Agorà

REPORTAGE. Nel Mugello le vacanze dei fiorentini

Vincenzo Arnone venerdì 21 ottobre 2011
Il viaggiatore che si lascia alle spalle la città di Firenze e s’inoltra nella zona est della Toscana che conduce  fino alla Romagna, attraversa una regione carica di storia, di arte e di poesia, oltre che molto bella e suggestiva: il Mugello.È una grande valle posta tra il crinale appenninico e le acque dell’Arno, là dove scorre l’affluente Sieve e si ergono alture e colli, mentre l’occhio spazia sul verde cupo dei cipressi e dei boschi e su quello mite degli uliveti e dei vigneti, in una armonia ambientale tipicamente toscana. Al di là delle cime appenniniche, al di là dei Passi della Futa, della Calla, del Muraglione c’è ancora una piccola appendice della Toscana con Firenzuola, Palazzuolo sul Senio, Marradi e poi la Romagna: cambia volto, territorio e vita.La vicinanza di Firenze, il clima mite, la ricchezza delle acque e dei boschi fecero da sempre del Mugello la zona di villeggiatura dei fiorentini, dai signori ai borghesi professionisti; gli diedero l’aspetto di una tipicità unica nella provincia già dal secolo XIV, dai tempi di Dante e quindi anche de’ Medici. Bisognerebbe attraversarlo tutto il Mugello, idealmente, a piedi per calcare le orme degli antichi, dei romei, dei Passi appenninici, delle sperdute Pievi in cima a un colle, dei rigagnoli in mezzo ai boschi, delle sorgenti dell’Arno, immersi nel verde e nella memoria storica dei padri che qui tanta parte ebbero nei tempi che furono, fino al periodo dei partigiani... L’habitat più interessante del viaggio in Mugello lo trova nel territorio di Vicchio: qui nacquero Giotto e il Beato Angelico, qui visse Cimabue, e in tempi recenti, visse e morì, don Lorenzo Milani, priore di Barbiana, minuscola località tra le colline. Di Cimabue e del suo leggendario incontro con Giotto (ma forse non tanto leggendario, visto che ne parla Vasari già nel 1500) è ancora visibile il « Ponte di Cimabue» nelle campagne tra Vicchio e Borgo San Lorenzo. Onde Vasari appunto scriveva: «Andando un giorno Cimabue per sue bisogne da Fiorenza a Vespignano, trovò Giotto che, mentre le sue pecore pascevano, sopra una lastra piana e pulita con un sasso un poco appuntato ritraeva una pecora di naturale…». Di Giotto, in località Vespignano, è stata ricostruita la casa natale, che è anche Museo dove sono visibili progetti, schizzi e disegni del grande pittore; e nel cuore della cittadina di Vicchio, in piazza Giotto, è stato innalzato un monumento in suo onore, opera dello scultore Italo Vagnetti (1901).Di fra Giovanni da Fiesole, altrimenti detto Beato Angelico, non vi sono memorie visive; eppure nacque a Vicchio, secondo la tradizione in località Rupecanina. Solo una lapide, nel Palazzo Pretorio, ricorda la sua nascita avvenuta intorno al 1387. Anche per lui le parole di Vasari sono prodighe e generose: «Frate Giovanni Angelico da Fiesole, il quale fu al secolo chiamato Guido, essendo non meno stato eccellente pittore e miniatore che ottimo religioso, merita per l’una e per l’altra cagione che di lui sia fatta onoratissima memoria…». In quanto a don  Lorenzo Milani, ebbe a scrivere in una lettera a un amico: «Barbiana, a 7 chilometri da Vicchio del Mugello. C’è una chiesa del trecento, una canonica e qualche casa sparsa nei boschi.Mancava allora l’acqua, la corrente elettrica, la strada, il servizio postale. Per i primi anni le lettere arrivavano a Barbiana quando qualcuno le andava a prendere a Vicchio. Spesso lo faceva la maestra delle scuole elementari …». Ma negli anni Cinquanta-Sessanta erano in simili condizioni anche pievi sperdute sulle colline a un tiro di schioppo dalla città di Firenze, che le stringevi con una mano. Oggi la piccola chiesa, ristrutturata, è meta di gruppi, movimenti, comunità, scolaresche e studiosi, nel ricordo di don Milani, prete buono e dai grandi furori, profeta in un tempo che va scivolando nel qualunquismo.Prosegue, il nostro viaggiatore, verso Borgo San Lorenzo, città vivace, notevole mercato agricolo con risorse industriali: il centro e il cuore del Mugello per le sue attività sociali,  culturali e religiose. Di notevole interesse – tra le altre cose – la Pieve di San Lorenzo risalente al secolo. X  e poi via via rimaneggiata, dopo il terribile terremoto del 1919 che distrusse diverse chiese e monumenti del Mugello. Al di là poi ci sono varie diramazioni che, dopo i grandi lavori per l’alta velocità hanno un po’ sconvolto l’ambiente circostante; ma nondimeno i borghi e i paesi di rilevante interesse storico e artistico sono lì, tutti nel raggio di pochi chilometri: Scarperia, San Piero a Sieve, Barberino del Mugello, Sant’Agata, Cavallina, Galliano, la villa medicea di Cafaggiolo. A Scarperia si risente il rombare dei motori nell’autodromo, alla periferia del paese la mite eco della poesia di Margherita Guidacci e Nicola Lisi che qui ebbero i natali e qui tornarono per vario tempo. Si rivedono, commossi ed entusiasti, l’imponente Palazzo pretorio, che nella lunga e principale strada del paese, si pone slanciato ed elegante, la chiesa parrocchiale dei santi Jacopo e Filippo che conserva numerose e interessanti opere d’arte, la pieve di Santa Maria a Fagna e di lì a qualche chilometro la bellissima pieve di Sant’Agata, tra le più insigni del Mugello e unica per singolarità di strutture architettoniche. Nei pressi poi c’è quel gioiello architettonico e artistico e religioso che è Bosco ai Frati. Qui pose mano Michelozzo Michelozzi  per ordine di Cosimo de’ Medici il quale voleva fare del bosco un convento ideale; qui si conserva un Cristo di Donatello, scoperto per caso dopo la seconda guerra mondiale, nella cripta della chiesa; quel  Cristo di Donatello così come l’ha ri-vissuto nella sua sensibilità il poeta Alessandro Parronchi, in versi dal sapore drammatico e pasquale.