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Cinema. Addio Laura Antonelli, la stella caduta che ha ritrovato la strada della fede

Fulvio Fulvi lunedì 22 giugno 2015
​Negli ultimi tempi Laura Antonelli era diventata impenetrabile, inaccessibile. Non usciva più dal suo appartamento di Ladispoli (Roma) e sembrava aver tagliato i ponti con il mondo. A raccontarlo è il parroco di Santa Maria del Rosario, don Alberto Mazzola, che la conobbe all’inizio del suo cammino alla ricerca di fede dopo una vita piena di amarezze e delusioni. «Abbiamo cercato più volte di scuoterla, di farla reagire – dice – ma lei non ne voleva sapere di uscire, era depressa: le telefonavo spesso per sapere come stava, soprattutto da quando, un paio d’anni fa, aveva diradato la sua presenza in parrocchia e non era più assidua alla messa della domenica». Era una donna tormentata Laura Antonelli, l’attrice trovata morta il 22 giugno, alle 8 di mattina dalla badante sul pavimento della cucina della sua casa. In attesa dell’esame autoptico il referto medico non lascerebbe dubbi: infarto. Aveva 73 anni e viveva con una pensione di 510 euro al mese. «La Caritas si era mobilitata per aiutarla – afferma il sacerdote – ma lei desiderava solo incontrare Dio. Andava a pregare anche nell’altra chiesa del quartiere e ascoltava Radio Maria». Il parroco del Sacro Cuore, l’altra chiesa frequentata dall’attrice, è don Giuseppe Colaci: «Quando arrivò qui, una quindicina di anni fa, veniva a confessarsi ma non la riconobbi. Furono i miei parrocchiani  – ricorda – a capire chi fosse: era molto diversa, mi hanno detto, da quando faceva il cinema». «Sono sicuro – precisa don Giuseppe – che è spirata nelle braccia del Signore. Viveva in semplicità, a casa aveva un sacco di libri ma non la televisione... leggeva il Vangelo, qualche volta le abbiamo portato la Comunione perché non se la sentiva di venire a Messa». Da quando lasciò il cinema (il suo ultimo film, Malizia 2000, risale a 26 anni fa), dopo una brutta storia di droga e un intervento di chirurgia estetica andato male (fu deturpata al viso e nel corpo da iniezioni di collagene) cominciò per la Antonelli un calvario che la fece precipitare nel vortice della depressione. Una profonda crisi da cui uscì proprio grazie alla fede. Quattro anni fa, in un’intervista a un giornale locale, dichiarò: «Sono una donna di 70 anni che da tempo vive momenti difficili ma il peggio è alle spalle, il mio amore per Dio mi ha aiutata». L’attrice istriana (era nata a Pola il 28 novembre 1941) ricordava così l’esperienza vissuta nel mondo dello spettacolo: «Ho commesso molti errori perché non ero felice. Può sembrare paradossale ma un giorno ti guardi allo specchio, vedi che sei bella, ricca e famosa ma ti accorgi che hai un vuoto dentro. Così arrivano scelte sbagliate, cadi nel precipizio: solo grazie a Gesù ho superato tante avversità. Per fortuna ci sono persone che mi vogliono bene». Tra gli “angeli custodi” della Antonelli, oltre ai due sacerdoti, ci sono anche i colleghi Lino Banfi e Claudia Koll, la quale ricorda:  «Andai a cercarla nel 2011 perché sapevo che stava male, diventammo amiche. Le regalai un quadro per cercare di trasmetterle la forza della vita: era un volto di Cristo della Sacra Sindone». «L’avevano lasciata troppo sola – commenta Banfi – era una persona buona, altruista, si fidava di tutti...». E proprio la fragilità è stata la causa delle sue disgrazie. Nel 1991 trovarono nella sua villa di Cerveteri (che poi fu costretta a vendere) 36 grammi di cocaina: venne arrestata e condannata a tre anni e sei mesi per poi essere assolta definitivamente dall’accusa di spaccio nel processo di secondo grado, celebrato nove anni dopo. La lunga vicenda giudiziaria minò l’equilibrio psico-fisico dell’artista, già duramente provata per una carriera che, dopo 45 film, era stata indotta a lasciare anche perché rimasta “prigioniera” di un ruolo, quello della sex-symbol, che non rispondeva al suo carattere e all’educazione ricevuta dalla famiglia. Il corpo sinuoso, lo sguardo sensuale, Laura Antonelli prima di intraprendere la carriera di attrice era stata insegnante di educazione fisica. Cominciò interpretando fotoromanzi e caroselli televisivi. Esordì al cinema a 25 anni diventando famosa nella parte di una cameriera di provincia in Malizia, di Salvatore Samperi, nel 1973, aprendo il filone cinematografico delle commedie osé. Poi fu musa di Luchino Visconti nel film L’innocente, dall’omonimo romanzo di Gabriele D’Annunzio. Recitò anche in Divina Creatura di Giuseppe Patroni Griffi e Passione d’amore di Ettore Scola (per il quale vinse un David di Donatello). Con Mario Bava girò in Le spie che vengono dal semifreddo, al fianco di Franco e Ciccio. Sul set di Trappola per un lupo, di Chabrol, incontrò Jean-Paul Belmondo. Laura Antonelli (vero cognome, Antonaz) ha un fratello, Claudio, che vive in Canada. Per fissare la data dei funerali, nella chiesa di Santa Maria del Rosario, si attende il suo arrivo in Italia.