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INTERVISTA. Lang Lang: «Io col mio piano tra Liszt e l'Unicef»

Massimo Gatto domenica 21 agosto 2011
Gli occhi scuri di Lang Lang tradiscono curiosità e attesa. Eppure in una Salisburgo in preda alle fibrillazioni del Festival, il suo nome è scolpito nel cartellone di questa 91ª edizione come quello di Mozart sulle botteghe della Getreidegasse.Tre esibizioni in compagnia del violino di Vadim Repin, del violoncello di Mischa Maisky, dei Wiener Philharmoniker, ne fanno un protagonista assoluto assieme a Riccardo Muti con la Chicago Symphony Orchestra, al "Don Giovanni" di Gerald Finley, ai Berliner Philharmoniker diretti da Simon Rattle e agli altri grandi nomi di un cartellone "monstre" come sempre.A pochi giorni dal bicentenario della nascita di Liszt, gran parte dell’interesse del ventinovenne di Shenyang è focalizzato ovviamente sul grande ungherese, anche per l’arrivo sul mercato di Liszt my piano hero, l’album in cui rilegge pagine per solo pianoforte come il Liebestraum n. 3, lo studio da concerto da La campanella di Paganini, la romanza O pourquoi donc, oltre al Concerto per pianoforte n. 1 assieme ai Wiener Philharmoniker diretti da Valery Gergiev.«Ho scelto il repertorio in maniera istintiva, emozionale, direi passionale, cercando pezzi molto differenti per impatto, mood e colori. I brani sono quasi tutti molto brevi; durano tre-quattro minuti ciascuno, come delle pop song. In fondo Liszt è stato la prima rockstar del pianoforte» spiega il musicista, nell’aristocratica cornice della villa che lo ospita a due passi dai marmi, dalle rose e dai giochi d’acqua del Castello di Hellbrunn, alludendo a quella «Lisztomania» descritta dallo scrittore Heinrich Heine nei suoi resoconti dei concerti berlinesi del 1842 e da molti altri.«Liszt non conosce regole, né forme, né stile: li crea» commentava il poeta Saphir sull’Humorist. «In lui il bizzarro diventa geniale, lo strano si fa necessario, il sublime e il barocco si affiancano, la più grande elevatezza e la più grande puerilità si mischiano con la potenza più formidabile e con l’intimità più dolce». Parole che l’emulo orientale sottoscrive ad una ad una, pur ponendo dei distinguo. «Noi esecutori andiamo sul velluto rispetto ai compositori dell’Ottocento che scrivevano, conducevano, ma suonavano pure il piano, il violino, il violoncello; delle menti musicali a tutto tondo» ammette, nell’attesa di tornare a Milano il 12 settembre per chiudere il ciclo di concerti che gli ha dedicato La Scala. «Anche se Liszt ha avuto il grande privilegio di raggiungere l’apice della popolarità da vivo, mentre a tanti suoi contemporanei fra cui Chopin, Mendelssohn, Schubert, è accaduto solo dopo morti».Folgorato dal pianoforte all’età di soli due anni guardando alla tv un cartone animato di Tom & Jerry in cui il gatto suonava la Rapsodia ungherese n. 2 proprio del compositore ungherese, Lang Lang ha in animo pure altri progetti per questo bicentenario del suo "eroe". «Il 22 ottobre, giorno della nascita di Liszt, terrò un concerto a Filadelfia trasmesso in diretta in tremila cinema del Nord America per provare ad offrire ai ragazzi una fruizione della classica anche lontano dalle sale da concerto». Il pianista spiega che forse dall’esibizione verrà tratto pure un dvd da commercializzare entro Natale.Nel frattempo, il 5 novembre, esce sul mercato Liszt now!, film del concerto tenuto il mese scorso alla Roundhouse di Londra impreziosito dal documentario The art of being. Intanto, l’irrefrenabile musicista orientale («viaggio undici mesi l’anno e lo faccio con grande piacere perché per me la vita è una continua scoperta») prepara un album crossover in cui spera di riunire tra le partiture di Gershwin e di qualche brano inedito di amici come Alicia Keys, Herbie Hancock, Andrea Bocelli, ma anche colleghi molto apprezzati come Usher o Justin Timberlake.E questo nell’attesa di «completare l’incisione dei concerti di Beethoven e di realizzare un album interamente dedicato a Mozart». Tutto senza trascurare l’attività dell’Unicef, di cui è ambasciatore di buona volontà, e le attività della sua Lang Lang International Music Foundation, nata «per restituire agli altri un po’ della fortuna che ho avuto io». «Cerco di inserire un programma di musica nelle scuole di paesi svantaggiati in Asia come in Africa, in Tanzania e in Kenya e in altri particolarmente colpiti dall’Aids. Quando posso tengo lezioni e ogni due anni seleziono bambini di talento tra i 6 e 11 anni per fare concerti assieme in giro per il mondo».