Agorà

STORIE DI SPORT. La provincia felice e vincente

Massimiliano Castellani mercoledì 29 maggio 2013
​Piccolo è bello anche nello sport, ma può diventare bellissimo quando è vincente e compie l’impresa e magari si cuce al petto il tricolore. Nel calcio, lo scudetto bis della Juventus di Antonio Conte a un certo punto era talmente scontato che siamo rimasti più ammaliati dal capolavoro del piccolo-grande Sassuolo di Giorgio Squinzi. Il presidente di Confindustria e degli emiliani, ci ha sempre creduto di poter andare un giorno a giocarsela a San Siro con il Milan di Berlusconi (di cui è tifoso) e ora il sogno confessato di «battere l’Inter di Moratti» non è un’utopia. Un sogno condiviso da appena 41mila anime, tanti sono gli abitanti di Sassuolo che dopo 91 anni di storia calcistica è pronta per danzare, da debuttante, al gran ballo della Serie A. È il comune più piccolo iscritto nella storia massima serie, ma immenso rispetto all’altrettanto piccolo-grande Chievo Verona, la squadra di quartiere del presidente mago (ci vuole magia a salvarsi tutti gli anni), “Harry Potter” Luca Campedelli. Smania per tornare ai vertici anche l’Empoli di Fabrizio Corsi che questa sera si giocherà la prima finale playoff di B: derby con il Livorno, davanti ad almeno 10mila tifosi. In pratica uno su 4 abitanti della città del Valdarno sarà allo stadio Carlo Castellani. Lo scudetto del basket da sei stagioni a questa parte (e non è detto che non ci scappi il settimo sigillo) è stato invece un’esclusiva della Mens Sana Siena. La città del Palio conta 52mila abitanti e 7mila riempiono regolarmente il PalaEstra per assistere allo spettacolo che sul parquet mandano in scena Daniel Hackett e compagni. Ma nella pallacanestro nostrana resta insuperato il record “dimensionale” dell’Orlandina. La società siciliana, nel 2005 quando era sbarcata in A1 risultò la più «piccola realtà in Europa» iscritta a un massimo campionato professionistico di basket: Capo d’Orlando è un comune di appena 13mila abitanti. Il crac finanziario del 2009 ha fatto ripartire l’Orlandina dalla Serie C - Dilettanti -, ma con due promozioni di fila e un ripescaggio finale, ora la squadra allenata da Gianmarco Pozzecco è in Lega2, pronta a ristabilire il suo record europeo. Roba da primato, nel calcio, è la fresca promozione nei professionisti del Castel Rigone, il club del re del cachemire Brunello Cucinelli. Il mecenate di Solomeo, con trascorsi calcistici «dilettante di tutto rispetto», nel ’98 ha acquistato la società che militava in Terza categoria umbra e l’ha trascinata nella veccchia C2 (Seconda Divisione). Una scelta di cuore il Castel Rigone, la squadra del paese natale di Cucinelli: frazione di Passignano sul Trasimeno, 406 abitanti. Più o meno il numero di spettatori che contiene la tribunetta in legno del lillipuziano stadio San Bartolomeo. Il presidentissimo che prima dell’ultima “battaglia-promozione” di Scandicci ha incitato i suoi calciatori citando Marco Aurelio («Miei stimati signori, oggi Roma ha bisogno di voi»), appena atterrato nella galassia del professionismo ha due messaggi importanti da lanciare: «Uno stadio senza barriere, un calcio a misura d’uomo con partite il sabato pomeriggio, in modo che le famiglie la domenica possano stare insieme». Tutti assieme appassionatamente, è la filosofia della gente di Mogliano Veneto (25mila abitanti) che alla domenica preferisce il rugby al calcio. Specie ora che la squadra di casa, la Marchiol è appena diventata campione d’Italia. È il primo scudetto di Mogliano che ha riportato il tricolore della palla ovale nel Veneto, ma fuori dal triangolo d’oro Treviso-Padova-Rovigo. Restando in Veneto, la capitale dell’hockey su pista è Valdagno, 26mila abitanti. «Una passione dal 1938», recita lo slogan dell’Hockey Marzotto Valdagno, la compagine vicentina ancora impegnata nella finale scudetto con Viareggio, ma l’1 e il 2 giugno in Portogallo tenterà l’assalto all’EuroLega. La “pulce” Valdagno va all’assalto della Champions dell’hockey, ma se la vedrà con tre colossi metropolitani: Porto, Benfica e Barcellona. Nomi che fanno pensare: se la sfida del Valdagno si disputasse su un campo di calcio sarebbe come se il Sassuolo fosse finalista di Coppa dei Campioni contro il Barcellona di Messi. Piccolo è bello, e almeno nello sport fa ancora sognare.