Agorà

STOCKETT. «Il mio Help, un colpo contro tutti i razzismi»

Alessandra De Luca mercoledì 11 gennaio 2012
Il romanzo The help è un successo planetario (10 milioni di copie nel mondo), il film sta sbancando i botteghini Usa in attesa di arrivare anche da noi il 20 gennaio. E pensare che quel libro nessuno voleva pubblicarlo. Ma Kathryn Stockett, la 42enne autrice del best seller, bionda e minuta, è una donna testarda e nonostante una sessantina di rifiuti non si è arresa. E quelle pagine sono diventate addirittura una pellicola della Disney diretta da Tate Taylor e interpretata da Emma Stone, Viola Davis, Octavia Spencer e Bryce Dallas Howard. «Avevano ragione a dirmi di no – dice sorridendo la scrittrice, venuta in Italia per presentare la sua opera – il libro non era ancora pronto. Quei rifiuti mi hanno costretto a renderlo migliore». Ambientati a Jackson, in Mississipi, proprio nella cittadina dov’è nata e cresciuta la Stockett, libro e film mettono in scena la presa di coscienza di una giovane aspirante scrittrice, Skeeter, che prima spinta dall’ambizione, poi dall’indignazione, raccoglie le testimonianze di decine di cameriere nere che negli anni Sessanta, nel bel mezzo della lotta per i diritti civili, trovarono il coraggio di raccontare brutalità e razzismo, umiliazioni e pregiudizi di cui erano vittime prestando servizio nelle famiglie bianche.Quanto c’è di autobiografico nel suo libro?Ho cominciato a scrivere pensando alla mia tata, Dimitri, che mi mancava molto. Da bambina però non mi chiedevo come fosse la sua vita. Il libro è una lettera d’amore a lei, la donna che mi ha aiutato a trovare una "voce nera" per raccontare la storia di tutte le protagoniste. Ma per quanto sia una scrittrice, non credo di avere molto in comune con Skeeter.Si spieghi meglio.Io non sono così coraggiosa. Lei scriveva negli anni Sessanta, durante la battaglia per i diritti civili, ed era molto pericoloso. Io sono arrivata molti anni dopo, e l’elezione di Obama dimostra quanto le cose siano cambiate. Non abbastanza però da poterci ritenere guariti da questa malattia che continua a infettarci il sangue: il razzismo.Ha scelto lei il regista a cui affidare le sue creature?Tate è un mio amico d’infanzia e ha opzionato i diritti del libro ancora prima che venisse pubblicato. Non mi sono occupata della sceneggiatura, né del casting, ma ho preteso due cose. Che il film fosse girato in Mississippi e non in un anonimo studio di Vancouver. E che il personaggio di Minny fosse interpretato da Octavia Spencer, grande amica del regista, l’attrice che ha letto il mio libro in giro per il mondo. Le critiche al libro però non sono mancate.Forse ha dato fastidio il fatto che a dare voce a donne nere sia stata una bianca. Ma il mio lavoro consiste proprio nell’immaginare di essere nei panni di qualcun altro! Una delle prime lettere che ho ricevuto sul mio website arrivava dall’Italia. Un lettore mi scriveva di aver vissuto la stessa esperienza nella sua famiglia. Non avrei mai immaginato che Roma potesse avere qualcosa in comune con un paesino del Mississippi.Anche il suo prossimo libro avrà protagoniste femminili.Sarà ancora ambientato in Mississippi negli anni Venti e Trenta, quando le donne per la prima volta votavano, accorciavano i capelli e le gonne. Racconterò un’epoca di grande liberazione.