Agorà

Ciclismo. È un Giro in salita soprattutto per gli italiani

Giuliano Traini giovedì 8 maggio 2014
Parte in pianura ma è decisamente un Giro d’Italia in salita quello che si avvia oggi, venerdì, da Belfast. Quasi la metà delle tappe ha l’arrivo all’insù e per indossare la maglia rosa nell’epilogo di Trieste bisogna essere avvezzi a pedalare in alta quota, come il colombiano Nairo Quintana, il vincitore annunciato di questo Giro che vedrà gli italiani relegati al ruolo di semplici comparse. Eccetto Nibali l’Italia non ha corridori in grado di competere nelle grandi corse a tappe, come non ne ha nemmeno per le classiche in linea. Così, le nostre ambizioni si limitano a uno striminzito piazzamento nei primi cinque, rigorosamente fuori dal podio. I candidati a tenere alto l’onore tricolore sono Domenico Pozzovivo e Michele Scarponi, due corridori già entrati negli “enta”, perché di giovani all’orizzonte se ne vedono pochini e quei pochi non sono ancora stati svezzati. Certo, questa sarebbe l’occasione buona per mostrare i muscoli delle gambe, ma per farlo occorre anche avere la testa. È nei momenti di crisi che emerge chi ha la fibra e il carattere del campione, chi ha la capacità di colmare quel vuoto di leadership. Il sardo Fabio Aru ha i numeri per far quadrare i conti, ma i suoi tecnici dovrebbero avere il coraggio di lanciarlo nella mischia senza timori per le conseguenze, al massimo potrà prendere una sonora ma istruttiva bastonata, utilissima soprattutto a se stesso per capire la reale portata delle sue aspirazioni. Aru ha 24 anni, verrebbe da premettere “solo”, ma poi si pensa al coetaneo Quintana e cade ogni remora. Il corridore colombiano lo scorso anno è salito sul secondo gradino del podio al Tour de France con addosso le maglie a pois (di miglior scalatore) e bianca (miglior giovane) e quest’anno, visto l’orizzonte francese chiuso dai due extraterrestri Froome e Contador, ha deciso di puntare sul sicuro incamerando almeno la maglia rosa. L’Italia avrebbe anche un altro talento da sfoggiare, tale Mattia Cattaneo, uno spilungone bergamasco – pure lui classe 1990 – forte in salita e a cronometro, l’ideale per i grandi Giri, se solo riuscisse a ritrovare la bussola smarrita con il passaggio al professionismo. Altri giovani come Rosa o Villella hanno tanta grinta ma bisogna verificare se è supportata da gambe e carattere. Il Giro parte con un vincitore annunciato, ma la corsa è lunga e insidiosa e i pronostici possono andare in frantumi lungo i suoi 3.450 chilometri. Chiedere a Sir Wiggins che lo scorso anno era sbarcato a Napoli con la spavalderia di chi ha conquistato la maglia gialla per poi tornarsene a casa in anticipo e con la coda fra le gambe. L’inesperto Quintana non dovrà mai pensare di pedalare nel Paese dei Balocchi, perché dalla sua ombra sono pronti a spuntare il Gatto e la Volpe, ovvero Joaquim Rodriguez e Cadel Evans, altri due profughi dal Tour de France, pure loro attratti dall’idea che è meglio puntare a una probabile vittoria piuttosto che a un piazzamento certo in Francia. A dare il via al Giro sarà una cronometro a squadre: 21 chilometri per decidere chi vestirà la prima maglia rosa, che potrebbe anche essere un italiano, visto che nelle tre o quattro squadre candidate per la vittoria - rigorosamente straniere - ci sono anche dei nostri corridori. E il fair play imporrebbe di fargli tagliare per primi il traguardo. Poi, basta non prenderla come carità.