Agorà

INTERVISTA. «Codice tv e minori adeguarlo ai tempi»

Angela Calvini giovedì 4 aprile 2013
​I telespettatori italiani sono tutelati a sufficienza dalla "cattiva tv"? La settimana scorsa il presidente del Consiglio nazionale Utenti Luca Borgomeo (e presidente dell’Aiart) si è dimesso in aperta polemica con l’Autorità Garante per le Comunicazioni, colpevole, secondo lui, di agire più a favore delle emittenti che dei cittadini. Abbiamo girato la domanda all’avvocato Antonio Preto, consigliere dell’Agcom.Avvocato Preto, in pratica, come agisce l’Agcom quando le viene segnalata una infrazione da parte di un’emittente? L’Agcom agisce sia su denuncia che d’ufficio, esercitando la sua funzione di vigilanza e sanzionatoria sul settore radiotelevisivo. Questo anche col supporto tecnico delle attività di monitoraggio 24 ore su 24 delle trasmissioni radiotv. Le trasmissioni sono analizzate per verificarne il rispetto dei tetti pubblicitari, della tutela dei minori e del pluralismo politico ed istituzionale. Le denunce possono essere presentate da tutti i soggetti interessati (singoli utenti, associazioni, emittenti). Inoltre abbiamo intensificato i rapporti di collaborazione con il Comitato media e minori, con il servizio di Polizia postale e delle comunicazioni del Ministero dell’interno e con il Nucleo speciale per la radiodiffusione e l’editoria della Guardia di finanza.Intanto, però, il Comitato media e Minori non è più stato ricostituito da 15 mesi. Qualcuno dice che desse fastidio...Il Comitato non è un ente scomodo. Anzi, rappresenta un valido contributo alla nostra attività. Noi abbiamo designato il nostro membro, che per prassi è il presidente, ma il decreto sul quale noi avremmo dovuto dare l’intesa, non è mai stato trasmesso dal Ministero. Il Comitato ha segnalato che i 2/3 delle risoluzioni sulle violazioni del codice su Tv e minori vengono archiviate da Agcom. Eppure le norme sono le stesse. Perché interpretazioni così divergenti?I due organismi hanno ambiti e competenze differenti: le risoluzioni del Comitato verso le emittenti hanno un carattere di moral suasion, mentre l’Agcom applica sanzioni pecuniarie in base ad un procedimento amministrativo. Nel 2012 l’Autorità ha emesso 115 sanzioni in materia pubblicitaria e 24 sanzioni in materia di tutela dei minori, da un minimo di 25.000 euro ad un massimo di 350.000 euro. Pertanto l’Agcom deve effettuare valutazioni anche riferite ai precedenti giurisdizionali e fondate sul principio di proporzionalità; ciò comporta che in alcuni casi le conclusioni siano divergenti.Però non sono mancate frizioni anche con il Consiglio Nazionale degli Utenti a causa del telefilm di Rai4 "Fisica o Chimica", prima fermato e poi "sdoganato" dall’Agcom.Le motivazioni che hanno portato la Commissione Servizi e Prodotti a non sanzionare Rai4 non sono infondate. Tuttavia le norme vanno interpretate. Se, come annunciato da Luca Borgomeo, dovesse essere presentata istanza di revisione, mi auguro che la stessa Commissione, di cui peraltro io non sono membro, possa rivedere la decisione nell’ambito della sua discrezionalità. Le segnalazioni del Consiglio Nazionale Utenti costituiscono per l’Autorità segnalazioni "qualificate" e ritengo che sia un organismo consultivo indispensabile. Vorrei però precisare che un programma televisivo è una goccia nel mare mediatico nel quale i messaggi a sfondo sessuale rappresentano un’onda continua e crescente, soprattutto attraverso internet.  Ma l’Agcom è veramente indipendente dagli interessi delle emittenti?I Commissari Agcom sono eletti dal Parlamento e la loro natura è istituzionale, non politica. Per questo l’Autorità non rappresenta un equilibrio partitico stile "manuale Cencelli". Ricordo che l’Agcom opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione. Tuttavia, ciascuno di noi, nelle sue posizioni, riflette la propria formazione. Per quanto mi riguarda ho sempre avuto come riferimento i valori che Benedetto XVI ha definito "non negoziabili". Tra i recenti successi mi limito a citare l’approvazione del Piano di numerazione automatica dei canali sulla tv digitale terrestre (LCN), dove abbiamo stabilito il divieto, nel primo arco di numerazione (da 1 a 99), di irradiare programmi per soli adulti e la trasmissione prevalente di giochi d’azzardo. Le norme approvate la scorsa estate dal Parlamento, però, di fatto superano l’idea della fascia protetta affidando la difesa dei minori al filtro elettronico.Il decreto legislativo stabilisce che la trasmissione di programmi per un pubblico adulto è ammessa solo in modalità on demand (su richiesta) e solo se le emittenti prevedono un sistema di controllo che rispetti determinati requisiti tecnici di sicurezza (tipo il parental control) in grado di assicurare che i minori non possano guardare questi contenuti. Personalmente ritengo preferibile che la visione di  questi contenuti sia consentita in modalità opt-in, cioè solo previo inserimento di un codice di sblocco.Lei quali soluzioni vede fattibili per una buona tv in Italia?La buona tv è la tv della conoscenza. Oggi,  di fronte ad un’offerta tecnologica amplissima, la buona tv dovrebbe come non mai stimolare il dibattito culturale, sui valori e smetterla di inseguire l’audience in una corsa cieca al ribasso della qualità. Oggi c’è un’elevata capacità trasmissiva che aumenterà con la prossima asta delle frequenze. Per questo servono regole certe al passo con i tempi.  Alla luce della moltiplicazione delle piattaforme trasmissive (digitale terrestre e satellitare, internet, mobile) ritengo sia arrivato il momento di rivedere il Codice Tv e Minori. Il diritto fondamentale della libertà di espressione, deve essere bilanciato con l’interesse prevalente dei minori richiamato dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e sancito dalla normativa UE.