Agorà

I fenomeno. Il portiere è uscito dalla riserva

Ivo Romano giovedì 4 settembre 2014
Il portiere di riserva, un ruolo che cambia. Lo chiamavano il “dodicesimo”, un tempo: scaldava panchine, faceva da sparring-partner (in allenamento) al titolare, talvolta ne era grande amico, talaltre molto meno, viveva ai bordi del rettangolo verde, per lui quasi una chimera, che si materializzava di rado, più che altro per altrui sfortuna. Storie differenti, a seconda del carattere. Storie di delusione, solitudine, frustrazione. Oppure di abitudine, consapevolezza, fierezza. Ne sono pieni gli almanacchi, di portieri di riserva che a quel ruolo non derogavano mai (o quasi). Numeri uno di fama, longevi, inscalfibili. E loro alle spalle, senza gloria. Dino Zoff, un esempio tra i numeri uno. Una lunga carriera, tanti dodicesimi relegati in secondo piano: Piloni, Alessandrelli, Bodini, quest’ultimo con tanto di biografia, intitolata, appunto, “Secondo… me, una carriera in dodicesimo”. E altri, tanti, più o meno importanti comprimari per le loro squadre, quasi sempre oggetti misteriosi per il grande pubblico. Qualcosa è cambiato, da allora. Anzi, molto più di qualcosa. Perché è cambiato il calcio, sono aumentati gli impegni, è lievitato lo stress, psicologico ancor prima che fisico. E allora, avanti col turnover, a volte fisiologico, altre esasperato, che ora investe anche i portieri. Titolare tra i pali in campionato, riserva a prenderne il posto in coppa: accade molto spesso, ormai. Perfino spingendosi oltre, laddove nessuno avrebbe mai pensato di arrivare. La Liga per uno, la Champions League per l’altro: modello Real Madrid, un anno fa, Diego Lopez in campionato, Casillas nella competizione più prestigiosa d’Europa. E se cambiano le abitudini, bisogna ritoccare pure le strategie, quando si opera sul mercato. Il gap s’è ristretto, tra il primo e il dodicesimo. Un tempo, non c’era paragone: un portiere forte in campo, una riserva affidabile in panchina, da utilizzare solo in caso di necessità. Non più così, adesso. Divario minimo, tra i due: in rosa, almeno un paio di portieri di primo livello. Soprattutto all’estero, a dire il vero. È stata proprio quest’estate a inaugurare il nuovo corso, in Italia appena abbozzato, con il Milan a fare da apripista (la stessa Lazio ha promosso titolare Berisha, nazionale albanese, e ha alle sue spalle Marchetti, nazionale italiano in autunno 2013), in attesa di nuovi adepti: aveva Agazzi, ma ha deciso di prendere Diego Lopez dal Real Madrid, in più ha addizionato un anno di prolungamento di contratto ad Abbiati, che il rossonero ce l’ha cucito addosso da tempo. Tre portieri, addirittura, tutti papabili per una maglia di titolare (per valore tecnico), che per, per gerarchie già stabilite, spetta allo spagnolo. Altrove, soprattutto ad alti livelli, il nuovo corso è partito a razzo, muovendo cifre considerevoli sul mercato, che un tempo per i portieri erano riservate ai grandi e ora anche pure ai rincalzi. Del resto, il Real Madrid per sostituire Diego Lopez non ha preso un signor nessuno: s’è buttato su Keylor Navas, rivelazione del Mondiale a difesa dei pali del Costarica (era già nella Liga, nelle file del Levante), cui ha fatto firmare un contratto per i prossimi 6 anni. Intanto, il Chelsea in Spagna andava a riprendersi un portiere di sua proprietà, uno che tanto aveva contato nelle fortune recenti dell’Atletico Madrid: il belga Thibaut Courtois, uno dei migliori al mondo, a soli 22 anni. Ma mica per questo ha fatto partire Peter Cech, veterano di oltre 300 partite (con la sola maglia del Chelsea, senza contare le 107 in nazionale ceca e il resto, prima di sbarcare in Premier League), che pure aspirava a una squadra doveva vivere ancora da inamovibile titolare. Il Barcellona ne ha presi due, in una sola estate: il tedesco Ter Stegen, che ha già alle spalle 3 anni di Bundesliga e tutte le nazionali giovanili di Germania, e Claudio Bravo, altra rivelazione mondiale, nella porta del Cile. Gli stessi Manchester City (Caballero alle spalle di Hart) e Arsenal (Ospina dietro a Szczesny) si sono affidati a portieri reduci da tante annate consecutive da titolari. È il nuovo corso, ormai segnato. Quello del portiere di riserva, finalmente protagonista. >