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ITINERARI. Irpinia, l'orgoglio dopo il terremoto

Giorgio Agnisola venerdì 11 novembre 2011
Irpinia, terra del silenzio. Un silenzio che sprofonda nel paesaggio a tratti morbido, con ampi e asciutti profili collinari, a tratti irsuto, scontroso, eppure bellissimo ed esuberante d’acqua e di boschi.  A traversarla, l’Irpinia si ha le sensazione di essere distantissimi dalla civiltà tumultuosa di oggi. Quando nell’ ’80 fu il disastro del terremoto certi nomi di paesi alle masse erano pressoché sconosciuti: così lontani, così irraggiungibili. Da quella tragedia l’Irpinia si è risollevata con orgoglio, dando in pochi anni volto nuovo a interi paesi.Perdura in Irpinia, ed è tenace, un solido attaccamento alla terra e alle radici: perdura cioè il segno fondante di una civiltà contadina. «M’è tanto cara la terra /dove hanno temuto /i fantasmi i miei avi, /fantasmi essi stessi / con la polvere /fermata nelle rughe», scrive nella sua bella poesia "Coste di Tufo" il poeta e letterato Ugo Piscopo. Certe coltivazioni, come quella delle nocciole, tradizionale nel basso avellinese, sono distintive non solo di un territorio, ma di una cultura, di un antico sapere. Anche per questo l’Irpinia è terra che appare moderatamente aperta al nuovo. La natura selvatica ma mite si riflette nel carattere della sua gente: tenace, un poco rude, ma affidabile, accogliente. Storicamente del resto quello irpino è stato un popolo indomito. Forse di lontane origini celtiche e ricompreso tra le tribù sannite, contraddistinto da una particolare intolleranza d’ogni dominazione, si ribellò ripetutamente ai romani, subendo pesanti repressioni.«Di fatto esistono due e forse più Irpinie- dice il grande latinista Antonio La Penna, nativo di Bisaccia ma residente a Firenze- come l’avellinese, territorio fertile e boschivo, aperto alla cultura napoletana, e l’alta Irpinia, più povera, più desolata, la cui civiltà si può assimilare a quella lucana».Irpinia, terra di migranti. «A migliaia emigrarono agli inizi del Novecento- dice Ugo Piscopo- alla volta dell’Inghilterra, della Germania, degli Stati Uniti, della Spagna, dell’Australia, del Canada. D’estate tornano per la festa del patrono e ci tengono e vogliono essere visti. È suggestivo questo contatto fecondo e multilinguistico tra la popolazione stanziale e coloro che oggi, a distanza di due, tre generazioni, tornano e vogliono tornare. È foriero di sviluppi, ha un suo peso culturale e sociale».Irpinia, terra di abbazie e santuari. Si contano almeno quattro importanti luoghi della fede, del passato e del presente: Santa Maria di Carpignano, San Gerardo Majella a Caposele e i due centri monastici fondati da Guglielmo da Vercelli, il Goleto a Lioni  e soprattutto Montevergine, uno dei maggiori santuari d’Italia, a cui giungono fedeli da tutto il mondo.Irpinia, terra pulita. Al contrario dei paesi campani della costa, tristemente noti per l’emergenza rifiuti, quelli irpini sono lindi, curati. I borghi sono tra i più belli d’Italia. Tra i tanti: Montefusco, Nusco, Lioni. Non mancano centri di una certa consistenza, come Ariano, il capoluogo dell’alta Irpinia, con il suo duomo, che conserva preziose reliquie, e poi Grottaminarda e Solofra, a confine col salernitano, la città delle concerie, che diede i natali ai Guarini, famiglia di pittori tra Cinquecento Seicento.Il capoluogo è Avellino. Il suo primitivo insediamento era spostato più ad est, dove oggi è altro centro, Atripalda. Dopo le rivendicazioni romane, Abellinum fu rasa al suolo. Le popolazioni si spostarono allora sulla riva sinistra del fiume Sabato e fondarono l’odierna città: una città tranquilla, dotata di moderne attrezzature.La cultura in Irpinia ha una fisionomia singolare: è profonda, radicata, ma senza clamore. «L’attività culturale ha avuto un’ impennata negli ultimi decenni- dice Paolo Saggese, poeta e studioso di letteratura meridionale-. Soprattutto alcuni ambiti sono stati rivalutati, come quello del cinema. In Irpinia sono nati grandi registi, come Sergio Leone ed Ettore Scola. A Francesco De Sanctis, nativo di Morra, è stato intitolato un parco letterario». Lo stesso Saggese ha fondato a Nusco, con Giuseppe Iuliano, il "Centro di documentazione della poesia del Sud" e promosso il "Festival della poesia del Mediterraneo". L’Irpinia è infine terra di cervelli che vanno via: si nasce qui, nel silenzio delle valli, si fa strada altrove: come Mario Draghi, Vinicio Capossela, Biagio e Mario Agnes, Antonio La Penna e Dante Della Terza, Antonio e Sabino Cassese, Dante Troisi. Senza contare i noti politici. Grandi della cultura del nostro tempo che hanno lasciato i paesi natali per andare incontro alla storia. Salvo a tornare. Per ritrovare la pienezza e il silenzio delle proprie radici.