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Intervista . Lo storico Usa Jenkins: il primo conflitto mondiale fu una «guerra civile cristiana»

Andrea Galli sabato 8 novembre 2014
Il ruolo delle denominazioni protestanti negli Usa o di figure di primo piano della Chiesa anglicana in Gran Bretagna nell’alimentare la retorica interventista. La chiamata alle armi come difesa del cuore del cristianesimo riformato, cosa che avvenne in Germania. La demonizzazione del nemico usando categorie bibliche e tratti anticristici per far presa sulle masse. E ancora, le ricadute del conflitto sull’ebraismo mondiale, con il dispiegarsi del sogno sionista dopo la dichiarazione Balfour del 1917, o sul destino dei cristiani in Medio Oriente, con il genocidio armeno. C’è questo è molto altro nell’ultimo libro di Philip Jenkins, The Great and Holy War (HarperOne), «Grande Guerra e Guerra Santa» si potrebbe tradurre, ovvero «come la prima guerra mondiale divenne una crociata religiosa». Vulcanico storico delle religioni della Baylor University di Waco, in Texas, di Jenkins sono stati pubblicati in italiano numerosi titoli, da La terza Chiesa. Il cristianesimo nel XXI secolo (Fazi), al recente Chiesa globale, la nuova mappa (Emi). Professore, in questo centenario dello scoppio della prima guerra mondiale lei ha cercato di leggerla, con una scelta inusuale, da una prospettiva strettamente religiosa. Perché? «Ogni generazione tende a ripensare e a ricreare il passato a propria immagine. A lungo nel XX secolo le élite intellettuali in Occidente sono state segnatamente laiche e per gli storici è stato difficile prendere seriamente in considerazione il fatto che le nazioni potessero entrare in guerra per motivi alti e nobili, tra cui quelli religiosi. Una guerra che avesse sullo sfondo Dio sembrava una cosa da Medio Evo. Era più facile concentrarsi su ragioni dettate dal cinismo del potere. Oggi abbiamo consapevolezza del fatto che le persone possono ancora imbracciare le armi in nome di Dio, il che ci permette di guardare più obiettivamente al ruolo della religione negli eventi del passato. Inoltre più osserviamo e studiamo la storia dell’Europa più constatiamo come una tensione religiosa sia sempre stata presente, anche lungo tutto il XIX secolo. La Guerra di Crimea a metà dell’800 esplose anche per lo scontro tra Paesi cristiani e impero ottomano sul rispetto delle minoranze cristiane in terra islamica. Una questione che fece quasi scoppiare un’altra guerra vent’anni dopo. Un’altra ragione per cui ho scritto questo libro è mostrare ai cristiani che il loro coinvolgimento in una guerra dai connotati religiosi non è una questione di mille anni fa, ma di alcune decine di anni fa. L’islam non è la sola religione a combattere 'guerre sante' nei tempi moderni. Credo che per capire la prima guerra mondiale, specialmente nella sua dimensione globale, dobbiamo comprendere anche il suo elemento religioso». L’Italia cattolica ha combattuto contro la Germania per un terzo o quasi cattolica. La stessa Germania per due terzi protestante si è ritrovata contro il più grande Paese del mondo a maggioranza protestante, gli Stati Uniti. Una sorta di «guerra civile cristiana»? «Sì, anche se fu una situazione complessa perché diverse tra le nazioni protagoniste erano ufficialmente laiche, e alcune con tratti anticlericali, per esempio Francia e Germania. Questo ha generato un paradosso, perché gran parte delle popolazioni in lotta erano profondamente religiose e cercavano di tenere uniti patriottismo e fede, nonostante i recentissimi scontri tra Stato e Chiesa nei rispettivi Paesi. Nel procedere della guerra comunque le forze francesi e italiane spesso assunsero il fattore religioso in modo simile a quanto fecero Paesi quali Germania e Russia, in cui c’era un’alleanza tra Chiesa protestante e ortodossa e Stato. Comunque sì, è stata una sorta di guerra civile all’interno del cristianesimo, anche all’interno del cattolicesimo. Papa Benedetto XV spesso si è riferito a questo fattore come una ragione per cercare la pace». Lei ha parlato di «visioni messianiche » che hanno contribuito allo scoppio della guerra, visioni su cui hanno influito anche correnti esoteriche, dall’occultismo, alla massoneria. Pensa sia un filone di ricerca che è stato sottovalutato? «Assolutamente sì. È un dato di fatto che nei Paesi protagonisti della guerra, teosofia, spiritismo e correnti occultistiche varie hanno giocato un ruolo importante. Non si contano gli alti capi dell’esercito che avevano interessi esoterici. L’unico generale zarista che ha riportato grandi successi sul campo è stato Aleksej Brusilov, assiduo frequentatore di sedute spiritiche e attratto dalla teosofia: sposò una nipote di Elena Blavatskaja, fondatrice della Società Teosofica. Tutta la famiglia del capo di Stato maggiore dell’esercito tedesco, Helmuth von Moltke, aveva a che fare con circoli teosofici, massonici, o legati ad altre correnti esoteriche. Rudolf Steiner, il fondatore dell’antroposofia, divenne il guru di Von Moltke. In Gran Bretagna un genio militare fu certamente John Frederick Charles Fuller, pioniere delle moderne tecniche della guerra meccanizzata. Organizzò gli attacchi con i carri armati che contribuirono alla vittoria finale e con il suo “Piano 1919” aveva pensato a un’offensiva degli Alleati che anticipava il Blitzkrieg tedesco della seconda guerra mondiale. Fuller era un discepolo di Aleister Crowley, figura chiave nell’occultismo del ’900, che nel 1904 si era autoproclamato profeta di un “nuovo eone” messianico. Scrisse e pubblicò una presentazione encomiastica di Crowley definito “stella dell’Occidente” e per tutta la vita si occupò di occultismo ed esoterismo. Certamente l’interesse per l’occultismo aiuta a spiegare l’apertura di tanti a interpretazioni soprannaturali e apocalittiche della guerra». Possiamo dire d’altra parte che la prima guerra mondiale fu l’inizio della cosiddetta età della secolarizzazione, almeno in Occidente? «Benché in molti risponderebbero di sì, a mio avviso non è possibile vedere un’immediata ricaduta di questo tipo dopo il 1918. Il decennio successivo, gli anni ’20, furono segnati dalla religiosità. Questo vale per le Chiese europee che rimasero forti, ma anche, per esempio, per il mondo islamico. I veri cambiamenti sono arrivati dopo, in Europa specialmente dopo la seconda guerra mondiale. Inoltre negli anni ’20 e ’30 i movimenti estremisti che ebbero sbocchi totalitari, benché si accanirono contro la religione e le Chiese, attinsero a un immaginario di carattere soprannaturale».