Agorà

Musica. Il Sud nuovo e antico dei Radicanto

Luca Miele martedì 10 marzo 2015
Versatili, capaci di saltare dalla tradizione folk pugliese alla canzone d’autore, dalla collaborazione con Raiz – inquieta voce che da Napoli raggiunge con sapienza le sponde del Mediterraneo – al viaggio nella memoria come ne Le fanciulle di Auschwitz, i baresi Radicanto si confermano, con l’ultimo lavoro Oltremare, una delle realtà più raffinate del panorama musicale italiano. La band formata da Giuseppe De Trizio, Fabrizio Piepoli, Maria Giaquinto, Adolfo La Volpe, Francesco De Palma e Giovanni Chiapparino, dà corpo e sonorità a un Sud lontano dai soliti cliché.

Il Sud cantato dai Radicanto è un Sud ferito non dalla violenza o dall’indifferenza, dall’incuria o dalla ferocia ma dalla bellezza e dal ritmo, un Sud avvolto dalla luce, un Sud che - come recita il parlato di Occhi del Sud - è “l’attesa, l’incidente, l’ufficio del niente, la resa del presente, l’appalto che ti attende”.

Un sud radicato dentro una tradizione che non è sterile ripetizione del passato ma ancoramento, saldo, fedele, vitale a una storia ancora in parte misconosciuta. L’impasto delle voci di Maria Giaquinto e Fabrizio Piepoli e il tessuto sonoro ordito dalla chitarra di Giuseppe de Trizio (autore di diversi brani di Oltremare) scandiscono questo Sud rituale, che riposa nel canto di dolcissime ninna nanne, che si accende nel culto di San Nicola, che è ancora intessuto di sacro, che ritrova nella città di Bari, nel suo dialetto e nella sua luce, uno degli ultimi lembi dell’Occidente che si protrae, come dentro un abbraccio misterioso, verso l’Oriente.

È il canto del mare, una delle “voci” più ricorrenti nella produzione dei Radicanto, come nella struggente Adriatico - “Vedi siamo ancora migranti/ su una spiaggia perduta/ pescatori e viandanti// Se questa è storia di mare/ di destini salati/ Di Adriatico evento/ di Adriatico e vento” -  e nel brano che dà il nome al cd Oltremare: “Affondano con me/ nel mare che non so/ lingue sconosciute/ i sogni che non ho”.

 Un Sud, quello cantato dai Radicanto, che nel mare trova la sua immagine più densa: insieme esproprio e orizzonte, assenza e proiezione, sogno e stordimento.