Agorà

ANNIVERSARI. L’eredità di Avignone

Da Parigi Daniele Zappalà venerdì 6 marzo 2009
Da Roma alla Provenza. Dalle rive del Tevere a quelle del Rodano. Sono passati esat­tamente settecento anni dall’inizio di ciò che la tradizione avrebbe poi tramandato come la 'Cattività avi­gnonese' (1309-1377). Da allora, sette secoli hanno aiutato a mettere in prospettiva una delle fasi più complesse e tormentate nella storia della Chiesa. E il celebre paralleli­smo di Petrarca fra gli anni francesi della curia e l’esilio ebraico nell’'empia Babilonia', testimo­nianza letteraria della ferita e del dolore avvertiti in tutta la cristianità all’epoca dei fatti, è da tempo arric­chito da nuove e meditate riflessio­ni storiografiche. Le quali tendono a sottolineare sempre più il ruolo nodale del periodo avignonese, pur con le sue molteplici contraddizio­ni, nel quadro più vasto della pe­rennità della Chiesa. È anche per meglio riflettere su questo passato in chiaroscuro che Avignone cele­brerà l’anniversario attraverso un anno intero di eventi, inaugurato domani dall’arrivo in Provenza del cardinale Paul Poupard, designato da Benedetto XVI come proprio in­viato speciale per l’occasione. Do­menica, presso la storica cattedrale di Nostra Signora de’ Doms, il presi­dente emerito del Pontificio consi­glio della Cultura celebrerà in mat­tinata una messa solenne portando ai fedeli il messaggio del papa. Nel pomeriggio, dopo un concerto mu­sicato dall’organo dorato italiano della cattedrale, Poupard presiederà i vespri pontifici. L’imponente Pa­lazzo dei Papi, divenuto negli ultimi decenni anche sede del più impor­tante festival teatrale del mondo, resta agli occhi dei visitatori di Avi­gnone come il luogo simbolo del periodo pontificio. Ma è ancor più l’adiacente cattedrale romanica di Nostra Signora de’ Doms a custodi­re in sommo grado sotto le proprie volte il senso profondo e religioso di quel Trecento avignonese, difficile 'secolo breve' per la Chiesa, ma anche fase tutt’altro che priva di importanti momenti spirituali e svi­luppi ecclesiastici. Non è un caso se l’aura e sacralità del luogo conser­vano una qualità speciale per i pel­legrini, ai quali si unì nel 1995 an­che l’allora cardinale Joseph Ratzin­ger. È nella cattedrale avignonese che scelsero di essere sepolti due papi francesi, Giovanni XXII (1249­1334) e Benedetto XII (1285-1342), così come 159 presuli fra cardinali e arcivescovi. È qui che nel 1323 ven­ne canonizzato san Tommaso d’A­quino, prima di essere proclamato due secoli dopo dottore della Chie­sa. È ancora da qui che partì la pri­ma solenne processione del Corpus Domini (nel 1317) e che la curia ce­lebrò per la prima volta la festività della Santissima Trinità. Sempre nella cattedrale, sarà introdotto il culto di san Giuseppe e le campane pontificie di Nostra Signora de’ Dom, inoltre, saranno le prime a ri­suonare per l’Angelus serale in ono­re della Vergine. Al periodo avigno­nese risalgono anche importanti i­stituzioni ecclesiastiche come il tri­bunale della Sacra Rota. La presen- za dei papi trasformò Avignone nel­la seconda città di Francia e gran parte dei tesori custoditi ancor oggi dalla città risalgono a quei decenni. Eppure, la ricchezza di questi lasciti architettonici ed artistici non coin­cise con la rinuncia alla speranza di un rapido ritorno a Roma. Come at­testato da numerosi documenti e narrazioni dell’epoca, furono fre­quenti le iniziative intraprese da quasi tutti i pontefici di Avignone per accelerare una normalizzazione della situazione. Ma i persistenti di­sordini che infuriavano a Roma e in Italia, già in gran parte all’origine della scelta di una nuova sede per la Curia, così come le logiche legate al complesso e conflittuale scacchiere politico europeo del tempo, scorag­giarono a più riprese l’agognato ri­torno. In ordine cronologico, il pri­mo dei papi della Cattività fu Cle­mente V (1264-1314), francese e già arcivescovo di Bordeaux. Maturò la scelta di Avignone anche perché il territorio della città era contiguo a un feudo pontificio, il Contado Ve­nassino. Ma la decisione venne pu­re influenzata da ragioni diplomati­che, data la crisi violenta e ancora aperta che si era instaurata fra la Santa Sede e la dinastia regnante francese, retta da Filippo il Bello, durante il pontificato di Bonifacio VIII (1230-1303). Sarà Gregorio XI (1330-1378), in una fase storica già per molti aspetti nuova, a rientrare solennemente a Roma il 27 gennaio 1377. Da allora, nonostante il suc­cessivo e drammatico Scisma d’Oc­cidente (1378-1417) caratterizzato dal tentativo di diverse potenze eu­ropee di forzare la permanenza di una dinastia pontificia 'concorren­te' ad Avignone, la sede legittima della curia non avrebbe più abban­donato Roma. Papa Clemente V fa il suo ingresso ad Avignone (cartolina cromolitografica dedicata a papa Pio X, 1903)