Agorà

L'analisi. Il Campionato già scritto in cerca di smentite

Italo Cucci sabato 20 agosto 2016
Torna alla ribalta, con strepitosa intensità, il mito della Juventus dominatrice, la squadra che Brera definì Signora Omicidi ai tempi di Boniperti e Trapattoni, la stessa impietosa macchina da guerra che chiamai Odiamata sottolineando un fenomeno tutto italiano – il tifo contro – ovvero l’opposizione globale delle fazioni pallonare allo strapotere del club più amato dagli italiani. Inutile sottolineare l’antisportività del concetto, visto che al calcio-business poco è rimasto di sportivo: basta affacciarsi alla finestra di Rio de Janeiro, in queste ore, per rendersi conto che lo sport è tutt’altra cosa, è fatica, dolore, gioia, sacrifici di giovani uomini e donne che attendono l’ora di Olimpia per agguantare una medaglia e un po’ di gloria esercitando la loro bravura in piccole quanto insolite discipline sportive che non li arricchiranno se non di una fama passeggera.Mai come ora, dopo la conquista del quinto scudetto consecutivo, si discute animatamente di quell’Undici compatto e determinato che cerca ancora una volta di fare intorno a sé il vuoto e di scrivere la storia tentando con ininterrotta supremazia di appropriarsi del sesto tricolore, anche se un evento del genere le consegnerebbe una realtà abbastanza meschina: quella di non aver avversari sul campo ma solo sugli spalti degli stadi o davanti a un teleschermo. Sicché oggi ti capita di sentire non la classica domanda precampionato “chi vincerà lo scudetto?” ma piuttosto “è possibile che qualcuno batta la Juve”? Leggo che il Napoli ha vinto l’indesiderato scudetto d’estate brillando nelle amichevoli; e che il nuovo tecnico dell’Inter De Boer osa sfidare i bianconeri dichiarando di non temerli (e sarebbe buffo il contrario); e che la Roma mostra i muscoli dopo avere pareggiato con il Porto grazie a un’autorete. Tutta qui, l’opposizione? Tento di “leggere” le formazioni che fra poche ore scenderanno in campo, giusto per farmi un’idea dei valori tecnici, ma i cantieri sono ancora aperti, i lavori in corso sono complicati dal calciomercato e dai dubbi, già si registrano i primi incidenti causati da una preparazione stupidamente precaria (solo il Napoli ha lavorato all’antica grazie a Sarri, un rivoluzionario all’antica) e la zuffa più eclatante riguarda il possesso di Diawara, il giovanotto lanciato dal Bologna che ha mostrato la sua gratitudine ai rossoblù eclissandosi in qualche esotica località vacanziera. E cosa dire, poi, della Questione Cinese che ha denazionalizzato i due prestigiosissimi club di Milano? Tifosi finalmente soddisfatti o condannati a subire gli sfottò impietosi del popolo juventino che esalta la italianissima proprietà del club, almeno fino a quando Marchionne e Elkan non decideranno di trasferirne la sede in Olanda.A questo punto c’è solo un dettaglio tecnico che ci intriga, una storia con un titolo degno di Lina Wertmuller: “Riuscirà Allegri a far segnare a Higuaín tanti gol come seppe fare Sarri?». Direte: ma i gol li fanno i giocatori, non l’allenatore. Sembrerebbe banalità ma non è così: il Napoli ha giocato per il Pipita, mettendogli a disposizione fior di campioni e dunque consentendogli di esaltare la propria bravura; insomma, favoleggiando, tutti per uno e uno per tutti. Sono dunque curioso di scoprire quale sarà l’arma tattica di Allegri per rendere ancora micidiali i piedi di Higuaín. Non è interrogativo angoscioso e tuttavia questo sta per offrirci il campionato che va a cominciare. Il primo, dopo trent’anni, senza Berlusconi. Il primo, per la storia, che utilizzerà la stolida moviola in campo. Il primo decisamente affacciato alla finestra dell’Europa per vedere cosa faranno Ancelotti, Conte, Ranieri, Mazzarri, Guidolin. Risultati a parte, io so che insegneranno il calcio all’italiana. Buonanotte tikitaka.