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LA BELLA ADDORMENTATA. Fumagalli: «Una pellicola di livello schierata da una sola parte»

Luca Pellegrini giovedì 6 settembre 2012

Non è facile separare: il film dai suoi contenuti, la sceneggiatura dai risultati, i personaggi dalla storia italiana, la politica dalla Chiesa, la fede dal fanatismo. Marco Bellocchio a voce lo dice, in <+corsivo>Bella addormentata<+tondo> non lo fa. Armando Fumagalli, docente di semiotica all’Università Cattolica di Milano e direttore del Master in sceneggiatura, la descrive come l’unica strada critica per essere obiettivi. «Nessuno mette in dubbio l’abilità cinematografica di Bellocchio – spiega – la scelta di sceneggiatura è alta e legittima. La sua regia, la recitazione, la messinscena: tutto concorre a farne un film importante. Però non ha una linea emozionalmente coinvolgente, è un film frammentato, più di testa che di cuore».I personaggi sembrano dividersi in due diversi schieramenti. Ma è soltanto un’apparenza.Sono d’accordo. Nel film non esiste un personaggio che rappresenti veramente in modo serio la posizione di chi era contrario alla sospensione della nutrizione e idratazione di Eluana. Quelli che si oppongono sono politici cui interessa solo la disciplina di partito, il personaggio della Rohrwacher, una ragazza fragile e caricaturale, e quello della Huppert, una fanatica religiosa. Mi ricorda quel famoso spot del Gratta e vinci che diceva «Ti piace vincere facile?» e metteva in campo centinaia di giocatori da una parte contro lo zero dall’altra.Non è vero, dunque, che il film non si schiera. Non è un pamphlet da pochi soldi, tutta la struttura del film sostiene dall’inizio alla fine le idee del regista, proprio grazie all’accurata scelta dei personaggi e del loro percorso. Mi è piaciuta soltanto la story-line dell’episodio finale, quello che coinvolge la tossica e il medico, un elemento di riequilibrio a favore della vita. Però è pur sempre strumentale: chiude, non casualmente, il film.

Lo ritiene in linea con i precedenti titoli di Bellocchio?Nel complesso è meno arrabbiato de L’ora di religione, tratta l’argomento in modo meno parziale, meno rancoroso.Eppure non sembra, quando fissa lo sguardo sulla politica e sul "fanatismo" religioso.Dei politici dà un messaggio molto negativo, così come delle persone che pregano. Se vuoi affrontare veramente il tema, devi fare come gli americani che lo squadernano fino in fondo nelle sue plurime dimensioni umane, cercando di lavorare forte su questi conflitti, senza ridurre chi non la pensa come te a una caricatura in un grottesco teatrino.Tutto concorre a una precaria onestà.Non trattare in modo intellettualmente onesto e umanamente profondo i problemi è una costante del cinema di Bellocchio. Anche questa volta il film ha un respiro corto. Come gli altri, genererà qualche dibattito sul momento. Ma, come gli altri, rimane in superficie e avrà vita breve.