Agorà

Classica. Isabelle Faust: «Con Bach viaggio in un altro mondo»

Alessandro Beltrami domenica 15 settembre 2019

La violinista tedesca Isabelle Faust

Sei Solo a Violino senza Basso accompagnato. Così Johann Sebastian Bach scrive sul frontespizio del manoscritto, datandolo 1720. Nelle pagine che seguono tre Sonate e tre Partite, tra loro alternate, in cui Bach (che al momento della conclusione della partitura ha 35 anni) affronta la sfida di sviluppare attraverso uno strumento essenzialmente monodico architetture musicali complesse e armonicamente ricche, mentre il contrappunto si fa “virtuale”, spingendo la memoria a completare le polifonie latenti nella scrittura. Domani a Pisa, nell’ambito del festival Anima Mundi, sarà Isabelle Faust a trasformare in suono questo universo vertiginoso. Quasi due ore e mezza di musica, una vera impresa per l’esecutore e per il pubblico che la violinista tedesca, tra le principali protagoniste della scena concertistica internazionale, scompone in due parti: una prima alle 18 e una seconda alle 21. E sulle quali gravita monumentale la Chaconne che chiude la Partita in re minore, tra i vertici dell’intera opera di Bach. «La Chaconne – scriveva Brahms a Clara Schumann – è per me uno dei brani musicali più belli e incomprensibili. Su un pentagramma, per un piccolo strumento, un uomo scrive un intero mondo dei pensieri più profondi e dei sentimenti più potenti. Se avessi immaginato che avrei potuto creare, persino concepito il pezzo, sono abbastanza sicuro che l’eccesso di eccitazione e l’esperienza sconvolgente mi avrebbe mandato fuori di testa». Isabelle Faust suonerà il suo Stradivari “Bella Addormentata” nel Camposanto, l’area cimiteriale di Piazza dei Miracoli realizzata con la terra riportata a Pisa dalla Quarta crociata. Una curiosa convergenza: secondo infatti la musicologa Helga Thoene la Chaconne sarebbe un “tombeau” per la prima moglie Maria Barbara (morta proprio nel 1720), celando al proprio interno le citazioni di undici corali “funebri”.

Signora Faust, nel suo approccio a un brano sono molto importanti lo studio delle fonti e della tradizione interpretativa ma anche dei testi degli autori stessi come ad esempio i diari, le lettere... Cosa cambia nel- la comprensione della intima struttura musicale di un pezzo conoscere la vita e la personalità di un compositore? E cosa vuol dire 'autenticità' nell’interpretazione?

Non credo che una autenticità nel senso dell’esperienza del compositore (parlo ovviamente dei compositori di un altro tempo) sia veramente possibile oggi. Viviamo in un altro mondo e abbiamo un altro bagaglio di esperienze musicali, altre orecchie chi sono abituate a musica di tutti i colori. Ma nonostante tutto questo, per me è importantissimo cercare di avvicinarmi al compositore e alla sua opera attraverso tutti le informazioni che abbiamo a disposizione oggi. Così, con un po’ di fortuna, la mia immagine di un brano e quella della persona dietro le note possono diventare sempre più complete. Questo processo mi aiuta a sentirmi vicina all’origine della musica che interpreto.

Quanto e come entra nella partitura, invece, il presente, ossia il tempo e il mondo in cui viviamo?

Io credo che, sempre cercando di conoscere il compositore e la sua idea sulla sua opera, un interprete deve per forza ricreare la musica che suona attraverso la sua propria ricchezza intellettuale e emozionale. Questo significa, automaticamente, che nell’attualità di ogni interpretazione il mondo contemporaneo gioca un ruolo inevitabile. E lo stesso vale per il pubblico, che si trova sempre a mettere la sua esperienza musicale in relazione con la sua “ palette”, il suo repertorio emozionale che consiste di tutto quello che ha vissuto in questo mondo di oggi.

Anima Mundi è una rassegna di musica sacra. Queste Sonate e Partite non hanno (per lo meno apparente) legame con un contesto sacro e in particolare liturgico. In che senso allora è “musica sacra”?

È musica scritta da un compositore che ha vissuto in una società dove la religione giocava un ruolo preminente. Anche se queste Sonate e Partite non sono esattamente scritte per il servizio liturgico in chiesa, è una musica che porta in un mondo altro attraverso un vero e proprio viaggio. Si tratta quasi di una meditazione posta a un livello intellettuale, ma anche emozionale, estremo.

Lei suonerà la Chaconne come ultimo brano delle due parti del concerto, mentre nella sequenza originale bachiana si colloca a due terzi circa. Cambiano gli equilibri dell’architettura? O la Chaconne è un “ monstrum” tale da avere una vita a sé?

Sicuramente queste pagine non sono state pensate da Bach per essere eseguite come un ciclo intero, come invece io farò a Pisa. È un’esperienza praticabile sostanzialmente solo nel mondo attuale e per fortuna c’è un pubblico ben selezionato che chiede di ascoltare questa musica in questa forma. Metto la Chaconne alla fine della serata perché né io né il pubblico normalmente siamo capaci di ascoltare/suonare altro dopo questo movimento immenso...

Il violino è uno strumento abituato a stare in compagnia. Cosa accade quando resta da solo?

Oh, vede, in realtà con le Sonate e le Partite non sono mai sola: si è sempre almeno in due o tre. E nelle fughe anche in quattro...