Agorà

In sala. Lo Hobbit fa il bis: più epico e cupo

Alessandra De Luca venerdì 13 dicembre 2013
Le avventure di Bilbo Baggins (Martin Freeman) in viaggio insieme al Mago Gandalf (Ian McKellen) e ai tredici nani guidati da Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) continuano ne Lo Hobbit - La desolazione di Smaug tra ragni giganti, uomini orso, elfi (tra cui c’è sempre il biondissimo Legolas interpretato da Orlando Bloom) e orchi fino all’arrivo alla Montagna Solitaria e al perduto regno di Erebor, dove ad attendere la Compagnia c’è il terrificante drago Smaug. A incontrarlo per primo è proprio Bilbo che perduto inevitabilmente il candore iniziale è armato di uno sguardo decisamente più consapevole e tormentato, complice la demoniaca forza dell’anello che il giovane hobbit nasconde in tasca e indossa all’occorrenza per sparire alla vista altrui. Come Ulisse con Polifemo, dovrà usare tutta la sua astuzia per trovare tra i tanti tesori la preziosa Arkengemma e sfuggire alle fauci del gigante risvegliato. Diciamo subito che il peccato originale di questa operazione, prequel della fortunatissima saga de Il signore degli anelli, è che Peter Jackson (insieme ad altri tre sceneggiatori, tra cui Guillermo Del Toro) ha voluto trarre un nuova trilogia da un libro – Lo Hobbit –– che conta circa 200 pagine. Per fare questo il regista ha dovuto aggiungere, accumulare, dilatare, ripetere materiale ( e collegamenti narrativi alla precedente trilogia) per raggiungere, chissà perché, la durata di 2 ore e 40 minuti, mentre 2 ore sarebbero state più che sufficienti per raccontare le vicende di questo secondo capitolo che risultano dunque piuttosto "annacquate". Rispetto alla prima puntata, Un viaggio inaspettato, dal tono più fiabesco e scanzonato, adatto anche ai bambini più piccoli, questo è decisamente più cupo e spaventoso, ma anche più teso, drammatico ed epico. Le grandi scene di battaglia si alternano però a lunghi dialoghi di stampo teatrale che mettono a dura prova anche la pazienza degli adulti e il finale vi lascerà nel bel mezzo dell’azione. Lo spettacolo è assicurato da grandiosi effetti speciali, paesaggi mozzafiato, una macchina cinema supercollaudata e dal vero capolavoro di Jackson, ovvero il maestoso e avido drago Smaug, grande protagonista del film che a quasi due ore dall’inizio fa la sua comparsa sepolto sotto una montagna di tesori. Paradossalmente però la proiezione del film a 48 fotogrammi al secondo (invece dei 24 a cui siamo abituati) se da una parte regala all’immagine una nitidezza strabiliante, dall’altra dà allo spettatore la sensazione di guardare una tv ad alta definizione rendendo tutto più artificiale e decisamente meno affascinante e misterioso.