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Dibattiti. Heidegger antisemita, la difesa di Von Herrmann

ALESSANDRO BELTRAMI sabato 14 maggio 2016
NOSTRO INVIATO A PAVIA La «verità» contro la macchina del fango scatenata dalla stampa internazionale e da opportunisti contro Martin Heidegger: per il quale la questione se fosse o non fosse antisemita non è nemmeno da porsi, in quanto insussistente. Non si definiscono apologeti, ma è stato nei fatti un nutrito banco in difesa dell’onorabilità del filosofo di Essere e tempo il convegno che giovedì nell’aula magna dell’Università di Pavia ha presentato il volume Martin Heidegger. La verità sui Quaderni neri (Morcelliana, pagine 464, euro 35,00), alla presenza degli autori Francesco Alfieri (Università Lateranense) e, soprattutto, Friedrich-Wilhelm von Herrmann, custode del pensiero di Heidegger, di cui è stato ultimo assistente particolare e promotore della pubblicazione della sua opera omnia. Una presentazione “protetta”, ricca di interventi – ma quanto più sarebbe stato interessante un variegato contraddittorio – per un libro che si propone di mettere la parola fine alla querelle nata dalla pubblicazione dei taccuini. «Ebraismo mondiale» e «autoannientamento» sono alcuni dei termini che compaiono in tredici punti incriminati. Tutto dovuto, secondo Von Herrmann, a una lettura letterale e non invece inserita nella comprensione generale dell’opera: «Tutti i termini riferiti a ebrei e all’ebraismo mondiale hanno la loro origine nella terminologia che in Heidegger caratterizza la critica storico-ontologica dell’epoca moderna» e quindi «non vuole essere specifico degli ebrei, ma riguarda tutti i popoli che vivono nello spirito dell’epoca moderna». Con judentum Heidegger indicherebbe, in sostanza, il peccato originale della cultura occidentale, che affonda nella tradizione giudaicocristiana e in quella filosofica greca post-socratica, colpevoli di essersi allontanati dall’Essere. Non dunque una questione razziale, ma un problema metafisico. Per Von Herrmann «non esiste una questione di antisemitismo storico-ontologico né un antisemistimo in generale» del pensiero heideggeriano perché «non si trova nessuna traccia dello spirito dei passaggi problematici nei testi fondamentali del pensiero storico-ontologico o dell’evento». Colpisce però che l’intervento di Von Herrmann – così attento alla questione dell’esattezza terminologica – sia stato diffuso in sala in una traduzione italiana a dir poco pericolante e molto probabilmente realizzata con l’ausilio di Google (difficile altrimenti spiegare passaggi come «Con questa affermazione senza fondo una pazzia è messo nel mondo cercando uguale»). Ma la massima virtù di Heidegger, si sa, non è la chiarezza (ne è la riprova il fatto che nessuno, nonostante almeno in quattro ci abbiano provato, sia stato in grado di tradurre il discorso a braccio sul pensiero heideggeriano con cui Von Herrmann ha concluso il seminario). «Molti termini – ha detto Alfieri – se presi letteralmente possono far cadere in trappola. Abbiamo diviso tutti i testi dei Quaderni per unità tematiche. Alcuni termini sono usati in modo particolare. Ad esempio quando Heidegger scrive che “Il nazionalsocialismo è un principio barbarico, è la sua essenza e la sua grandezza”, quest’ultima parola in senso letterale è equivocabile, ma nel resto del testo è usata per indicare il suo contrario». Altre volte Heidegger, secondo Alfieri, scrive una cosa per dire il contrario: «Nel caso dell’autoannientamento, il termine compare in relazione alla crisi dell’Occidente. Secondo Heidegger tutto ciò che porta all’autoannientamento spinge verso la produzione di nuove forme. L’autoannientamento è dunque mantenimento e conservazione dell’Ente, quando la sua possibilità di essere legato all’Essere è venuta meno. Non va dunque inteso in senso fisico». Per Alfieri e Von Herrmann la questione dell’antisemitismo è dovuta a una falsificazione in malafede. «Nei Quaderni parla a più riprese della “follia criminale” di Hitler e del suo “imperversare irresponsabile”», dice Von Herrmann: tutti passi «consapevolmente taciuti allo scopo di strumentalizzare». Una critica privata. Perché quella pubblica, all’epoca, non venne mai. © RIPRODUZIONE RISERVATA A Pavia l’ultimo assistente contesta tutte le accuse al suo maestro basate sui “Quaderni neri”. Senza però chiarire Heidegger Von Herrmann