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Addio al campione. Kobe Bryant a Messa prima dello schianto. Il ricordo di Mattarella

Antonio Giuliano martedì 28 gennaio 2020

Un murales dedicato a Kobe Bryant vicino allo Staples Center, casa dei Los Angeles Lakers

Che cosa facevano il grande Kobe Bryant e sua figlia Gianna prima di salire su quel maledetto elicottero? Erano, come ogni domenica, alla Messa cattolica delle 7 di mattina nella Cattedrale di Nostra Signora Regina degli Angeli a Newport Beach in California. La conferma arriva dal Daily Mail che riferisce come padre e figlia si trovavano in chiesa e abbiano fatto anche la comunione. Se c’è un aspetto decisivo nella vita del fuoriclasse che fatica ad emergere nel ricordo dei mass media è proprio la sua fede cattolica. Quando invece lo stesso campione ha più volte ribadito come il suo rapporto con Dio e l’incontro con un sacerdote cattolico siano stati decisivi nei momenti più difficili della sua vita: sia nel processo per l’accusa di stupro sia per rafforzare il suo matrimonio e la sua famiglia.

E conseguenza del suo credo religioso era anche il suo attivismo nel campo della solidarietà: attraverso la fondazione messa su insieme con la moglie (la Kobe & Vanessa Bryant Family Foundation) e altre organizzazioni benefiche in cui erano coinvolti, hanno finanziato tanti progetti per i poveri e per i giovani senzatetto.

Una volta spiegò al Los Angeles Times che non voleva guardarsi indietro e sentirsi appagato per aver «avuto una carriera di successo, perché ho vinto così tanti campionati e segnato così tanti punti», ma intendeva lasciare qualcosa di diverso: «Devi fare qualcosa che abbia un po’ più di peso, un po’ più di significato, un po’ più di scopo».

Tanto più che riteneva l’essere diventato papà il suo successo più grande: «Essere un padre è la cosa di cui sono più orgoglioso in questo mondo; è il mio più grande risultato. Ho imparato davvero tanto, ma forse la cosa più profonda è stata l’amore fiero e incondizionato che hai per i tuoi figli quando diventi un genitore. Sono felice di aver vissuto questa esperienza quattro volte e non c’è niente di più potente in questo mondo».

Soprattutto dopo il ritiro, nel 2016, il suo desiderio più grande era dedicarsi a moglie e figlie per cui sperava in un futuro luminoso. Proprio per trascorrere più tempo in famiglia e non rimanere bloccato nel traffico aveva cominciato ad usare gli elicotteri, spiega l’Huffington Post. «Una volta per colpa del traffico ho perso la recita scolastica di mia figlia» disse qualche anno fa Bryant.

Ma l’uso degli elicotteri non era condiviso da sua moglie Vanessa, svela la rivista People, per cui avevano tra di loro concordato che non sarebbero mai saliti entrambi su quei velivoli.

«Amava la sua famiglia e amava la sua fede» spiega Timothy Freyer, il vescovo ausiliare della diocesi di Orange in California, che conosceva bene Kobe («un cattolico impegnato») e lo vedeva spesso a Messa «si sedeva in fondo in modo che la sua presenza non distogliesse le persone dal concentrarsi sulla presenza di Cristo». E gli stessi parrocchiani di Bryant che dopo la tragedia si sono ritrovati più volte per pregare per lui si dicono affranti per non poter vedere più «il suo sorriso e la sua umiltà».

Tra i banchi di quella chiesa, Kobe coltivava quella forza per essere un uomo, un marito e un papà migliore. E quella mattina stava lì, come rivela su Twitter anche padre David Barnes di Boston: «Non può esserci nulla di più consolante per coloro che piangono che sapere che una persona amata ha adorato Dio poco prima della sua morte, perché adorare Dio è ciò che davvero è il Paradiso». Solo un’ora dopo essere uscito da Messa l’elicottero che li trasportava si sarebbe schiantato contro una collina vicino a Calabasas. Il dolore è grande. Ma Kobe sapeva che siamo incamminati verso una meta più grande.

Ancora oggi, due giorni dopo la tragedia, Kobe Bryant viene celebrato in tutto il mondo. Uno degli amici del grande giocatore, LeBron James, su Instagram ha scritto "con il cuore a pezzi": "Raccoglierò il tuo testimone - scrive -
Non sono pronto, ma eccomi qua. Sono davanti al pc cercando di scrivere qualcosa ma ogni volta che ci provo inizio a piangere
al solo pensiero di te, di Gigi e dell'amicizia, del legame e della fratellanza che ci univa".

Anche in Italia il dolore è grande. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare Bryant e i suoi trascorsi
nel nostro Paese. "Tutto il mondo dello sport è rattristato dalla morte di Kobe Bryant. Una tristezza che ha fondamento non solo nelle sue capacità e nella sua popolarità ma anche perché si era formato nel nostro Paese e nelle nostre scuole elementari e
medie"
, ha detto il Capo dello Stato nel corso della sua visita a Benevento. "E la comunanza di studi è quella che lega davvero
l' umanità più dei legami politici, istituzionali ed economici ed è antidoto alle incertezze internazionali
", ha aggiunto Mattarella.