Agorà

Calcio. Gorgonzola modello pane e formaggio

Massimiliano Castellani venerdì 5 settembre 2014
Il calcio “pane e salame”, quello dei campanili, incarnato da presidenti, allenatori e calciatori che magari non hanno fatto la grande storia di cuoio, ma che nel tempo sono diventati comunque delle maschere popolari, è triste dirlo, ma si è estinto da un pezzo. Eppure, perlustrando ciò che resta della sana provincia italiana del pallone, a Gorgonzola, comune di 20mila abitanti alle porte di Milano, ci siamo imbattuti in una “squadra miraggio”: la As Giana Erminio. Società intitolata alla memoria di un alpino locale e fondata appena un anno dopo l’Internazionale, nel lontano 1909.Una compagine “pane e formaggio”, come quel gorgonzola dal retrogusto erborinato e manzoniano, che il padre-patron, Oreste Bamonte, produce nel suo premiato stabilimento caseario. Un club che da trent’anni in qua è, ancor di più che alle origini, a rigorosa conduzione familiare: Bamonte senior al timone, affiancato dal figlio Luigi e dalla nipote Rita, oltre che dall’infaticabile direttore generale Angelo Colombo. Gestione semplice di una realtà che per 104 anni è vissuta, nome a parte, quasi nell’anonimato del dilettantismo lombardo-padano. Poi, dalla stagione 2011-2012, evidentemente anche per via dello spirito trasmessogli dall’alpino Erminio Giana, i biancocelesti di Gorgonzola hanno iniziato una rapida, quanto clamorosa scalata. Trionfo nel campionato di Promozione e subito bis, con tanto di record, nell’Eccellenza. Infine, il “triplete” in serie D, per di più dopo essere stata inserita nel girone più difficile e praticamente impossibile per una squadra di dopolavoristi che si allenavano tre volte alla settimana e solo dopo il tramonto. Invece, una fetta dopo l’altra, con una serie di 21 partite senza mai perdere (in casa solo 2 sconfitte negli ultimi tre anni) si è materializzata l’inedita forma della “C”. Storico passaggio in Lega Pro, per una società assolutamente unica, con personaggi che stanno a metà strada tra la Brescello di Peppone e don Camillo e la cinematografica Borgorosso Football Club del presidentissimo Benito Fornaciari, alias Alberto Sordi.Soltanto il nuovo Centro sportivo, con i campi di calcio, il palazzetto e la piscina coperta, è un tuffo nella modernità e ci riporta a un’attualità dove, dopo l’esordio sfumato della settimana scorsa contro il Vicenza (i veneti sono stati ripescati in Serie B), da stasera i piccoli scalatori esemplari della Giana Erminio disputeranno la loro prima sfida da e con i professionisti. «Io non so ancora cosa ci sto a fare in questa categoria. Mi sento un intruso...», dice un ironico e fintamente smarrito Cesare Albè, 64 anni, un incrocio tra Serse Cosmi e Massimo Boldi che ricorda tantissimo nel timbro e nelle espressioni. «Oh ragazzi, ma “mì” sono un pensionato, altro che Lega Pro. Lavoravo nelle telecomunicazioni e ora mi tocca fare il mister a tempo pieno». Lo chiamano il “Ferguson” di Gorgonzola, perché è qui da vent’anni. Come per tutti gli altri protagonisti della scalata, la salita del mister è stata lunga ed è cominciata ai bordi dei campi di periferia. «Il mio calcio è quello dell’oratorio Pierino Ghezzi di Cassano d’Adda. È lì che sono nato e che ho scoperto la passione per quello che per me e per i miei ragazzi è prima di tutto un gioco. L’ho sempre fatto per diletto, mettendo in pratica ciò che ho imparato sul campo e adesso che sono “vecchio” mi sono dovuto rimettere a studiare per prendere il patentino di seconda categoria... – dice sbuffando, ma divertito –. Ma tu pensa, come compagno di banco mi sono ritrovato Rino Gattuso, lui campione del mondo seduto a fianco a a prendere il diploma. Ma robe de matt». Una lucida follia quella della Giana che con l’entusiasmo e l’incoscienza dei debuttanti è pronta per questa avventura che comincia oggi alle 19.30 contro il Lumezzane, allo stadio Brianteo di Monza. «Il nostro stadio Comunale non è ancora a norma, ma stanno ultimando la tribuna e presto torneremo lì, nella nostra casa». La casa dei sorrisi e dei successi, dove i tifosi hanno visto i loro beniamini collezionare 162 punti, segnare 188 gol e subirne appena 48. Parecchie reti le ha sventate il “portierino” poliglotta Nino Pablo Sanchez, 19 anni: un gatto tra i pali e che a dispetto delle origini spagnole è italianissimo, di Segrate. «L’unico straniero è quello lì, lui è il nostro Cristiano Ronaldo». Il mister indica un ragazzotto dal volto da maghrebino, ma in realtà è Daniele Spiranelli, il “7” magico della Giana che quando non si allena dà una mano al ristorante dei genitori, “I Tri Basei” di San Donato Milanese. «Ho 25 anni, e questa, come per molti dei miei compagni, è la “chance” per tentare il salto nel grande calcio. Ero entrato presto nelle giovanili del Milan e il mio treno pensavo fosse ormai passato, invece ora sento che posso risalirci al volo». Calma e gesso, predica il mister che alla fine dell’allenamento dà una pacca sulla spalla a chi passa nei paraggi e li presenta, sciorinando schede tecniche molto personali. «Quello è il “bomber”, Giorgio Recino, lavora anche lui con i genitori che gestiscono un bar. Un talento? Ha 28 anni, è arrivato sin qui con la grinta e con i gol, ne ha fatti una settantina negli ultimi tre anni». I talenti in rampa di lancio oltre al già maturo Spiranelli, i difensori Simone Bonalumi classe 1994, il 22enne difensore Matthias Solerio, i centrocampisti Matteo Marotta (’89) e Riccardo Rossini (’93). Gli altri si affacciano sornioni nell’universo professionistico per la prima volta e lo fanno con la stessa serietà che un Fabio Perna, attaccante dal fisico possente, di solito mette nel suo impiego di tipografo della redazione di “Famiglia Cristiana”.«Leggono i miei ragazzi? Quattro vanno all’università. Sanno benissimo che questo non è più il mondo dorato di un tempo e che la serie C è un sogno che oggi c’è, ma domani chissà...». Lo scorso anno Sanchez prendeva 70 euro a partita e gli stipendi da professionisti sono pari a quelli di un impiegato di banca. Il posto che il capitano della promozione in Lega Pro, il 27enne Andrea Chiappella, si è tenuto ben stretto. A fine stagione, dopo 31 gare, da indomito capitano coraggioso si è presentato davanti a compagni e tifosi annunciando a malincuore: «Ci ho provato fino all’ultimo a cercare di conciliare le due attività, ma purtroppo non è possibile». Ha scelto di continuare ad andare in banca - al mattino - e di continuare ad allenarsi - al pomeriggio - per giocare a Crema, in Eccellenza.Una scelta da giovane saggio, come un po’ tutti quelli che entrano a far parte della grande famiglia della Giana che oltre ai 18 giocatori della prima squadra (11 quelli confermati) può contare su un serbatoio di 200 giovani speranze. Un settore giovanile che da quest’anno si è unito e collabora con la Tritium, anno di fondazione 1908. Altra realtà rara del calcio “pane e formaggio” quella di Trezzo d’Adda che ha provato anch’essa l’ebbrezza, fugace, del professionismo (arrivò in Prima divisione) e dove opera da sempre una leggenda granata, Paolo Pulici. Il “Puliciclone” del Toro che come mister Albè va ripetendo: «Prima dei ragazzi che giocano a calcio, bisognerebbe educare i loro genitori». Ma le famiglie-tifose di Gorgonzola sono sane e saporite come il pregiato erborinato. E dagli spalti si diffonde lo stesso spirito che Spiranelli ha impresso sulla sua pelle nel tatuaggio, in cui, sotto la data della promozione (27/4/2014), sta scritto: «Vivo la mia vita 90 minuti a settimana».