Agorà

Il nuovo Harry Potter, più azione meno storia

Francesco Bolzoni mercoledì 17 novembre 2010
La storia di Harry Potter che ab­biamo conosciuto undicenne scorrazzare nella Londra dei maghi e il mondo fatato che si e­spande oltre il binario 9 e ¾ con la scuola di magia, la sala mense do­ve si inseguono i fantasmi degli an­tenati, le aule, le stanze, i professo­ri e i 'babbani', è agli sgoccioli. Harry, Hermione e Ron si sono fat­ti grandi. Dopo aver vissuto una vi­ta sul set superano adesso i vent’an­ni. Non c’è neppure più a proteg­gerli la schiera degli insegnati, la co­moda protezione dell’istituto che nel film Harry Potter e i doni della morte - parte 1 (nelle sale da ve­nerdì), non vediamo mai, l’affetto dei parenti.I nostri tre amici sono soli e, come dice Hermione, del tutto vulnerabi­li. E il nemico giurato di Harry, il «bambino sopravvissuto» al mo­mento del sacrificio dei suoi geni­tori, è quanto mai potente. I 'man­giamorte' controllano il ministero della magia e la scuola di Hogwarts. La maledizione del Signore delle Te­nebre pende sulla testa di Harry dal visetto schermato dagli occhialini, sul perplesso e divertente Ron e sul­la sempre padrona di sé Hermione. Chi ha molto amato le ricche, fan­tasiose commedie inventate da J:K: Rowling (qui anche produttrice del film assieme al produttore storico della serie David Heyman) segue in modo distaccato, quasi freddo, le ultime vicende di Harry Potter do­ve, per questioni economiche, la conclusione della Rowling è stata divisa in due parti. Il film inizia con le due forze schie­rate l’una contro l’altra. La prima comprende intorno a un tavolo il gruppo dei malvagi dominato da Valdemort. Stanno preparando un piano di guerra contro il gruppu­scolo formato da Harry, Hermione e Ron. Altre figure che pure hanno un ruolo nel racconto non svolgo­no una funzione narrativa, non aiu­tano lo sviluppo della vicenda. So­no creature, se vogliamo, smorte. Non credo dicano qualcosa ai bam­bini, grandi consumatori della se­rie di Harry Potter; del resto è pre­vedibile che il film non incassi tut­to il denaro messo insieme dagli al­tri episodi della saga. Piacerà agli adulti. L’ala della mor­te lo domina dall’inizio alla fine. Gli attori paiono vivere in una sorta di incubo. Lo stesso legame affettivo fra Hermione e Harry suggerisce al regista l’umbratile scena del ballo e qualche bacio. Troppo poco.Ci sono, ovviamente, nel film bra­ni di sicura suggestione come l’i­noltrarsi dei tre amici nel bosco, le luci che appaiono e scompaiono, quella tenda aguzza sui lastroni (ma gli interni sono di tutto punto), la ricerca della spada che viene re­cuperata da Harry e, nelle sequenze ambientate a Londra, le mac­chine impazzite, con le motoci­clette dei nostri eroi che guizzano di qua e di là.Effetti che confermano la serietà del modo di raccontare del regista, che riduce a effetti, del resto scombus­solanti e sempre inattesi, le offensi­ve di Valdemort. E ritroviamo, sul fi­nale, il vendicativo mago dalla fac­cia bianchissima. È nella cripta di Silente. Estrae una lama. È l’arma con cui combatterà l’ultimo scon­tro con il «bambino sopravvissuto». Ma lo vedremo il prossimo anno, quando il 15 luglio uscirà la secon­da e ultima parte della saga cine­matografica.