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Musica. Fresu: il mio jazz per gli uomini in viaggio

sabato 1 ottobre 2016
​Un Requiem jazz per i migranti. La tromba di Paolo Fresu intona questo “silenzio” contemporaneo con la sua tromba, domenica 1 ottobre, con trasmissione registrata su Rai5 il 4 ottobre alle 21.15 da Piazza Belvedere a Lampedusa. “Approdi – Uomini in viaggio: suoni e voci dal Mediterraneo” sarà una serata evento tra narrazione giornalistica, musica e brani della grande letteratura con la giornalista di Rainews24 Serena Scorzoni, i musicisti Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e Marco Bardoscia, i contributi video di Andrea Camilleri, Marco Baliani, Lella Costa, e il supporto di Massimo Popolizio. L’iniziativa è 68° Prix Italia della Rai che a Lampedusa dal 29 settembre a domani propone quattro giorni di incontri, workshop, proiezioni per raccontare uno dei temi che interroga il nostro tempo. E il jazz italiano sta dimostrando, a sorpresa, cuore e impegno. Paolo Fresu è volato a Lampedusa direttamente da Assisi, dove ha tenuto un concerto a favore dei terremotati di Amatrice, insieme ad altri colleghi. Proprio come avvenne il 4 settembre scorso con la maratona che ha coinvolto tutto il jazz italiano. Ora, un appello per i migranti che il grande jazzista racconta ad Avvenire. Paolo Fresu, come si è avvicinato al tema dei migranti? “Noi del Jazz ci siamo sempre ed è importante esserci per la potenza del messaggio della musica, che è diretto e semplice. Io ho appena composto insieme a Gianluca Petrella la partitura originale musicale di “Human” spettacolo teatrale Lella Costa e Marco Baliani dedicata ai migranti (che debutta al Piccolo Teatro di Milano il 7 ottobre), una sorta di oratorio laico nel quale ho anche registrato suoni e rumori evocativi. I temi portanti sono “Human “ e “Human Requiem” (che proporrò anche in diretta tv), e poi un’aria da soprano di Monteverdi, ”Si dolce il tormento” di Monteverdi che ho riarrangiato”. Lei viene dalla Sardegna, terra di emigranti… “Infatti, conosco bene alcuni di quei luoghi da cui i migranti sardi sono partiti anche in tempi non così lontani. Credo che ognuno debba avere la possibilità di vivere in modo giusto e avere spazi in luoghi in cui invece si reprime la liberta. Ognuno ha il diritto di avere un luogo dove vivere con un sistema che va legiferato. Ognuno di noi dovrebbe risolvere il tema della migrazione secondo la propria coscienza, invece si tende a chiudersi in se stessi,ad avere paura dell’altro, del nuovo, del diverso. E questo non è un bene per la nostra società. La società cresce con la nostra capacità di dialogare con il prossimo. Il jazz, la musica che ha cambiato il Novecento, è nata dall’incontro negli Stati Uniti fra la cultura europea con la cultura africana. Le cose che cambiano profondamente il nostro pensiero avvengono attraverso l’incontro con le nostre diversità. La migrazione non va letta solo da un punto di vista economico, ma nella nostra capacità di accettare chi arriva”.  Lei ha anche registrato il disco Mare Nostrum “Sì, ma non c’entra con la migrazione perché l’ho registrato prima che avvenisse questo fenomeno. Però ha a che fare con la capacità di leggere questo mare come la casa di tutti noi. Penso sempre alla Sardegna, una sorta di sasso gettato in uno stagno, che è il Mediterraneo. I cerchi concentrici che partono da noi, il nostro modo di vedere, hanno ripercussioni anche sulle coste lontane che ci circondano. La prima cosa da risolvere è il conflitto con noi stessi. Se siamo capaci di vedere nell’altro una ricchezza,si può discutere in modo più vasto, ma se non abbiamo problemi con il nostro vicino di casa, non riusciremo a leggere in modo più ampio neanche il tema della migrazione. Le migrazioni hanno sempre creato cose eccezionali. I suoi prossimi progetti? A gennaio registrerò un disco acustico con il quartetto Devil e un lavoro con A Filetta, un gruppo di musicisti corsi,con “Mistico Mediterraneo”. Poi curerò una rivisitazione della “Norma” di Bellini. E a novembre sarò in tournée internazionale con il pianista americano Uri Cane.