Agorà

Il personaggio. Fischnaller, lo slittino del futuro

ROBERTO BRAMBILLA giovedì 28 gennaio 2016
Dominik Fischnaller: lo slittino si affida (ancora) all’Alto Adige. «Sono pronto, dalle prime prove la pista è buona, mi piace e sono assolutamente ottimista per la gara di domenica». Fiducia. È questa la parola d’ordine con cui lo slittinista Dominik Fischnaller, quasi 23 anni da Meransen, frazione di Rio di Pusteria, provincia di Bolzano si affaccia ai Mondiali di slittino in programma nel weekend a Schönau am Königsee in Germania. A lui, appartenente al Gruppo Sportivo dei Carabinieri e alla coppia Christian Oberstolz- Patrick Gruber, quarti nella classifica di Coppa del Mondo, sono affidate le speranze di medaglia della spedizione azzurra. La Nazionale cerca di migliorare il bottino di Sigulda 2015, quando in Lettonia arrivò un bronzo proprio dal “doppio” dei veterani Oberstolz-Gruber . Un Mondiale che per Fischnaller arriva in una stagione particolare. «Sono partito molto bene - racconta il ragazzo dalla Germania - ho vinto subito a Igls e poi sono arrivato secondo nella gara sprint a Park City. Dopo non ho avuto un gran momento di forma e qualche problema con i materiali». Una Coppa del Mondo, quella del 2015-2016 che un po’ ricorda quella dell’anno precedente. «Avevo avuto dei problemi fisici - ricorda - non mi ero mai ripreso del tutto e non sono riuscito a fare i risultati che volevo».  Al di là delle ultime due stagioni un po’ altalenanti il talento a Dominik non manca. Lui che come molti ha cominciato per gioco e ha lo slittino nel sangue. Davvero. «Nella mia frazione - spiega Fischnaller - c’era una piccola pista naturale e tutti i bambini provavano a scendere. E l’ho fatto anche io. Poi avevo mio fratello maggiore Hans Peter (ritiratosi nel 2014) che faceva le gare e l’ho seguito». E come spesso capita i risultati di chi inizia “per caso” sono da urlo. Titoli conquistati in serie nelle categoria giovanili (tra cui una “doppietta” nei mondiali juniores di Park City 2013) e un esordio in Coppa del Mondo nel 2011, alla soglia dei 18 anni. E dopo un anno il primo podio, proprio nel gennaio 2012 a Königsee nella gara a squadre. «È stata una gioia grandissima - ricorda - non scendeva Armin (Zöggeler) e ho gareggiato io al posto suo... E abbiamo vinto». Sulla stessa pista, dove è cresciuto sportivamente il due volte campione olimpico Felix Loch, Dominik ha colto anche il suo primo piazzamento nel singolo. «Arrivai terzo dietro due grandi come David Möller e ad Albert Demtschenko. Che soddisfazione». Il primo successo nel singolo arriverà nel novembre 2013 a Lillehammer. Ne otterrà un altro, quello di Igls nel 2015 più uno nella staffetta. E un totale di 18 podi con in mezzo un sesto posto ai Giochi di Sochi. Un atleta di vertice, anche se c’è ancora tanto da migliorare. «Devo sistemare la fase di spinta e mettere a posto ancora la fase di guida», spiega. Per farlo serve tanto allenamento («d’estate tanta sala pesi e d’inverno palestra e discese», sintetizza il ragazzo) e i consigli di Zöggeler, diventato direttore tecnico della Nazionale. «Con Armin ho davvero un bel rapporto - continua Dominik che a Schönau am Königsee gareggerà “contro” il cugino Kevin- anche quando ero suo compagno di squadra mi aiutava, mi trasmetteva le sue sensazioni sulla pista. Ora da allenatore mi dà ancora più consigli. E sono sempre utili perché lui sa come si vince».  Con queste “armi” Fischnaller proverà a continuare la tradizione azzurra dello slittino che ha le radici salde in quell’insieme di vallate, montagne e masi che è l’Alto Adige. Terra in cui lo slittino è un mezzo di trasporto, di divertimento e una sorta di religione laica. Che sforna da mezzo secolo “totem” della disciplina, capaci di battersi (battere) gli atleti delle grandi nazioni come la Germania, l’Austria e la Russia. Campioni che partono dal nulla e vincono tutto sia in singolo che in doppio. A partire dalla coppia Giorgio Pichler-Hubert Ebner, argento ai Mondiali 1957 e da Erika Lechner, classe 1947, la prima medaglia olimpica della storia dello slittino azzurro, conquistata alle Olimpiadi di Grenoble 1968. Anche lei come Dominik proveniva da Meransen e utilizzava la slitta per spostarsi dal negozio dei suoi genitori alla casa dei suoi parenti e di sua nonna planando con un slittino di legno e che alle Olimpiadi francesi si era messa dietro le fortissime tedesche dell’Est in una gara disputate su tre manche e falcidiata dalla pioggia e dal freddo. E poi il mito di Paul Hildgartner che occupava insieme a Karl Brunner le parti alte delle classifiche mondiali tra l’inizio degli Anni Settanta e la prima metà degli Anni Ottanta. Lui, Paul da Chienes Val Pusteria che tra i Giochi di Sapporo ’72 e quelli di Sarajevo ’84 riuscì nell’impresa di vincere due medaglie d’oro, una nel singolo e l’altra nel doppio e ad avere l’onore di portare due volte la bandiera italiana in una Cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali. Mai nessuno come lui. Che a Sarajevo sotto la guida del suo ex compagno di doppio Walter Plaikner vinse una gara di nervi contro i tedeschi dell’Est che gli avevano strappato il titolo olimpico a Lake Placid quattro anni prima. Dalla seconda metà degli Anni Ottanta la grande nidiata di campioni, in tutte le specialità. Nel doppio con la famiglia Huber che a Lillehammer compie una meravigliosa accoppiata, dopo le delusioni di Albertville ’92. Wilfried e Norbert, figli di Emil apicoltore, muratore e slittinista dilettante e di Emma, vengono da Lorenzo di Sebato, comune all’incrocio tra la Val Pusteria e la Val Badia e in Norvegia si prendono in coppia con Kurt Brugger e Hansjörg Raffl l’oro e l’argento. Nella stessa edizione in cui una 25enne nata a Bolzano, portata in pista da suo zio Siegfried seppellirà le avversarie, prima tra tutti la tedesca Susi Erdmann, nella gara femminile.  È Gerda Weissensteiner e nel medagliere il suo oro sarà accompagnato anche da un bronzo, quello di un ragazzo, nato nel 1974 a Foiana, un piccola frazione di Lana. Si chiama Armin Zöggeler. E scriverà la storia dello slittino e dello sport italiano. Vincendo tutto quello che c’era da conquistare, tra cui 10 Coppe del Mondo nel singolo, sei titoli mondiali e sei medaglie olimpiche, di cui due d’oro, l’ultima a Torino 2006. Un «uomo di ghiaccio», che da poco più di un anno è passato dall’altra parte della barricata. Ad allenare. Ora continuare la tradizione made in Südtirol tocca a Dominik Fischnaller. Magari con una medaglia a Königsee.