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Musica. Addio al direttore d'orchestra russo Yuri Temirkanov

Pierachille Dolfini giovedì 2 novembre 2023

Yuri Temirkanov

Non si era mai iscritto al Partito comunista. Aveva resistito. Ed era riuscito a diventare direttore prima del Kirov, che oggi dopo il disfacimento dell’Urss si chiama Teatro Mariinskij, e poi della Filarmonica di Leningrado, che oggi si chiama Filarmonica di San Pietroburgo. Yuri Temirkanov era arrivato ai vertici della musica russa con il suo talento. Originalissimo. Tutto istinto e poesia. Perché il direttore d’orchestra, nato a Nal’čik nel Caucaso il 10 dicembre 1938, aveva un suo modo originalissimo di affrontare le partiture che aveva sul leggio. Mani nude che affondavano nella musica, spesso unite a fendere l’aria. Idee, suggerimenti, tocchi poetici, appunto, più che un semplice battere il tempo il suo. Un abbandono alla bellezza della musica che faceva sempre breccia nell’orchestra, fosse la sua, la Filarmonica di San Pietroburgo, o una delle tante occidentali che lo invitavano sul podio. Fino a febbraio del 2022, quando scese dal podio per l’ultima volta, segnando la fine della sua carriera di direttore – una fine annunciata, perché furono diverse le occasioni in cui dovette cancellare, anche all’ultimo minuto, concerti e opere.

Yuri Temirkanov è morto ieri, a 84 anni. L’annuncio della scomparsa del suo direttore principale lo ha dato la Filarmonica di San Pietroburgo, l’orchestra che Temirkanov dirigeva dal 1988 dopo aver raccolto il testimone, dopo cinquant’anni di dominio incontrastato, del “terribile” Evgenij Maravinskij. Di cui Temirkanov fu assistente dal 1967 e fino al 1976, quando prese le redini del Kirov. Niente tessere, solo permessi speciali e lasciapassare del regime comunista per Temirkanov che amava Cajkovskij (indimenticabili le sue lettore di Evgenij Onegin, La dama di picche e Iolanta), che conobbe Prokof’ev, ma che riteneva Bach il vertice assoluto della musica. Silenzioso, silenziosissimo, poche parole, ma un carisma unico attraverso il quale riusciva a trasmettere alle orchestre la sua idea di musica.

Interpretazioni tutte straordinarie quelle di Temirkanov che si formò prima nella sua città per poi frequentare a Leningrado prima la Scuola per bambini di talento e poi il Conservatorio dove si diplomò in viola e in composizione. La vittoria nel 1966 del Concorso nazionale sovietico per direttori d’orchestra gli vale l’invito di Kirill Kondrašin per una tournée in Europa e negli Stati Uniti con David Ojstrach e l’Orchestra filarmonica di Mosca. Ancora prima del crollo del comunismo l’arrivo in Italia, nel 1979, sul podio dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia che nel 2015 lo ha nominato direttore onorario dopo che dal 2007 il musicista era accademico onorario dell’istituzione romana. «Il rapporto di Temirkanov con Santa Cecilia è stato lungo e intenso e costellato da tappe fondamentali per la costruzione della storia della nostra istituzione. La sua arte, la sua capacità, la sua intelligenza, il suo modo ineguagliabile di modellare la musica, il suono ricco di storia, di morbidezza e di intelligenza che riusciva ad ottenere rimangono esempi ineguagliati di civiltà musicale e non solo» dice Michele Dall’Ongaro presidente e sovrintendente di Santa Cecilia.
Dopo la Perestroika guidò come direttore principale dal 1992 al 1998 la Royal Philharmonic Orchestra di Londra e come direttore musicale dal 2000 al 2006 la Baltimore Symphony. In patria il Kirov, ma anche il Bolshoi di Mosca dove Temirkanov è stato direttore principale ospite dal 2000 al 2006. Un incarico anche in Italia, la direzione musicale del Regio di Parma dal 2009 al 2012. E poi il Teatro alla Scala, le grandi orchestre europee (i Berliner e i Wiener Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda, la London Philharmonic e la London Symphony, il Concertgebouw) e quelle statunitensi, dalla New York Philharmonic alla Boston alla Chicago alla Cleveland. Nel febbraio 2022 l’addio al podio.