un’indovinata analogia tra erba infestante e discorso d’odio. In alcuni casi - come L’ennalogo di Camilla Baresani, che trae spunto dall’immagine del vino nuovo in otri vecchi - il messaggio evangelico è quasi costretto a farsi strada in un contesto di indifferenza e distrazione, ma allo stesso modo può accadere che un’espressione evangelica quale «la casa sulla roccia» riaffiori con naturalezza sulle labbra di un personaggio, nella fattispecie il 'cugino O' protagonista del racconto di Igiaba Scego.

Dispositivo narrativo perfetto nella sua asciuttezza, la parabola nasce dall’osservazione della quotidianità e non teme di essere ricondotta all’attualità. Ecco allora che, tra gli esiti più felici di La parola e i racconti, si segnala La semina di Ravi di Evelina Santangelo, che trasforma il seminatore evangelico in un contadino impegnato a fronteggiare la prepotenza delle multinazionali. Ma anche L’occasione di Carola Susani (nei cui libri si riconosce da sempre un consapevole sostrato biblico) opera un riuscito ribaltamento di prospettive, attribuendo il ruolo di buon samaritano al più imprevedibile e addirittura sgradevole dei personaggi. La rimodulazione della parabola può avvenire sul filo della metafora (è la scelta compiuta da Ritanna Armeni in Matilde e la dramma, racconto basato sull’icona della moneta perduta), ma anche risolversi in apologo sul potere della scrittura (accade in Il lusso dell’imprevisto di Tea Ranno, che prende le mosse dal paradosso degli operai della decima ora). A rimanere intatta è la volontà di misurarsi con un nucleo di verità irriducibile alle semplificazioni, si tratti del raffronto tra vergini sagge e vergini stolte esplorato da Emanuela Canepa in Piccole luci a Parma oppure della tensione che sostiene la parabola del banchetto di nozze e che Elena Stancanelli lascia esplodere in La tigre.

Non diversamente, in E ti vengo a cercare Nadia Terranova medita sul senso della perdita tornando sulle tracce della pecora smarrita e in L’insistenza Alessandra Sarchi prende alla lettera la parabola dell’amico importuno, mettendo in scena quello che sembrerebbe un conflitto, sia pure minimo, ed è invece un inno alla tenacia e all’intraprendenza delle donne. Soluzioni differenti, animate dal medesimo riconoscimento di quanto sia inesauribile e feconda la voce delle parabole. Anche per questo il valore di un libro come La parola e i racconti non si esaurisce con la pubblicazione e continua a riverberarsi in una serie di incontri e dibattiti. Tra i primi appuntamenti in programma, la conversazione sul figliol prodigo dal titolo 'Perdersi per ritrovarsi', che venerdì 16 settembre vedrà confrontarsi Maria Grazia Calandrone e don Luigi Epicoco nell’ambito della rassegna 'Molte fedi sotto lo stesso cielo' (Bergamo, chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano, ore 20.45). Un secondo evento è in calendario per sabato 24 settembre a Bologna (piazza Maggiore, ore 15.30), all’interno del Festival Francescano: a dialogare su 'Fiducia, sostantivo femminile' saranno Mariapia Veladiano, Milena Gabanelli, e Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede.

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