Agorà

FRANCIA. I volontari bocciano la tombola per l’Africa

da Parigi Daniele Zappalà mercoledì 2 settembre 2009
L’aiuto internazionale ai Paesi poveri non è un gioco, ma in fon­do perché non metterlo in gioco, ad esempio lanciando una tombola su internet «ap­positamente creata» per l’A­frica? Il progetto, previsto per il 2010, è stato annunciato giorni fa dal ministro france­se per la cooperazione, Alain Joyandet. E non si può dire che sia passato inosservato, a giudicare dalla valanga di reazioni quasi tutte indigna­te che ha suscitato. Fra i primi ad intervenire il Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo (Ccfd), subito echeggiato da diverse Ong transalpine d’ispirazio­ne cristiana. Il presidente Guy Aurenche ha de­nunciato «il rischio di far sprofondare nel ri­dicolo l’impegno mo­rale e politico della Francia di fronte all’A­frica ». Il Ccfd ha preso l’iniziativa di riunire una cordata di asso­ciazioni umanitarie per chiedere la sop­pressione di un pro­getto che «fa già molto male alla responsabilità civica del­la cooperazione e soprattut­to alla pedagogia della soli­darietà internazionale». Se dunque in tempi di crisi è legittimo cercare soluzioni «creative» per accrescere i fondi di certi ministeri, a tut­to c’è un limite. Tanto più che le alternative eticamente ac­cettabili sperimentate a livel­lo internazionale non man­cano. E del resto sarebbero anch’esse allo studio del go­verno francese. Fra gli esem­pi più citati dalle associa­zioni, c’è l’idea di ridurre i costi bancari delle ri­messe dei migranti verso i rispettivi Paesi d’origi­ne, ma anche una tassa sulle transazioni finan­ziarie e di cambio (simi­le a quella proposta fin dagli anni Settanta dal defunto Nobel america­no per l’economia James Tobin), o ancora un contri­buto fisso sui biglietti ferro­viari ed aerei internazionali. In tutti questi casi, sostengo­no le Ong, la dimensione mo­rale e pedagogica dell’aiuto non viene meno come nel ca­so del «bingo» contestato. Inoltre, aggiunge il fronte u­manitario, la proficua molti­plicazione di soluzioni di fi­nanziamento «innovative» non dovrebbe trasformarsi in un alibi per non rispettare l’impegno preso da tutti i Paesi ricchi di devolvere lo 0,7% del Pil per la coopera­zione. Un obiettivo che Pae­si come Francia e Italia sono ben lontani dall’aver rag­giunto. Più in generale, poi, la «falsa buona idea» del bingo sareb­be anche l’ennesima spia dell’atteggiamento tipico dei Paesi europei nei confronti della cooperazione interna­zionale, ancora troppo intri­so del vecchio «paternalismo coloniale». In proposito, al­cune recenti proposte del­l’amministrazione america­na hanno positivamente sor­preso le Ong europee perché impostate invece come «re­lazioni fra Paesi adulti». Ac­canto agli aiuti, Washington ha evocato in particolare lo sviluppo di scambi commer­ciali di nuovo genere con l’A­frica, la facilitazione delle e­sportazioni africane e la que­stione della democrazia nel continente.