Agorà

La storia. MALAWI Nomination ai Grammy per la band dei banditi

Paolo M. Alfieri martedì 29 dicembre 2015
Ai piedi dell’altopiano che domina la vallata di Zomba, c’è chi è riuscito a sfidare una realtà fatta di emarginazione e privazioni, immaginandosi un finale diverso. Da quel Malawi definito «il cuore caldo dell’Africa» – ma anche Paese più povero al mondo secondo Banca Mondiale – si alzano le voci di chi finora non è mai stato ascoltato. Voci soul, profonde come solo quelle di chi ha visto la propria dignità scalfita ma non annientata da condizioni di vita disumane. Prigione di Zomba: un complesso costruito per 340 detenuti e che oggi ne ospita 2.300. È da qui che arriva la rivelazione delle nomination ai «Grammy Awards» del 15 febbraio a Los Angeles. Perché nella sezione Best World Music Album, accanto ai 'soliti' Gilberto Gil e Angelique Kidjo, quest’anno ci sono loro, gli Zomba music project, una sessantina di detenuti, uomini e donne, che hanno affidato alla musica la loro voglia di rinascita.  Celle sovraffollate, cibo insufficiente, una situazione igienica insostenibile: è la realtà delle carceri malawiane di cui eravamo stati recenti osservatori guidati dal missionario monfortano Piergiorgio Gamba. «Con il canto vado oltre queste mura, riesco ad essere ancora me stesso», ci aveva confidato uno dei detenuti. È questa la scintilla intravista anche dal produttore americano Ian Brennan, che nel 2013 per dieci giorni ha registrato voci e suoni dei detenuti-musicisti di Zomba. Il risultato è I have no everything here («Non ho tutto qui»). I brani sono 20, dominati da un’at- mosfera blues che si sprigiona non solo da chitarre e percussioni, ma anche da strumenti realizzati con materiale di scarto. Ne sono un esempio i secchi su cui suonano a mo’ di tamburo alcune detenute. La maggior parte dei detenuti sta scontando condanne all’ergastolo. C’è chi ha ucciso, chi ha rubato. Ma c’è anche chi è dietro le sbarre per accuse discutibili, come stregoneria o questioni legate all’omosessualità. I detenuti devono fare i turni per sdraiarsi sul pavimento di notte. E non di rado bisogna pagare, in soldi o in natura, per un’ora di sonno. C’è questa sofferenza, ma anche speranza, in un disco che vuole parlare al mondo del Malawi: pochi sono i cantanti che hanno finora superato i confini del Paese. La povertà dei mezzi a disposizione – quasi nessuno sa leggere uno spartito per mancanza di un conservatorio – e la carenza di energia elettrica sono tra le cause che impediscono lo sviluppo di una cultura musicale peraltro ricca a livello locale, con il canto e la danza momenti essenziali del quotidiano. Da tempo padre Gamba si batte in difesa dei detenuti. «Da oltre dieci anni in Parlamento giace una riforma che parla di due pasti al giorno e di diritti umani per i carcerati, condizioni che il governo non vuole considerare», spiega il religioso. Qualcosa però è cambiato con il programma educativo promosso dai missionari monfortani in collaborazione con Prison Fellowship Malawi. «I detenuti più istruiti danno lezioni agli altri e il materiale scolastico arriva dalle donazioni: i risultati sono stati eccellenti – aggiunge padre Gamba –. Le canzoni che hanno ottenuto la nomination ai 'Grammy' raccontano i sogni e le preghiere di chi ha finito per accettare la condanna, la disperazione, ma anche la conquista di una dignità personale che nessuna prigione può rubare, un segnale di libertà che viene a poco a poco conquistata». Non troppo lontano da Zomba, a Ntcheu, «un programma pilota ha consentito agli stessi detenuti di costruire una prigione nella quale vivere in maniera decorosa gli anni per riscattare la propria vita», sottolinea il missionario. In questi due anni alcuni dei detenuti di Zomba sono stati rilasciati: i fondi raccolti grazie al disco hanno consentito loro di avere una difesa legale. Brennan si è detto choccato per la nomination ai «Grammy», soprattutto considerando che il mondo della musica è dominato dalle solite celebrities: «È un grande risultato », ha ammesso. Nelle loro divise bianche, chitarre alla mano, gli artisti-detenuti sono andati oltre ogni aspettativa. Nessuno di loro il 15 febbraio sarà a Los Angeles. Ma quando per qualche secondo le loro note risuoneranno allo Staples Center, l’obiettivo sarà stato raggiunto.