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UNA VITA IN MUSICA. L’addio di D’Orazio ai Pooh: ho 60 anni, voglio fare altro

Massimo Gatto sabato 18 aprile 2009
È bastato un comunicato di sei ri­ghe, diramato un paio di giorni fa con l’intento di mettere un argine alla marea montante dei si dice, per chiudere una storia lunga trentotto an­ni: quella di Stefano D’Orazio coi Pooh. E il futuro della band ora è un’incognita. « I tavoli hanno quattro zampe » mastica amaro Red Canzian « se ne togli una non è detto che riman­gano in piedi lo stesso » . Il momento è delicato ma nei tre superstiti c’è voglia di reazione. « La storia dei Pooh è più forte di quella dei suoi componenti » sottolinea Roby Facchinetti. Aggiunge Dodi Battaglia: « Questo distacco pesa su tutti noi come un divorzio dopo quarant’anni di matrimonio. Dobbia­mo prima interiorizzare la nostra nuo­va situazione e poi vedremo che strade prendere. Per ora la nostra priorità è vivere questo momento insieme a Ste­fano, di cui abbiamo capito, anche se magari non condiviso, la scelta » . In­contrando la stampa, i Pooh presenta­no ufficialmente anche il nuovo album Ancora una notte insieme, doppio cd antologico con ventinove pezzi e l’ine­dito omonimo. « Certo, dobbiamo ridi­segnare completamente un percorso, ma io che vedo sempre il bicchiere mezzo pieno perché l’altra metà me la sono bevuta per far festa con gli amici, sono ottimista » conclude Roby. La pa­rola passa a Stefano D’Orazio. « Da ra­gazzo mia madre mi diceva ' non vorrai stare dietro ai tamburi per tutta la vi­ta?'. E invece è proprio quello che ho fatto. Ora sento il bisogno di guardar­mi attorno e fare nuove esperienze. Ho dedicato praticamente tutta la vita a questo bellissimo viaggio, ma qualche mese fa soffiando sulle sessanta can­deline mi sono reso conto che era arri­vato il momento di andare oltre. In tanti anni ho concentrato tutto me stesso sul gruppo e ora ho capito di a­vere ancora tante cose da fare, troppo a lungo rimandate. Voglio finire di scri­vere un libro, viaggiare, scoprire che le città non sono solo camerini e pala­sport. Non mi sento vecchio, ma è giunto per me il momento di crescere e mettere la testa a posto » . La sua voce, a questo punto, si emoziona un po’. « Faccio fatica a sentirmi mentre an­nuncio pubblicamente il mio addio, ho passato tanti anni fortunati con loro » . Tuttavia, la decisione è irreversibile: « Neanche il tour mi farà cambiare idea – dice il batterista, da 38 anni respon­sabile del marketing e della promozio­ne della band. Roby, Dodi, Stefano e Red assicurano che la separazione sarà senza strappi né litigi. «Non abbiamo mai avuto un avvocato e non ci serve nemmeno ora, troveremo accordo su tutto» assicurano. « Davanti ad un rap­porto come il nostro i soldi finiscono in secondo piano. Basta pensare che sette anni fa pur di tenerci i diritti delle nostre canzoni abbiamo rifiutato un’offerta della casa discografica da 37 miliardi di vecchie lire. Questo perché i Pooh sono dei Pooh e basta» . Recupe­rata la sua dimensione privata pure nel campo dei concerti, dopo la parentesi di ReGeneration con una multinazio­nale dell’entertainment, la band è pronta ad imbarcarsi nell’ultimo tour con D’Orazio. Debutto il 24 luglio in Piazza Duomo a Brescia. Ultima data il 28 settembre al Forum di Milano, poi il batterista romano, come il Robert Redford nella scena finale del film Il candidato, si chiederà: «E adesso?».