Agorà

LA GRANDE MUSICA. Mehta: «Il mio Verdi per il Venerdì Santo»

Pierachille Dolfini martedì 12 aprile 2011
Prima il dolore di Gesù. Le sofferenze sulla via del Calvario sotto il peso della croce. Poi il grido dell’uomo che chiede il perché del male. Ma che si abbandona anche fiducioso nelle braccia del Padre. Venerdì Santo parole e musica per riflettere sul mistero della morte. La sera, su Raiuno. Prima con la Via Crucis di Benedetto XVI in diretta dal Colosseo. Con le parole della suora agostiniana Maria Rita Piccione. Poi con la musica di Giuseppe Verdi, quella della Messa da Requiem. Estremo capolavoro, uno sguardo sul baratro del dolore che il musicista scrisse per ricordare l’amico Alessandro Manzoni. Nel quale i dubbi dell’uomo, impotente di fronte al male, vengono gridati nello sconquassante Dies irae. Nel quale il fiducioso abbandono del Libera me, Domine è sussurrato timidamente.Il Requiem risuonerà venerdì nel Duomo di Orvieto, appuntamento inaugurale dell’edizione 2011 del festival Assisi nel mondo. Lo riprenderanno le telecamere di Raiuno che, appunto, lo trasmetterà il 22 aprile, Venerdì Santo, dopo il cammino con la croce di Benedetto XVI al Colosseo. A proporre la grande riflessione messa in musica da Verdi sarà Zubin Mehta, sul podio di orchestra e coro del Maggio musicale fiorentino. «Un momento di meditazione che spero possa accomunare tutti gli uomini, qualsiasi fede professino – dice il direttore d’orchestra, che ha diretto molte volte la pagina verdiana –. L’ho imparato nei mie anni giovanili a Bombay, quando, io parsi, studente dai gesuiti, convivevo tranquillamente con ragazzi di religioni differenti, indù, musulmani, ebrei, cristiani». Inoltre, continua, «eseguire il Requiem in una chiesa carica la pagina di significati che vanno al di là della musica. E non possiamo eseguirlo senza pensare alle tragedie che ci sono oggi nel mondo, prima fra tutte quella del popolo giapponese al quale dedichiamo la nostra esecuzione».Saranno le voci di Kristin Lewis, Elena Maximova, Massimiliano Pisapia e Roberto Scandiuzzi a risuonare nel Duomo di Orvieto. «Un luogo come molti nella regione dove si respira una profonda spiritualità» dice Mehta, convinto anche che «la musica sia una grande scuola di dialogo e convivenza. Perché insegna che l’unica via per la pace passa attraverso il dialogo, la conoscenza e la tolleranza». Mehta e il Maggio fiorentino – tornati da poco da una tournée in Estremo oriente che li ha visti vivere in prima linea la tragedia del terremoto in Giappone (e il concerto d’apertura sarà dedicato all’Unicef e alle iniziative di solidarietà per i bambini colpiti dal sisma dell’11 marzo) – aprono un cartellone, quello del festival Assisi nel mondo, che dal 24 aprile, Domenica di Pasqua, al 23 luglio offrirà diciassette concerti di giovanissimi musicisti provenienti da tutto il mondo: il più piccolo ha nove anni il più "anziano" ventidue.Musica nei più suggestivi angoli umbri, da Montefalco a Bevagna, da Spoleto a Foligno, da Terni a Perugia. Nel cuore della rassegna, il 3 luglio, Uto Ughi e i Filarmonici di Roma suoneranno nella Piana fiorita di Castelluccio di Norcia: un appuntamento, anche questo ripreso dalle telecamere Rai, per rendere omaggio, attraverso Bach e Saint Saens, al luogo considerato una delle sette meraviglie del mondo. Gran finale il 23 luglio ancora ad Orvieto con la Linconshire youth orchestra, formazione inglese che vede tra i leggii 82 ragazzi dai dodici ai vent’anni.