Agorà

EURO 2012. I maestri inglesi rapiti dal calcio all’Italiana

Massimiliano Castellani sabato 23 giugno 2012
​C’è chi vorrebbe essere la Spagna e palleggiare leggiadro come il Barcellona (il Portogallo, nonostante Cristiano Ronaldo si ispiri al Real) e chi pensa che il modello ideale di Euro2012 sia la multietnica e meno panzerata Germania di Loew. Ma c’è anche la terza via, antiquata e deprecabile quanto si vuole, ma ancora efficace ed attuale, quella “all’italiana”. Gli inglesi, inventori del football (a meno che non vogliamo rifarci alla prima partita documentata del calcio fiorentino, in Santa Croce, nel 1530) stanno sperimentando che gli strateghi italici funzionano. La Premier, è finita al Manchester City di ciuffo soave Roberto Mancini che ha gabbato lo United di sir Ferguson. La Champions, che sembrava un discorso tutto ispanico tra il Barça di Messi e il Real Madrid di Mourinho, alla fine, se l’è intascata il Chelsea del “supplente” Roberto Di Matteo. Sono 7 (8 con l’infortunato Cahill) i giocatori dei blocchi Chelsea e City convocati nella nazionale dei Tre Leoni. Una selezione che in campo ha masticato italiano nei precedenti 4 anni della ferrea gestione Capello. E Roy Hodgson al posto di Don Fabio, va ancora in quella direzione. Mister Roy pur essendo un sacchiano, fedele al 4-4-2, è un maniaco del difensivismo che solo se lo facciamo noi (non il Chelsea con il Barcellona) però diventa “catenaccio”. «L’ho avuto all’Udinese e posso assicurare che Hodgson cura come pochi la fase difensiva», conferma il terzo portiere azzurro Morgan De Sanctis. La sua Inghilterra si specchia nell’Italia di Prandelli: propone una difesa a 4, due punte avanti e un centrocampo in cui al nostro Pirlo play-maker, oppone un Gerrard che svaria ancora di più e di cui Marchisio e De Rossi tengono il poster stampato nel cuore e nella mente. Qualcuno obietta, anche da fonte inglese, che il tatticismo di Prandelli formatosi direttamente alla old school di Coverciano (unica nel suo genere) è nettamente superiore all’approccio di Hodgson che nella sua esperienza italiana (Udinese e Inter), abbiamo fatto diventare, a torto, una macchietta (“Stanlio Roy”). Vizio italico vuole che lo straniero in panca o lo si esalta all’inverosimile (Mourinho) o lo si getta nel ridicolo. A Hodgson è toccato questo secondo immeritato destino, al quale però ha sempre risposto con i risultati. Allontanandosi dal campionato più pazzo e “scandaloso” del mondo, la Serie A, non è andato affatto in pensione, ma con la forza dell’esperienza e del buon mix, difesa all’italiana e ripartenze in pieno british style, nel 2010 ha portato il Fulham alla finale di Europa League e salvato dalla retrocessione, per due anni di fila, un modesto West Bromwich Albion. Attenzione dunque a spupazzare il vecchio Roy, perché non va alla caccia alla volpe - come volevano Aldo, Giovanni e Giacomo - ma nel tempo, si è trasformato in una pericolosa silver fox della panchina. Quella con Prandelli, per il tecnico di Croydon diventa anche la sfida tra due “Normal One” che sono all’inizio dell’opera e non alla fine delle missioni impossibili sbandierate dai “santoni” del calcio (vedi Capello). Il Cesare azzurro, comunque vada Euro2012, sarà ancora al suo posto fino ai prossimi Mondiali del Brasile. Nel calcio dei progetti, l’Hodgson project ha ancora davanti a se 4 stagioni. E mentre l’Inghilterra gioca e pensa all’italiana, Gigi Buffon si presenta con un insolito aplomb inglese, ringraziando il primo tifoso azzurro, «il Presidente della Repubblica Napolitano, per aver capito con quanta passione e impegno questa Nazionale intende rappresentare al meglio il nostro Paese». Parole che toccano il cuore e alimentano sempre più lo stupor mundi (anzi Europae) che aleggia sopra quest’Italia che «non è la più forte, ma magari può diventare la più brava di Euro2012», spera il Gigi nazionale. Contro quest’Inghilterra all’Italiana, domani sera si parte alla pari, «abbiamo il 50% delle possibilità a testa», dice Buffon che riconosce però all’Inghilterra la presenza in campo di un “leader” come Rooney. E noi quel leader ce l’abbiamo? «Cassano ha tutte le caratteristiche per esserlo, peccato non ne sia consapevole», conclude capitan Buffon che nell’attesa del grande match di Kiev, si rituffa nel fantastico mondo di Facebook. «Da figlio di questo tempo, è un modo per dire realmente la mia, senza aprire più un giornale e non accendere la tv». Sorry, molto all’italiana.