Agorà

Teatro. «Gli amori difficili» di Calvino riletti con ironia e leggerezza

Fulvio Fulvi mercoledì 15 marzo 2017

Gigio Alberti e Gemma Pedrini in “Gli amori difficili”

Che cos’è l’amore? Movimenti interiori, ardui percorsi verso il silenzio, storie ordinarie di non incontri. Avventure di corpi e anime in continua tensione che lottano per raggiungere il loro pieno compimento. Le cinque novelle tratte da Gli amori difficili di Italo Calvino rappresentate nell’omonimo spettacolo in scena al Teatro Out Off di Milano (fino al 9 aprile e poi dal 18 al 30) offrono allo spettatore l’idea, spiazzante, di come la comunicazione amorosa sia ricca di sfumature e di istanti decisivi che quasi sempre però ci sfuggono facendo deviare «il corso delle cose» verso sponde che non vorremmo toccare. I racconti si muovono tra favola, ragione e ironia e suggeriscono una riflessione su noi stessi, sul nostro amare ed essere amati. Se una notte d’inverno un viaggiatore – potremmo dire parafrasando il titolo di un romanzo dello scrittore sanremese – pensa alla donna lontana che sta andando a trovare e poi sul treno si addormenta e sogna situazioni amorose che accadono ad altri... Ecco, è questo il filo narrativo de Gli amori difficili su cui si innestano storie e personaggi. Sulla scena, Gigio Alberti, Monica Bonomi e Nicola Ciammarughi, con la partecipazione della violoncellista non vedente Gemma Pedrini che ha composto la colonna sonora, «una musica “angelica” e sognante – spiega il regista Lorenzo Loris, uno dei maestri italiani della drammaturgia contemporanea – che descrive l’anima di personaggi buffi, paradossali, divertenti, una musica che rappresenta l’anelito ideale che svanisce quando incontra la realtà». «È l’astrazione che parte dalla concretezza, un aspetto della letteratura di Calvino che mi è sempre piaciuto, sin da ragazzo quando leggevo e rileggevo le sue opere, soprattutto Le cosmicomiche », commenta Gigio Alberti, l’Eliseo Strazzabosco del film Oscar di Gabriele Salvatores, Mediterraneo (ma per il cinema ha lavorato, tra gli altri, anche con Paolo Virzì, Marco Bellocchio e Gabriele Muccino). A lui, e agli altri attori che lo accompagnano in questa ennesima avventura teatrale all’Out Off (del cui nucleo storico lo stesso Alberti fa parte), è spettato il difficile compito di interpretare testi di una profondità sconcertante ma scritti con «magica leggerezza». «L’essenza dell’amore, per Calvino, sta innanzitutto nelle aspettative e nelle delusioni, in candide e gioiose pulsioni – dice Alberti – perché in questi racconti oltre all’ossessione immobile, alla fissità dell’oggetto amoroso, che appare irraggiungibile, c’è il lavorìo interiore e vitale dell’anima, e la proiezione verso l’altro vale quindi più dell’incontro, dell’atto». Rapporti che vivono di tenerezze, sguardi, silenzi. E i personaggi? «Gente comune – dice Alberti –, il viaggiatore, gli sposi operai, l’automobilista potresti essere tu o il tuo vicino di casa... Calvino li cesella, li precisa e descrive poeticamente in ogni loro piccolo spostamento mentale». Le atmosfere oniriche richiamate dalle note del violoncello della giovane compositrice monzese Gemma Pedrini sono la conseguenza di uno studio meticoloso delle parole scritte da Calvino e di un lavoro corale della musicista con attori e regista. «I brani sono tutti originali – spiega – anche se si basano su slanci classici e accenni di tango e bossanova, sono stati concepiti per introdurre e fare da sottofondo ai racconti sottolineando i vari stati d’animo dei personaggi».