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Musica. «Start»: il nuovo disco di Ligabue riparte dal Bar Mario

Lorenzo Galliani martedì 19 marzo 2019

Ligabue in concerto all'Italghisa di Reggio Emilia (Ansa)

Ci sarà tempo per San Siro, l’Olimpico di Roma e gli altri sette stadi del tour estivo, da Bari a Firenze, da Torino a Messina. Ma il punto di partenza di Start, il nuovo album di Luciano Ligabue, è l’Italghisa di Reggio Emilia, una ex fonderia convertita tanti anni fa in discoteca. Qui il bar-Mario - lo storico fanclub - organizzò il suo primo raduno, nel 1992. Alcuni sono da allora suoi «compagni di viaggio» (per citare Luci d’America, il primo singolo estratto dal nuovo album), altri, soprattutto i più giovani, si sono aggiunti lungo il cammino. Per cento di loro, i fortunati estratti, un concerto dalle dimensioni e dal sapore di una festa tra amici, a pochissimi metri dal proprio mito.

Un evento promozionale? Sicuramente, ma non una forzatura: è nello stile di Ligabue abbinare le folle oceaniche di Campovolo all’elogio della "sua" Correggio, i riferimenti ai grandi del rock (Buon compleanno Elvis, 1995) alle storie di paese, lambrusco e popcorn. " Tra la via Emilia e il West", verrebbe da dire rubando il titolo di un album al «maestro» Francesco Guccini.

Ecco quindi che, prima della tournée, ha senso anche una domenica all’Italghisa. Tutti dentro, allora a parte chi, pur non estratto, si è macinato centinaia di chilometri per accompagnare un’amica o anche solo nella speranza di rubare un selfie. Dentro, il Liga diverte e si diverte, e con lui tutta la band, a partire dagli storici chitarristi Max Cottafavi e "Capitan" Fede Poggipollini. Le dieci canzoni di Start scivolano una dietro l’altra: da Polvere di stelle, un gioco di riflessi tra due persone che si amano («Ho bisogno di te / che hai bisogno di me / per cambiare il tuo mondo») a Certe donne brillano, il cui video è stato girato proprio all’Italghisa. La cattiva compagnia sembra quasi una risposta a chi accusa Ligabue di non essere più quello di 25 anni fa (e d’altra parte, chi di noi è lo stesso di 25 anni fa?). Il suono è di quelli belli carichi, e se si dovesse mantenere la stessa energia anche in un ambiente aperto e dispersivo come quello di uno stadio, be', tanto di cappello.

Quello che mi fa la guerra (che, prosegue la canzone, «ha quella faccia che ho/ quelle scarpe in cui sto») è una delicata riflessione sul fatto che in molte situazioni i nostri nemici siamo noi stessi, e non vale quindi la pena cercare colpevoli fuori. Il pubblico dell’Italghisa apprezza e risponde con affetto, Ligabue di tanto in tanto si concede qualche battuta, scherzando sull’età dei suoi primi fan o su chi non ha imparato le parole di tutti i nuovi pezzi («Vi tengo d’occhio, eh»).

Poi, risparmiandosi il rituale dell’artista che esce e, acclamato, si concede un ulteriore finale, annuncia cinque pezzi “storici”. Mantiene subito la parola con Questa è la mia vita, Quella che non sei, Una vita da mediano e, prima di chiudere con Tra palco e realtà, Balliamo sul mondo, scritta nel 1990 e suonata al primo raduno all’Italghisa. Proprio qui, in uno dei suoi primi Start.