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L'evento. Maratona di New York, la corsa dei salvati

Mario Nicoliello sabato 5 novembre 2016

Correre la maratona di New York è il sogno di qualsiasi podista. Non a caso la quarantadue chilometri e 195 metri della Grande Mela è la corsa al mondo col maggior numero di partenti. Domenica 6 novembre (diretta tv su Rai Sport 1 dalle 15) saranno in cinquantamila a schierarsi sul ponte di Verrazzano, provenienti dai cinque continenti. A legare professionisti e amatori è un unico obiettivo: raggiungere Central Park. C’è chi lo farà a ritmo di record, chi se la prenderà comodo. Dietro ogni partecipante si nasconde una storia particolare, così come sono i fili rossi che legano le diverse categorie al via.Davvero interessante è la spedizione newyorchese del tecnico italiano Gabriele Rosa, medico bresciano che da decenni allena grandi campioni keniani e considera la maratona non solo come strumento di successo economico e fama sportiva, ma anche come leva per il riscatto sociale e la rivincita personale.

Gli occhi di Rosa saranno concentrati su 22 atleti: un top runner e 21 amatori. Il primo avrà sul petto il numero 1 in quanto campione in carica. Stanley Biwott, 30 anni da Kapsabet, passa però in secondo piano perché i protagonisti di questa storia sono i suoi compagni di ventura. Non atleti qualsiasi, ma persone che hanno trovato nella corsa uno strumento di redenzione, di considerazione e forse anche di guarigione. Insomma «per loro il sogno si avvera» come recita lo slogan coniato da Rosa. L’allenatore di grandi campioni ha scommesso nuovamente sulla maratona per far emergere storie di uomini e donne che possono fungere da stimolo per molti altri. «Ognuno di loro - racconta il tecnico - rappresenta un mondo particolare e un modo di essere che a New York si mescolerà con altre storie uniche».Lungo le strade newyorchesi Rosa e lo staff del Marathon Center di Brescia guideranno quindi 21 podisti speciali, per i quali il movimento è diventata una pratica terapeutica per migliorare lo stato psico-fisico. Dopo aver portato negli anni passati a correre in America, tra gli altri, diabetici e donne mastectomizzate, stavolta saranno quattro le categorie coinvolte.

A cominciare da dodici ragazzi di San Patrignano, parte integrante di un progetto giunto alla quarta edizione che intende «far capire a chi ha problemi di dipendenza che la malattia si può curare con lo stesso impegno con cui un neofita approccia la maratona», spiega Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità, aggiungendo: «A San Patrignano la corsa è uno degli sport più praticati. Tutti i ragazzi sono sottoposti a visita medica per poter fare sport, che sia corsa, calcio, basket o pallavolo. L’attività educativa e di recupero passa anche attraverso queste discipline, strumento per trasmettere importanti valori». La preparazione per New York è cominciata a febbraio: «Abbiamo analizzato il loro stato di forma - osserva Rosa - e abbiamo studiato una preparazione specifica per ciascuno, un programma di allenamenti con gare da 10 chilometri e mezze maratone. Questo per loro è solo l’inizio di un lungo cammino, vista l’importanza dell’attività fisica per un corretto stile di vita».Sul ponte di Verrazzano si presenterà anche Niccolò Vallese, che proviene dall’esperienza dell’Albergo Etico di Asti, struttura gestita da ragazzi con sindrome di down. «L’importante è partecipare e arrivare fino in fondo», auspica il giovane, uno dei 30 ragazzi formati da Albergo Etico e inseriti in ristoranti, bar, esercizi commerciali.

A tentare l’avventura saranno poi sette persone, cinque donne e due uomini, affette da sclerosi multipla. Il gruppo autodefinitosi «Correre oltre» è capitanato da Maria Luisa Garatti. «Non corro per vincere ma per vivere - chiosa il 47enne avvocato che col suo carisma ha spronato gli altri compagni -. Per noi magnifici sette tagliare il traguardo di New York sarà come una vittoria nei confronti della malattia, per dare un messaggio di speranza a chi soffre a casa». Fino a qualche anno fa per questa patologia degenerativa si sconsigliava la pratica di qualsiasi sport. Oggi il punto di vista è cambiato e i medici consigliano ai malati di sclerosi multipla un’attività fisica regolare, anche se sotto la guida di tecnici.Infine a chiudere il cerchio l’atleta Special Olympics Luca Colosio, ragazzo con disabilità intellettiva e relazionale che a 30 anni potrà finalmente correre a New York, accompagnato dal suo tecnico Mario Rumi, che precisa: «Sarà la prima volta per entrambi su questa distanza. Condividiamo al 100 per cento gioie e paure». Luca fa parte dell’Associazione NonsoloSport e ha già partecipato ai Giochi europei di Special Olympics nei 100 metri, nel getto del peso e nella 4x100. «Tutti finiranno la maratona disinteressandosi del tempo - conclude Rosa - perché hanno un messaggio da trasmettere: far capire che quanto fatto da loro può essere replicato anche da altri». Da Staten Island a Manhattan, passando per Brooklyn, Queens e Bronx. Non importa il piazzamento, conta tagliare il traguardo per ispirare chi soffre in silenzio.