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CALCIO E DENARO. Mondiali & miliardi Lo sponsor ha già vinto

Marco Birolini domenica 3 gennaio 2010
Mancano pochi giorni al calcio d’inizio ma il Mondiale degli sponsor è già iniziato da un pezzo. Addirittura quattro anni fa, pochi mesi dopo il fischio finale del torneo in Germania. La Nike, grande esclusa della finale (Italia contro Francia, Puma che batte Adidas), si vendicò allungando una proposta “indecente” alla nazionale tedesca, marchiata Adidas dal 1954. Per allontanare la tentazione americana, l’Adidas raddoppiò l’assegno annuale arrivando a 20 milioni. La Nike ripiegò allora sull’Inghilterra, comprando direttamente il suo sponsor, la Umbro. La nazionale allenata da Capello incassa 30 milioni l’anno, a questi la Nike deve aggiungere i 75 milioni di dollari che elargisce in totale ai suoi team presenti in Sudafrica tra cui Brasile, Olanda e Portogallo.L’Adidas risponde con i 125 milioni che servono ad appiccicare il suo logo sulla Fifa (arbitri inclusi) e sulle sei nazionali più importanti, tra cui Germania, Spagna e Argentina. Da notare che la Francia è all’ultima uscita con la griffe tedesca: qui il colpo Nike è riuscito grazie a un’offerta faraonica. Più di 52 milioni di euro a stagione, record assoluto, hanno convinto i transalpini a cambiare maglia. Le grandi manovre servono a mantenere il controllo del mercato mondiale di scarpe e divise: nel 2008 l’Adidas ha incassato 1,8 miliardi di dollari, la Nike quest’anno spera di superare quota 1,7. Un testa a testa che impone sforzi sempre maggiori, anche per assicurarsi i migliori testimonial. Cristiano Ronaldo intasca 6 milioni di euro l’anno per indossare le sue scarpette col baffo, Messi riceve 3 milioni dalla casa fondata da Adi Dassler nel 1920. Ne vale la pena, perché il pallone non si sgonfia nemmeno ai tempi della crisi: +7% nelle vendite nel primo trimestre per l’Adidas. Visto come andò nel 2006 (83 milioni di utili), i tedeschi si fregano le mani. Gli interessi in campo sono enormi: l’Italia quasi impallidisce con i suoi “miseri” 15 milioni ricevuti dalla Puma, la maison fondata dal fratello di Dassler, Rudolf. La Puma è in effetti il parente povero dell’Adidas. Oltre agli azzurri sponsorizzerà le squadre africane, ritenute non ancora appetibili dai due giganti: alle loro spalle ci sono mercati troppo poveri. Fa eccezione il Sudafrica, accaparrato dall’Adidas perché Paese organizzatore. L’enorme vortice di denaro influenzerà i risultati sul campo? Il dubbio è legittimo. Piace pensare che non sarà così, anche perché finora non ci sono prove di match decisi dagli sponsor. Pressioni, invece, potrebbero essercene state. Come quelle che secondo i maligni (e l’ex viola Edmundo) la Seleçao ricevette nel 2002 per far giocare la finale di Parigi a un Ronaldo che non stava in piedi. In Brasile indagò con, addirittura, una commissione d’inchiesta parlamentare, che però non scoprì nulla. Ai dietrologi non mancherà di certo il materiale su cui speculare. Magari partendo da un dato: a parte il primo girone, che vede al via tre squadre Adidas (ma una è proprio la “traditrice” Francia), negli altri le nazionali sembrano equamente distribuite in base alle loro griffe. Un caso? Certamente sì. Di certo ogni marchio avrà modo di portare un buon numero di nazionali agli ottavi, evitando scontri fratricidi. Brasile e Portogallo, targati Nike, sono sì nello stesso girone. Ma Costa d’Avorio e Corea non sembrano un ostacolo insormontabile. E in caso di finale tra una nazionale Nike e una Adidas? Il fatto che anche gli arbitri vestano tedesco resta quantomeno imbarazzante. Soprattutto se si ripensa al rigore concesso alla Francia nella finale contro l’Italia 4 anni fa. A pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia quasi mai.Intanto sul fronte dei grandi sponsor che affiancano i mondiali in Sudafrica interviene il Wcrf, il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, che bacchetta la Fifa accusandola di avere scelto prodotti "non salutari" come la Coca-Cola e McDonalds. Secondo quanto riporta il sito della Bbc, perchè un torneo come quello dei mondiali di calcio dovrebbe promuovere stili di vita attivi, mentre invece il messaggio che può passare è quello di comportamenti "negativi" sopratutto per i ragazzi sempre più affetti da obesità.  Immediata la replica che fa notare come senza sponsor ci sarebbero molti meno eventi come il mondiale di calcio cui i ragazzi possono ispirarsi per uno stile di vita attivo e salutare.