Agorà

Claudiana. Il catalogo c'è, i lettori no

Samuele Bernardini* domenica 23 luglio 2023

Il dibattito sull’editoria religiosa cattolica sviluppato su questo giornale interessa anche un editore protestante come Claudiana che opera da molto tempo in un contesto difficile per la diffusione dei propri libri e che, per sostenerla sul territorio nazionale, si è dovuto dotare di una piccola catena di librerie proprie. La crisi del pubblico cattolico mette in difficoltà anche l’editoria protestante perché quello è anche il pubblico di riferimento per i libri e le riviste che pubblichiamo e le attività culturali che sviluppiamo nei territori. Un pubblico che per consistenza è più importante di quello protestante. Lo storico delle religioni Massimo Faggioli si chiedeva: «I cattolici leggono ancora di Bibbia, teologia, spiritualità? » (“Il Domani”, 26 ottobre 2021). E precisava: « L’etica della lettura non è solo un’idea protestante, e il cristianesimo non è una religione del libro, nel senso che non è vincolato alla lettera. Ma leggere e interpretare la Scrittura è anche un processo intellettuale, e senza questo processo intellettuale non c’è tradizione della chiesa, dalla quale la Scrittura è emersa,»

Quella domanda rivolta ai cattolici vale anche nella forma: « I protestanti leggono ancora di Bibbia, teologia, spiritualità?». Dal mio personale osservatorio di libraio Claudiana per oltre quarant’anni, mi sento di rispondere: «poco e, con il passare del tempo, sempre meno». In altre parole, fatte tutte le debite proporzioni, il mondo protestante condivide la stessa crisi del mondo cattolico. Anche noi leggiamo poco, e sempre meno: di Bibbia, teologia, spiritualità. I dati sulla lettura in Italia sono positivi, registrano percentuali in crescita. Ma è così anche per noi? Forse anche noi leggiamo sempre più libri di letteratura e saggistica (e questo è un bene). Ma quanto leggiamo di scienze bibliche e religiose? Poco. Sempre meno. E quanto incide tutto questo sullo stato di salute del nostro mondo, delle nostre chiese, delle persone che frequentano le nostre comunità? Molto. Sempre di più.

Ci troviamo in una situazione in cui comportamenti derivanti dall’esperienza pandemica (come la persistente difficoltà ad avere pubblico presente fisicamente agli incontri di promozione della lettura, sia in libreria sia in altri contesti) vengono a sommarsi a quelli pre-2020, che nel frattempo si sono accentuati. Tra questi il più rilevante è la diminuzione delle librerie religiose cattoliche. Molte hanno chiuso e altre sono state ridimensionate. Ma si è mai tentato di cambiarne il modello e l’immagine? Si è provato (con convinzione) ad adeguarle alle nuove esigenze di un pubblico che non si accontenta più, se mai l’aveva fatto, di trovarvi solo la specializzazione religiosa e che, invece, desidera curiosare tra il meglio della saggistica e della narrativa pubblicata dall’editoria italiana?

Quando si è in difficoltà bisogna avere il coraggio di aprirsi al mondo che c’è lì fuori (diciamo così) e confrontarsi con le sfide che da lì provengono. E le librerie possono essere luoghi in cui questo confronto avviene. Ma questo è possibile solo se si cambia l’idea di libreria religiosa, quella che abbiamo noi che le gestiamo e soprattutto il pubblico che le osserva da fuori e scarsamente le frequenta. Nuovi assortimenti di catalogo, spazi per gli incontri, operatori più preparati, sono tre aspetti di cui nessuna libreria può più fare a meno. «Comprendi quel che leggi?», chiede Filippo al ministro della regina d’Etiopia (Atti 8,30). Quegli rispose: « E come potrei, se nessuno mi guida?» (8,31) E poi domanda ancora: « Di chi sta parlando il profeta? Di sé stesso o di qualcun altro?» (8, 34). La fede cristiana si nutre (si dovrebbe nutrire) di riflessione biblica e teologica. Non solo per indagare le scritture in profondità e sviluppare teologie che aiutino il nostro pensare e il nostro fare oggi nel mondo. Ma anche per confrontarci con un mondo secolarizzato che si apre a una credulità diffusa, perché la mancanza di cultura, anche religiosa, porta a credere qualsiasi cosa.

Leggere e interpretare il testo biblico è un esercizio fondamentale che ci consente di misurarci con la complessità del testo e ci obbliga a comprendere la pluralità delle interpretazioni. Questo vale anche per la complessità del mondo in cui viviamo. E le nuove domande che emergono richiedono risposte competenti, nuovi approcci e sensibilità. Leggere aiuta a pensare. I libri e la lettura sono (erano?) un punto di forza per la nostra generazione. Dobbiamo fare di più perché lo siano anche per quella che ci segue, anzi che è già qui, con noi.

*responsabile delle librerie Claudiana