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Verso la “Giornata”. Guardare ai quattro nuovi Giusti per pensare il futuro

Gabriele Nissim giovedì 2 marzo 2023

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Sono trascorsi undici anni da quando il Parlamento Europeo ha accolto l’appello di Gariwo per istituire la Giornata europea dei Giusti il 6 marzo, divenuta poi solennità civile in Italia nel 2017. Da allora centinaia di Giardini sono nati negli anni in Italia e nel mondo per diffondere il messaggio dei Giusti. A Milano la cerimonia di posa delle nuove targhe e consegna delle pergamene ai Giusti avverrà domani, 3 marzo, alle ore 10 al Giardino dei Giusti del Monte Stella. A Roma la Fondazione Gariwo organizzerà al Senato il 9 marzo la conferenza “Costruire democrazia nel nostro tempo, contrastare discriminazioni, persecuzioni e discorsi d’odio” nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva (Piazza della Minerva 38, Roma). Interverranno Antonio Tajani, Tsovinar Hambardzumyan, Gabriele Nissim, Anna Foa, Lucio Romano, Milena Santerini, Francesco Verducci, Martina Landi.

È tempo che le istituzioni del nostro paese prendano sul serio l’importanza della Giornata dei Giusti votata dal nostro Parlamento all’unanimità nel 2017. C’è stata molta distrazione istituzionale sul significato etico di questa ricorrenza. Fino a oggi le celebrazioni sono state uno straordinario movimento dal basso che ha coinvolto centinaia di scuole, decine di comuni che hanno dato vita a più di duecento giardini in Italia. Ma la politica non è stata capace di recepire la forza morale e il bisogno di una nuova idealità che si è manifestato in queste iniziative. Mai come in questo momento storico in cui le autocrazie minacciano la democrazia, cercano di soffocare i diritti nazionali dei popoli e calpestano i diritti fondamentali dall’Ucraina alla stessa Russia, dall’Iran all’Afghanistan, è importante ricordare il valore delle donne e degli uomini Giusti che, come è accaduto nel passato, sono il grande baluardo morale della difesa della dignità umana. L’esempio delle persone buone che non si arrendono al male estremo, alle dittature, all’odio, alle persecuzioni, insegna alla nostra società che ogni cittadino può diventare nel suo piccolo un argine contro ogni deriva morale e diventare parte di una catena di amore e di solidarietà come Giacomo Leopardi scriveva nella Ginestra: tutti infatti possiamo far parte della “social catena.” La Giornata dei Giusti è la giornata della speranza perché permette di comprendere che ogni individuo può esercitare il suo piccolo potere personale, come scriveva Vaclav Havel negli anni del totalitarismo sovietico, per spingere la storia in una buona direzione. Perché niente è ineluttabile. Questa consapevolezza libera straordinarie energie.

Gareth Jones documentò per primo l’Holodomor - Gariwo

Nella storia, come osservava Agnes Heller in Il male radicale, il percorso che porta ai genocidi e ai peggiori crimini contro l’umanità assomiglia a un treno che procede tappa dopo tappa attraverso differenti stazioni intermedie: dalle parole malate, al disprezzo dell’altro, allo svuotamento della democrazia, alla disumanizzazione, alla creazione di leggi ingiuste, fino ai campi di prigionia. Invece gli uomini hanno sempre la possibilità di arrestare ogni volta questo treno prima che giunga alla stazione dell’abisso e spingerlo nella direzione opposta della solidarietà, della Giustizia e del pieno riconoscimento della pluralità umana. Abbiamo concepito la giornata dei Giusti come una grande vetrina per le persone buone del passato e del nostro tempo. Il bene ha una caratteristica peculiare: crea emulazione. Non perché i Giusti abbiano il fascino degli “influencer”, degli sportivi di successo, dei cantanti, ma perché quasi per magia risvegliano in noi l’essenza più profonda dell’uomo che ci rende più felice. È quello che Vasilij Grossman chiamò «l’umano nell’uomo»: ciò che nei tempi più duri salva l’umanità. L’uomo ha dentro di sé la capacità di migliorare il pianeta e di cercare la Giustizia anche nell’impossibile. Esso vuole trascendere la realtà, non per andare nell’aldilà, ma per migliorare di volta in volta l’habitat in cui vive. La questione, come scriveva Zygmunt Bauman, in Conversazioni su Dio e sull’uomo, è però che l’uomo cade sempre nella trappola del proprio ego, nella tentazione della via più facile che lo porta a immaginare il potere per sé a scapito del prossimo. Da qui nasce la violenza contro gli altri, il disprezzo, il bullismo, fino alla prevaricazione dei diritti umani e della libertà da parte di quelle che noi oggi chiamiamo autocrazie.

Hersch Lauterpacht a Norimberga individuò la responsabilità individuale davanti a ordini inumani - Gariwo

Ciò che interrompe questo meccanismo perverso è sempre la persona scomoda che scuote l’uomo dal suo torpore. Può essere un saggio, un filosofo come Socrate, un politico, un intellettuale, persino un compagno di scuola o un vicino di casa, ma in ogni epoca ci sono sempre nuovi uomini Giusti che richiamano l’umanità alla responsabilità. Ci riuscì in Bulgaria Jako Baruch, compagno di scuola del vicepresidente del parlamento Dimiter Peshev, che dopo essere piombato a casa sua riuscì a convincerlo a intraprendere un’azione unica in tutta la vicenda tragica della Shoah. Infatti Peshev, da politico complice delle leggi razziali, si trasformò nel grande salvatore degli ebrei di una nazione intera. Questo non accadde invece al capo dei caschi blu dell’Onu Romeo Dallaire, che aveva chiesto invano a Clinton e alle Nazioni Unite di dargli l’autorizzazione a intervenire con le sue truppe per la salvezza dei Tutsi alla vigilia del terribile genocidio in Rwuanda. Successe a Nelson Mandela con la sua determinazione a innestare il processo pacifico che non solo portò alla fine dell’Apartheid ma anche ad un percorso di conciliazione con i bianchi che evitò un terribile bagno di sangue. Non ci riuscì invece Jan Karski, il messaggero clandestino della resistenza polacca che, dopo avere visitato il ghetto di Varsavia, cercò invano, come il suo compatriota, l’avvocato Raphael Lemkin, di convincere il presidente americano Roosevelt a trasformare la Seconda guerra mondiale anche in una operazione di salvezza degli ebrei.

Alfreda Markowska salvò dallo sterminio bambini rom ed ebrei - Gariwo

Il ruolo dei Giardini dei Giusti è quello di diventare un luogo pubblico di stimolo alle coscienze attraverso la raccolta di storie spesso sconosciute che raccontano la bellezza della persona buona. Essi ci permettono di conoscere le persone “scomode” che ci possono risvegliare. Pensiamo a Astiyazh Haghig, che ballava senza velo con il suo fidanzato Mohammad Ahmadi davanti alla torre Azadi nella centrale piazza di Teheran per chiedere la fine di quello che Masih Alinejad, la dissidente più conosciuta della diaspora iraniana, definisce come «un nuovo muro di Berlino che imprigiona le donne». Oppure volgiamo lo sguardo ai giornalisti e oppositori russi perseguitati per avere denunciato l’invasione dell’Ucraina come Julija Evgenevna Galjamina, Marija Ponomarenko, Aleksej Gorinov, Vladimir Kara-Murza, Ol’ga Smirnova. Al direttore della Filarmonica di Kherson Yurii Kerpatenko, che è stato ucciso il 15 ottobre a casa sua dall’esercito russo per essersi rifiutato di esibirsi in un concerto voluto dalle forze di occupazione. Giusti che, come durante la Shoah, non solo difendono la dignità umana minacciata, ma risvegliano la coscienza di noi spettatori e ci fanno pensare.