Agorà

Sport & hi-tech. Il calcio va in rete sui social network

Massimiliano Morelli venerdì 30 maggio 2014
Non c’è crisi economica che tenga al solo pensiero che perfino il Bari, ancor prima di essere acquistato all’asta fallimentare, ha inaugurato il nuovo sito internet con tanto di accessi Facebook, Twitter e Instagram. Quasi a dimostrare che la tecnologia può andare avanti senza eccessi né sperperi economici nel mondo virtuale del football, dove sono ancora tanti quelli che che seguono le vicende della propria squadra minuto per minuto.A farla breve, le società di calcio hanno fiutato l’affare e, seppur con grave ritardo rispetto ai sodalizi del resto d’Europa (compresi quelli del calcio di seconda fascia intesi come Turchia, Belgio e Olanda) in Italia è cominciato il campionato irreale, quello dei sogni che diventano concretezza per lo meno quando si naviga in Rete; e, dopo qualche timido approccio sui social network, adesso si è considerati “out” se non si punta sul web.Così c’è chi s’industria con le web tv e chi sul sito internet non scrive più le notizie, ma punta esclusivamente sui video: le videointerviste, i videoallenamenti, le videoconferenze stampa. Come gli innovativi pugliesi, merita un plauso l’Empoli, che ha presentato una "app" per innescare la convivenza col club di appartenenza: aggregazione, interattività e geolocalizzazione, questi i principi guida della nuova applicazione in ottica toscana presentata nella sede del club da un’azienda aretina, la Inexma, intuitiva nello stare al passo coi tempi sapendo puntare la propria barra della comunicazione verso il futuro. Commento e condivisione, questo l’imperativo di “Toalk”, la app in questione utile per attuare il cosiddetto social “verticale”. Le grandi possono permettersi il top, come hanno fatto da subito il Milan (la cui start up è stata perfetta: sito internet costantemente aggiornato, newsletter puntuale e gli indispensabili feed rss) e a seguire Juventus e Inter. La Roma ha rivoluzionato il sito ufficiale grazie anche allo sbarco della dirigenza statunitense a Trigoria; poi il Napoli, che ha un sito vagamente cinematografico e traduce le news in quattro lingue, cinese incluso. Ma buoni esempi vengono offerti anche dallo sfruttamento dei social realizzato da Genoa e Chievo, club pronti a ragionare sulle priorità e capaci di evitare il rischio di imbarcarsi in un affare troppo grande: strategia, struttura adeguata alle necessità, risorse economiche, capacità di sintesi e l’acutezza di non scivolare nell’uso del "copia e incolla". Perché è meglio non pubblicarla la news scopiazzata, sarebbe peggio d’un autogol. Non mancano le idee, anche se la gran parte dei club punta quasi esclusivamente allo sviluppo del merchandising e alle affiliazioni più o meno utili per la conta del “chi c’è e chi non c’è”. Qui ormai l’informazione viaggia solo ed esclusivamente sui social: la gestione-Pallotta, che sulla vicenda stadio (argomento che nella capitale va per la maggiore, più delle imprese della squadra di Garcia o delle indiscrezioni di mercato) sta lavorando da mesi, ha creato un account - @stadiodellaroma - per tenere informati i followers sugli sviluppi del progetto.Concretamente i social hanno demolito l’antica passione delle chiacchiere da bar sport e ormai i contenuti pubblicati debbono avere un margine di errore pari a zero. Sono pensati e ragionati a tavolino. Ma come in tutti gli ambiti c’è il rovescio della medaglia legato a chi usa e abusa del rapporto virtuale con smartphone e ipad, problema che entra in gioco quando la gestione dei social network è affidata a chi si rapporta alla tecnologia avanzata più per moda che per studi o capacità. Fra i calciatori, molti di quelli che "postano" qualcosa dimostrano immaturità (celebre la stucchevole telenovela sentimentale resa pubblica dall’interista Icardi, o le provocazioni di Balotelli). Altri litigano con i tifosi, altri ancora non se le mandano a dire fra loro, mentre qualcuno cerca l’inutile fraseggio in rete sollevando anche furiose polemiche.Massima libertà è stata promessa su Twitter e Facebook agli azzurri durante il Mondiale. Ma il ct Cesare Prandelli in merito all’uso dei social network in Brasile ha chiesto espressamente ai suoi giocatori di «evitare riferimenti alla squadra o a situazioni che possano innescare polemiche». Per esprimere il proprio pensiero sul Mondiale - è stato fatto notare - c’è la conferenza stampa ufficiale. Basterà?