Agorà

LA REPLICA. Don Zanini non ci sta: «Anziché fuggire i ribelli dovevano difenderci»

Chiara Unguendoli martedì 2 giugno 2009
ll libro di Baldissara e Pezzino è un libro a tesi, che vuole dimostrare un’idea precostituita; il mio invece è una cronaca, che racconta come le cose so­no avvenute sulla base della mia esperienza diretta e di quella di altri testimoni oculari». È molto deciso e anche un po’ arrabbiato don Dario Zanini, 85 anni splendidamente portati, parroco di Sasso Marconi e uno degli ultimi testimoni diretti di quel «massacro di Monte Sole» del quale parlano i due studiosi dell’U­niversità di Pisa e sul quale egli stesso ha scrit­to un corposo volume, preso di mira dai due. «Credo di poter rispondere – spiega – ad al­cune tesi che contraddicono le mie, peraltro tutte basate sui fatti». La prima è che i partigiani non potevano im­maginare una strage così efferata, e per que­sto lasciarono «scoperta» la popolazione ci­vile: «Posso ammettere che una cosa del ge­nere non fosse immaginabile, ma furono i partigiani a chiamare la popolazione civile sulla montagna, con la promessa di difen­derla; poi invece furono i primi a fuggire, e di loro infatti non è morto quasi nessuno. Non accettarono lo scontro, e così i tedeschi si ri­fecero sui civili». Don Zanini respin­ge anche la tesi di un suo «accanimen­to anti-partigiano»: «A noi quelle perso­ne si presentarono, almeno in un primo tempo, come ladri e assassini, non come combattenti; e furo­no i primi a uccide­re dei civili, per ra­gioni private e non di guerra», tanto che «quando il coman­dante di uno dei gruppi si accorse di quello che facevano i suoi sottoposti, ne cacciò un’ottanti­na». Dunque «quando don Ange­lo Carboni, che fu testimone oculare anche lui, in una delle prime opere che sono state pubblicate su Monte Sole afferma che la strage fu provocata dai partigiani, dice so­stanzialmente una cosa vera». « Perché non si ricorda ad esempio – ag­giunge il parroco – che i tedeschi mandaro­no ai partigiani una delegazione per richie­dere un armistizio e i partigiani uccisero l’in­tera delegazione?». Un episodio non citato da Baldissara e Pezzino, «per i quali invece un certo Venini, il primo ucciso dai partigiani, « I sarebbe stato trucidato da na­zisti: falso, come gli stessi do­cumenti dimostrano». Questo, sottolinea con forza don Zani­ni, non significa affatto giustifi­care i tedeschi nelle loro effera­tezze: «È stato davvero un mas­sacro orrendo, nel quale ho per­so dei parenti»; ma occorre an­che chiedersi « perché i parti­giani fuggirono e lasciarono nelle loro mani la popolazione inerme». A suo parere, insom­ma, gli autori del libro hanno e­saminato solo alcuni episodi, quelli che potevano essere in­terpretati a favore delle loro te­si, e non altri che invece le con­traddicevano.