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TECNOLOGIA. Led, il futuro è «a luce fredda»

Franco Gàbici lunedì 16 aprile 2012
LED è una di quelle sigle che spesso ricorre nei discorsi di tutti i giorni ma non credo siano in molti a sapere cosa si nasconda effettivamente dietro quelle tre lettere se non una vaga associazione al mondo dell’elettronica. LED, acronimo di "Light Emitting Diode" (che significa "diodo a emissione luminosa"), è un ritrovato della tecnologia il cui primo esemplare fu realizzato cinquant’anni fa, nel 1962, da Nick Holonyak Jr., classe 1928, all’epoca alle dipendenze della General Electric. Detto in parole molto semplici un LED è una lampadina sofisticata che però a differenza delle normali lampade non ha filamenti, circostanza che le consente una maggior durata. Se, ad esempio, una lampada a fluorescenza poteva avere una durata di 5 mila ore, un LED può invece illuminare per 100 mila ore! I primi LED emettevano solamente luce rossa e solamente in seguito furono creati LED che emettevano luce gialla e verde e via via la tecnologia ha progredito fino a creare LED che generano qualsiasi colore. Un’altra caratteristica del LED è dovuta al fatto che questi oggetti hanno un assorbimento molto basso e ciò significa un notevole risparmio energetico. Inoltre non irradiano calore né radiazioni ultraviolette per cui non danneggiano i materiali sui quali vengono irradiati. Le loro ridotte dimensioni, infine, consentono di essere facilmente installati in spazi molto ristretti. Basti pensare alle tastiere dei telefoni cellulari o ai telecomandi a raggi infrarossi (quelli del televisore, tanto per capirci). Ma i LED trovano applicazione anche nei semafori stradali, nelle comunicazioni ottiche di breve distanza in sostituzione dei laser, nei "lampeggianti" posti sulle automobili dei servizi di emergenza o in quei cartelloni pubblicitari che cambiano continuamente i loro messaggi. Questi LED, dunque, sono considerati il futuro dell’illuminazione tant’è che dal 1° settembre del 2009 è iniziata in Europa la graduale sostituzione delle vecchie lampade a incandescenza da 100 W e oltre con prodotti più ecologici e secondo gli esperti con questa operazione si risparmierà entro il 2020 l’equivalente dei consumi energetici di 11 milioni di famiglie. Già negli Stati Uniti, e precisamente nella Carolina del Nord, la città di Raleigh ha deciso di rinnovare il proprio sistema di illuminazione sostituendo le vecchie apparecchiature con i LED. Ma anche in Italia qualcuno ha abbracciato i LED. A Torraca, un centro in provincia di Salerno, il Comune ha infatti installato 700 punti luce utilizzando la nuova tecnologia. Attenzione, però, perché non tutti sono disposti a beatificare le virtù dei LED. Insomma non tutto è oro quel che… fa luce. Lo sostiene Fabio Falchi, presidente della associazione Cielo Buio, che invece mette in guardia dalla illuminazione coi LED, ritenuta pericolosa e inquinante. Il tutto sarebbe sostenuto da una ricerca condotta da scienziati dell’Istil (Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso) sulla melatonina, un importantissimo ormone del nostro corpo prodotto dalla glandola pineale in assenza di luce. La luce inibisce la produzione di melatonia, ma la luce emessa dai LED sopprimerebbe la melatonina a un tasso maggiore rispetto alle lampade tradizionali a sodio. Con ciò non si vogliono demonizzare i LED, ma si invita a studiare meglio il loro impatto sull’uomo e a regolarizzare il loro uso che comunque continua a essere oggetto di studi e di importanti applicazioni. Recentemente, ad esempio, al Fraunhofer Institute of Telecommunications è stato realizzato un dispositivo che trasmette dati attraverso una lampada a LED. Questo congegno, che si potrebbe definire "Internet della luce", è però ancora una tecnologia da laboratorio e occorrerà attendere almeno due anni per una sua diffusione. Intanto i LED sono entrati anche nell’arte e il designer giapponese Makoto Tojiki si è guadagnato fama per alcune sue composizioni eseguite con questi diodi a emissione luminosa mentre altri hanno usato i LED per allestire scenografie di grande spettacolarità.