Agorà

L'ADDIO DI ADRIANO. La resa dell'«imperatore» «Ho perso la voglia di giocare»

Paolo Delfino sabato 11 aprile 2009
Si è fermato come un ciclista che non sente più le gambe e non vede la fine della salita. Come chi ha perso (parole sue nel video dell’addio all’Inter) «la gioia di giocare, di correre» e non sa do­ve andarla a ritrovare. E poco im­porta se Adriano Leite Ribeiro, u­na vita fa “Imperatore” del pallone, è un ragazzone di 27 anni e un me­tro e novanta che la vita dovrebbe affrontarla di petto. Adriano si è fermato, sconfitto da un male di vivere che l’ha travolto negli ultimi mesi. «Non sono ma­lato - ha detto in tv il campione del-­l’Inter - la mia cura sarà la mia fa­miglia, qui in Brasile. Ho perso la voglia di giocare a calcio: può es­sere per un mese o 3 mesi, non so. Ma non tornerò in Italia, c’era trop­pa pressione intorno a me». Parole che hanno fatto immedia­tamente il giro del mondo. Negli ultimi tempi all’Inter aveva gioca­to poco e male, nonostante i ten­tativi di Mourinho di “scuoterlo” con parole forti, ma è bastato che Adriano annunciasse uno stop (temporaneo o definitivo, nessuno lo sa) alla carriera per far alzare un coro di voci in sua difesa. In molti si augurano che possa tornare a giocare presto: «Non deve spreca­re il suo grande talento». Dal Brasile all’Italia, la speranza è che ritrovi sé stesso. Per il tecnico dell’Inter «l’importante è che lui sia felice. E se smettendo di giocare lo sarà, allora sarà perfetto», mentre per Carlo Ancelotti «tornare a gio­care potrebbe essere la molla per ri- prendersi». Lo invita «ad a­vere il coraggio di lasciare gli pseudo amici» Cesare Pran­delli, che ha allenato un gio­vanissimo Adriano quando il brasiliano nel 2002 arrivò al Parma (15 gol in serie A in quella stagione). «Provo grande dispiacere nel seguire la sua vicenda, quel­lo che ho conosciuto io era un ragazzo sensibile ma an­che pieno di motivazioni ­spiega il tecnico della Fiorentina ­. Ora mi sembra che il problema sia dentro di lui, deve avere coraggio e voglia di superare questo momen­to e lasciare quelli che non sono a­mici veri». «La cosa più importan­te adesso è che Adriano torni a sen­tirsi felice - commenta sul sito uf­ficiale della Federcalcio brasiliana il ct della Seleçao Dunga, al quale Adriano aveva confidato dopo l’ul­timo incontro della Nazionale con il Perù l’intenzione di fermarsi -. Solo così forse riuscirà a ritrovarsi e riprendere la carriera». Nella conferenza stampa, in cui ha annunciato lo stop a tempo inde­terminato, Adriano aveva ammes­so che se dovesse fermarsi a gioca­re in Brasile invece di tornare in I­talia, sarebbe di sicuro nel Fla­mengo, il club nel quale è cresciu­to e che lo ha lanciato. Quello che disse anche Ronaldo, altro ex interista tormentato, che poi ha “tradito” il suo passato e og­gi è la stella del Corinthians. «A­driano non può sprecare il suo ta­lento, quando sta bene di testa è u­no dei grandi centravanti del mon­do », commenta Muricy Ramalho, il tecnico del San Paolo che lo ha al­lenato per alcuni mesi prima del suo ritorno all’Inter. Un coro unanime per invitare il centravanti a reagire. Ma la fine del­la salita e il coraggio di affrontala, il ragazzone dal sorriso triste dovrà trovarli da solo nel suo cuore.