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Spiritualità. I 150 anni di santa Teresa di Lisieux e la sua vicinanza a san Francesco

Dominique Blain sabato 31 dicembre 2022

Santa Teresa di Lisieux recita Giovanna d’Arco nella messa in scena in convento della pièce “La Mission de Jeanne d’Arc” scritta da lei stessa (1890 circa)

Pubblichiamo alcune pagine del capitolo iniziale di Il sole anche di notte. La spiritualità della fiducia in Teresa di Lisieux e Francesco d’Assisi di Dominique Blain, che edizioni Terra Santa porta in libreria il prossimo 13 gennaio (pagine 128, euro 16,00), in occasione dei 150 anni della nascita della santa carmelitana (2 gennaio 1873). Cosa accomuna questi due “folli di Dio”? A unirli è la mistica della fiducia. Non è nell’affannosa ricerca di Dio che ci si deve impegnare, quanto nella docile disponibilità a lasciarsi trovare da lui.

Teresa e Francesco: i nomi di questi due santi risuonano nella mente del cristiano come un inno alla vita e all’amore che ne è il corollario. Evocano atteggiamenti mistici illuminati dalla luce e dal vento della fede che l’anima cerca per rispondere ai bisogni dell’essere umano. A un primo impatto, non potrebbero essere più diversi tra loro. All’inizio Francesco rappresenta il Medioevo con quei racconti di guerra che continuano ad affascinare ancora oggi. In gioventù si dedica ai piaceri materiali e ama spendere oltre misura il denaro del padre. Teresa invece si rifugia in uno spazio di tenerezza e sogni infantili, si affida alle sorelle e prega ogni mattina il Bambino Gesù, come pane quotidiano. Quando è ormai alla fine della vita e una suora carmelitana le chiede che cosa dice al Signore nelle sue preghiere, risponde: «Non gli dico niente, lo amo». Molto presto il clima umido e freddo della Normandia indebolisce la salute di Teresa. La gioventù di Francesco, invece, si svolge nella verde Umbria spesso baciata da un tiepido sole. Adolescente, Teresa chiede di vivere reclusa in un monastero dove vige la Regola carmelitana, in quell’epoca particolarmente rigida e austera. Sapeva che per meritare il paradiso sarebbe andata incontro a così tante privazioni e rinunce? Ammetterà, comunque, di non aver mai fatto nessun sacrificio. Francesco sceglie di essere completamente libero: a tu per tu con il creato, cerca di vivere il più intensamente possibile seguendo la volontà di Dio. Dopo aver corteggiato gloria e onori, la sua esistenza cambia totalmente alla vista di un lebbroso sulla strada che dalla prigione di Perugia conduce alla Porziuncola. Si ritrova ad abbracciarlo, quando fino ad allora non ne avrebbe sopportato nemmeno la vista! Questo episodio rappresenta per lui una vera e propria rivelazione. Da quel momento deciderà di seguire Gesù, di amare il più debole e l’emarginato, di vivere a più stretto contatto con la natura, respirando l’odore dell’erba fresca così intenso su quelle colline, di rivestirsi della nudità del povero, in modo da disturbare appena il mondo che lo circonda: è questa la vita vera! Da parte sua, Teresa prende l’abito monastico delle carmelitane e sottopone la sua esistenza a regole e orari rigidi, donandosi a Dio attraverso la preghiera e l’obbedienza. Alla fine della vita, dopo aver ricevuto le stimmate alla Verna e affetto da cecità, Francesco spira nel suo letto, vegliato da persone avide di impossessarsi di qualche reliquia. Comincia a crearsi un corpus di leggende fatto di terribili mortificazioni, miracoli, rapimenti ed estasi. Accompagnata da pochi intimi, Teresa si spegne lontano dagli sguardi. Alle sorelle confida che dal cielo farà scendere una pioggia di rose sul mondo. In una Chiesa invecchiata e ancora molto segnata dal giansenismo, la carmelitana anticipa il rinnovamento del Concilio Vaticano II. « Nel cuore della Chiesa sarò l’amore», afferma, anche se nel monastero trova solo suore troppo impegnate a salvare la loro anima. Anche Francesco incarna il rinnovamento di una Chiesa in decadenza. «Va’ e ripara la mia casa», dice il Cristo di San Damiano all’uomo in preghiera davanti al crocifisso. Da entrambe queste figure s’innalza come un profumo di sottobosco, il senso di freschezza di una sorgente limpida, la bellezza di un cielo costellato di luci. Uno viene chiamato il “Poverello”, l’altra “Teresina”. Entrambi sposano l’umiltà, rifiutando gli onori che ingannano e gettano l’uomo in balia dei suoi simili. Anche secondo i Padri del deserto i potenti non possono nulla contro una creatura umile di cuore. Eppure Teresa e Francesco sono i prediletti del mondo e ancor più sono graditi a Dio! Possiamo provare a chiederci quale sia il segreto della loro vita interiore, che cosa li porti a sperimentare l’unione divina ed essere tanto vicini al sacro. Francesco risponde con la solita semplicità: «Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo [...] E dopo che il Signore mi dette dei fratelli, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo». Teresa non sembra dimostrare altrettanta indipendenza dalle influenze umane. Al contrario, si prepara diligentemente alla prima comunione sotto lo sguardo di Marie. Nel monastero dà prova di zelo e durante la malattia anche di eroismo, affrontando la morte a soli 24 anni. Le sue letture vertono soprattutto sull’Imitazione di Cristo, le conferenze di padre Arminjon La fine del mondo presente o I fondamenti della vita spirituale di padre Surin. È entusiasta degli scritti appassionati di san Giovanni della Croce sulla rinuncia. A farla navigare sulle onde della fiducia e dell’amore, però, è padre Alexis. Nonostante si sottometta alla Regola e agli ordini delle carmelitane, risulta simile a Francesco quando afferma di avere un solo maestro e che solo il Vangelo soddisfa pienamente le sue speranze. Alcune settimane prima della sua morte Teresa confida, come aveva fatto Francesco: «Non trovo più nulla nei libri che non siano il Vangelo. Questo libro mi basta». Come il Poverello e Cecilia, la santa prediletta e la sua confidente, ama trovare in quel testo l’ispirazione del momento per condurre bene la sua vita di carmelitana. Molto presto si rende conto di non poter essere responsabile delle novizie senza affidarsi completamente a Dio. Seguendo i Padri del deserto, riconosce la sua piccolezza, il nulla del suo essere, e si abbandona a colui che è soltanto amore. «Da molto tempo io non mi appartengo più, mi sono abbandonata totalmente a Gesù, quindi Egli è libero di fare di me ciò che gli piacerà». Decide di annullarsi, sapendo che non sarà tradita: «È la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore!».