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Incontro col pilota. Marciello: il mio sogno si chiama Ferrari

DARIO PELIZZARI giovedì 10 dicembre 2015
A Maranello ne sono convinti. Per Raffaele Marciello, classe 1994, nato a Zurigo da genitori napoletani, il futuro ha in serbo traguardi importanti. Campione europeo nel 2013 della Formula 3, da due anni cavalca con risultati di tutto rispetto il campionato di GP2, anticamera della Formula 1 dei fuoriclasse. La Ferrari crede in lui dal 2010, da quando decise di assegnargli un banco all’Academy, l’università del Cavallino alle prese con il talento dei giovanissimi. Da quelle parti, sotto la direzione dell’ingegner Luca Baldisserri, hanno preso lezioni piloti come Sergio Perez e lo sfortunato Jules Bianchi, vittima di un incidente lo scorso anno sulla pista di Suzuka, in Giappone. Che Marciello sia un “profilo” da seguire con attenzione lo pensano sia la Ferrari, che gli ha già dato modo di guidare la monoposto di F1, sia la Sauber, che l’ha arruolato come terzo pilota-collaudatore per la stagione in corso. Profilo basso e distrazioni ridotte al minimo: il ferrarista in pectore ha le idee chiare. Un passo dopo l’altro, ecco la sua ricetta per diventare grande.Secondo alcuni addetti ai lavori era nella lista dei piloti che avrebbero potuto prendere il posto di Raikkonen sulla Ferrari targata 2016. Felice del credito che le viene riconosciuto?«È sempre bello quando qualcuno punta su di te, però anche quando si pensa di aver fatto bene occorre rimanere con i piedi per terra e dare sempre il massimo. In futuro si vedrà».Al volante della Ferrari F15T ha fatto benissimo nei test dello scorso maggio al Montmelò, sorprendendo un po’ tutti, anche gli ingegneri del Cavallino. Cosa le manca per dire la sua nella Formula 1?«Io cerco sempre di fare del mio meglio, ogni volta che salgo su una vettura, che sia di Formula 1 o di GP2, e sono felice di poter aiutare gli ingegneri con il mio lavoro. Quest’anno in GP2 non è andata molto bene, prima di pensare ad altro devo fare bene qui».Chi sono i suoi modelli di riferimento fuori e dentro la pista?«Il mio preferito è Robert Kubica, mi è sempre piaciuto sia come pilota che come persona. È molto simpatico, mi trovo bene con lui. Ovviamente ci sono molti piloti bravi che ammiro, come Vettel e Alonso. Sono talenti che riescono a lavorare molto bene con il team ed in questo fanno la differenza».Cosa ricorda delle prime gare al volante dei kart? re in kart era difficile, gli avversari erano molto aggressivi, potevi spingerti, toccarti, dovevi essere molto bravo a trovare il momento giusto per sorpassare e difenderti ».Frequenta la Driver Academy dal 2010. Cosa ha imparato nelle stanze di Maranello?«In questi cinque anni ho imparato molto. Quello che sono diventato oggi lo devo all’Academy, sia a livello mentale che tecnico».Qual è la sua opinione su Verstappen: può davvero diventare uno dei più grandi di sempre?«Certamente è molto giovane, ha tanto tempo davanti a sé e la possibilità di fare bene. Per essere in Formula 1 alla sua età vuol dire che è molto bravo, ma sicuramente anche fortunato. Perché oltre alla bravura ci vuole sempre anche un po’ di fortuna».Tra lei e Jules Bianchi c’era un legame di amicizia solidissimo. Cosa le piace ricordare di lui?«Mi piace ricordare tutti i momenti che abbiamo passato insieme, era sempre bello stare con Jules».È dal 2011 che la Formula 1 non presenta al via di una gara ufficiale un pilota italiano. Come se lo spiega?«Il livello in Formula 1 è molto alto, quindi non è sempre facile trovare uno sbocco. Ci vuole tempo».Si dice da tempo lungo i viali della F1: se non hai i soldi degli sponsor in tasca, non corri. Nemmeno se sei un fulmine. Conferma?«Non confermo, secondo me è possibile arrivare in Formula 1 anche senza soldi. Se sei bravo e dimostri di valere qualcuno punterà sempre su di te».Sa già dove sarà nel 2016? Ci sono possibilità di vederla tra i piloti titolari?«Non so ancora, per ora mi concentro sulla fine della stagione. Non sta andando molto bene, quindi credo che per me sia meglio pensare a quest’anno prima di guardare al prossimo».Qualche mese fa ha chiuso i suoi profili social, perché? «Voglio concentrarmi di più sul mio lavoro, non voglio distrazioni».