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Il personaggio. Maionchi: «Eurovision, io giudice severo ma attenta alle culture»

Angela Calvini martedì 9 maggio 2023

Lucio Corsi e Mara Maionchi conducono per la Rai "Eurovision Song Contest 2023" su Rai 2 e Rai 1

«Spero di essere educata e di comportarmi bene, qualche volta ci riesco. Cercherò di contenermi anche per rispetto alla trasmissione e alle persone con cui lavoro». Sorride con un filo di timidezza l’82enne Mara Maionchi, solitamente spavalda e più che colorita nel linguaggio, dimostrandosi sinceramente preoccupata. La signora della musica italiana, produttrice e conduttrice tv, affronterà insieme a Gabriele Corsi la conduzione italiana di Eurovision Song Contest 2023 in onda dall’Arena di Liverpool. Le due semifinali dell'Eurovision 2023 saranno trasmesse martedì 9 e giovedì 11 maggio alle 21 su Rai 2 (precedute da due anteprime alle 20.15) mentre la finale di sabato 13 maggio, sempre condotta dal duo Mara Maionchi - Lucio Corsi, andrà in onda alle 20.40 su Rai 1. Su Rai Radio 2 e sul Canale 202 del Digitale terrestre il commento in simulcast delle tre serate sarà invece affidato a LaMario, Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo.

Come mai Mara “la terribile” che sembra non avere paura di nulla è intimorita da Eurovision? «Un’esperienza così grande non l‘avevo mai fatta, sono molto preoccupata ed emozionata. Spero di avere un santo in Paradiso che mi aiuti - spiega ad Avvenire -. Spero di essere simpaticuccia, di dare dei giudizi intelligenti alle canzoni senza offendere nessuno. Ma se una canzone non mi piace, lo dirò e cercherò di spiegare il perché. Alla fine io sono sempre io, speriamo che vada tutto bene…».

Mara Maionchi è stata giudice a X Factor quando ha vinto Marco Mengoni, che oggi rappresenta l’Italia in gara a Eurovision e conferma che «la sua nascita faceva già intravedere un grande proseguio, il ragazzo era eccezionale. Oggi, anzi, è migliorato perché l’esperienza aiuta a crescere. Sono molto emozionata perché vedo un giovane artista che è diventato una star e aspettiamo che lo diventi anche a livello europeo». La Maionchi di artisti ne ha conosciuti e lanciati tanti (da Lucio Battisti a Gianna Nannini e Tiziano ferro) e chissà come quelli in gara oggi. «Ho conosciuto tanta gente, è da 2000 anni che sono in questo campo (ride ndr). Ho conosciuto tanti artisti, tutti molto bravi. Ma per un artista la tensione è importante. E’ molto importante il passaggio televisivo, si decide lì la carriera di un cantante. Come a Sanremo, a volte ascoltando solo l’audio non pensi che una canzone possa vincere, ma dal vivo sul palco la forza della canzone passa prepotente».

Per la veterana della canzone italiana questa è la prima volta di persona all’Eurovision ed è «emozionata, perché, pur non essendoci mai andata, l’ho sempre partecipato da dentro, vivendo ansie e problemi, drammi personali. Da fuori lo vedo sotto un altro aspetto». Un rapporto familiare però lei ce l’ha. Fra gli autori di Non ho l’età, con cui Gigliola Cinquetti vinse l’Eurofestival nel 1964, c’era suo suocero Nicola Salerno. « E’ vero. Ho a casa la medaglia che dettero agli autori all’Eurofestival - racconta -. Non ho l’età fu un grande successo internazionale, vendette 5 milioni di dischi in Europa anche se era una manifestazione all’inizio, non un colosso come adesso. La comunicazione va oltre le parole. Come per la Cinquetti, a contare era il fatto di una ragazzina che raccontava una storia più grande di lei».

Mara Maionchi non ha ancora ascoltato tutte le canzoni in gara: «Mi piacerà ascoltarle là. Perché sul palco c’è l’emozione dell’artista, la coreografia, le luci, un insieme di più cose che ti emozionano. La canzone è nata per essere cantata in diretta, secondo me, come l’opera lirica. E’ il modo di raccontare. Mi piacerà di più ascoltare le canzoni dal vivo, insieme al pubblico, perché quando una canzone ha quel non so che prende tutti». E ci rivela chi avrebbe sognato di portare in gara in Europa. «Io avrei portato Vasco Rossi, aveva una comunicazione emotiva unica. Ma lui ha fatto una scelta di vita restando in Italia - rivela -. A me sono piaciuti molto i Maneskin, che avevo incontrato a X Factor. Erano perfetti per quel palco, nel modo di muoversi e nella musica». In passato, però, non sono mancate le performances kitsch su quel palco, ma la Maionchi ha una sua idea «Spesso consideriamo kitsch musiche che arrivano invece dal folklore di Paesi che hanno caratteristiche diverse dalle nostre, come quelli dell’Est. Noi italiani siamo più legati alla musica anglo francese. Ma invece lo scambio culturale è bello». In effetti questa è rimasta l’unica trasmissione comune europea ed «è importante quello scambio culturale fra nazioni, specie in un momento così difficile sotto tanti aspetti. So che ci saranno un paio di canzoni che parlano di guerra».

La musica italiana però una volta era più forte a livello internazionale e la Maionchi lo sa bene: «Il problema è che noi ci siamo adeguati al mercato estero. Noi dobbiamo invece avere una nostra storia, la lirica, la grande forza musicale del primo Novecento. Tutto questo miscuglio si tramuterà in un aspetto musicale unico, mentre invece mantenere ognuno la sua personalità non è male». E lei che è giudice di tanti talent, come considera i giovani artisti italiani? «Attualmente è difficile capire, c’è tanta roba inutile. Oggi è diventato facile fare un disco, c’è un po’ più lo spirito della cameretta. Una volta si raccontavano storie che potevano dire altre cose, pensiamo a Battisti. Ma sono sicura che prima o poi ne usciremo e alla fine vincerà lo spirito della buona musica».