Agorà

Dopo la prima. Giallo alla Scala: rottura tra Chailly e i registi?

Pierachille Dolfini mercoledì 9 dicembre 2015
Gli occhi lucidi. Rossi. Come se avesse pianto. Un certo effetto, l’uscita agli applausi finali di Riccardo Chailly, l’ha fatto. Commosso nel ringraziare orchestra, coro e cantanti per «la condivisione di un’esperienza perché più il successo è corale e più è grande». Che la Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi fosse per lui «emotivamente sempre molto coinvolgente», il direttore d’orchestra milanese ce lo aveva raccontato alla vigilia del debutto. «Alla fine, ogni volta che la dirigo arrivo molto provato, segnato da questa vicenda e trasfigurato dalla bellezza della musica», aveva detto parlando della partitura scoperta da ragazzo e diretta per la prima volta a Bologna nel 1989. Ma forse l’altra sera la tensione sul volto di Riccardo Chailly, al termine dell’opera di Giuseppe Verdi che ha inaugurato la stagione lirica del Teatro alla Scala, era dovuta anche ad altro. Che qualcosa non ha girato per il verso giusto lo si è capito appena calato il sipario, quando Chailly si è chiuso in camerino senza voler rilasciare le dichiarazioni di rito ai giornalisti. Qualche veloce saluto agli amici arrivati a complimentarsi. Poi un lungo colloquio a porte chiuse con i direttori di scena del teatro. Qualche minuto, e Chailly esce dal camerino: borsa con la partitura verdiana in spalla, la moglie al braccio. Niente cena di gala alla Società del giardino, però, dove tutti si chiedono dove sia il maestro e dove ci sono già Anna Netrebko e Francesco Meli. E i registi Moshe Leiser e Patrice Caurier. Già. Fonti ben informate parlano dell’ennesimo contrasto tra direttore e registi. Persino mentre gli applausi accomunano tutti in un successo come da tempo non si vedeva alla Scala. Voci di corridoio dicono che sarebbero addirittura volate parole pesanti all’indirizzo del direttore milanese, proprio mentre il pubblico lo acclamava in proscenio.  «Quando eravamo tutti in scena e abbiamo sentito il grande calore del pubblico ho avuto quasi un attimo di commozione pensando a Verdi e a quanto è stato doveroso pensare a lui e ridare alla Scala, dove è nata, un’opera che lui ha tanto amato», ha detto il ieri maestro. Ma in proscenio Chailly era da una parte, i registi Leiser e Caurier dall’altra. Che qualcosa tra podio e palcoscenico non quadrasse lo si era capito da tempo. Alla conferenza stampa Chailly aveva fatto un’apparizione fugace, raccontando la sua lettura dell’opera, ma lasciando subito dopo il tavolo dei relatori. In teatro, poi, si racconta di tensioni in prova tra il direttore e i registi, convinti nel portare alle estreme conseguenze la loro idea di rileggere le vicende di Giovanna d’Arco attraverso la storia di una ragazza dell’Ottocento che, tra febbri e deliri, rivive nella sua mente le imprese della Pulzella d’Orléans. Ricordando il successo della sera di Sant’Ambrogio Chailly ricorda «Bruno Casoni e il suo straordinario coro che ha dato una prova magistrale». Poi «l’orchestra e le maestranze scaligere» e Anna Netrebko «che è stata un leone». Nessun pensiero invece per i registi. Solo l’affermazione che «era importante verificare che la regia non ostacolasse l’interpretazione musicale». E una riflessione sull’importanza del lavoro di squadra, remando tutti nella stessa direzione. «Non mi interessa e non mi è mai interessato il successo mirato in maniera individuale di qualcuno di noi. È veramente l’operato di tutti che porta a un successo collettivo. Questo è successo ed è un fatto importante». In quest’ottica Chailly commenta il cambio in corsa del regista dell’altro titolo che dirigerà quest’anno alla Scala, La fanciulla del West di Giacomo Puccini, prima affidata a Grahm Vick ma ora passata nelle mani di Robert Carsen. A maggio Chailly avrà sul leggio «la versione originale scritta da Puccini, versione che, però, nemmeno il compositore ascoltò perché quando arrivò al Metropolitan di New York per la prima Arturo Toscanini aveva apportato delle modifiche». Puccini anche per il prossimo 7 dicembre quando in cartellone ci sarà la Madama Butterfly. Sul podio sempre Chailly. Che per ora si gode il successo di questa Giovanna d’Arco, in scena alla Scala sino al 2 gennaio e vista nella diretta tv di Rai 5 da 316mila persone.