Agorà

Tendenza. Finanza malata, I registi indagano

Alessandra De Luca giovedì 9 gennaio 2014
Corruzione e capitalismo selvaggio, speculazioni e soldi facili. Negli ultimi venticinque anni i "signori della truffa", le illusorie promesse di guadagno e benessere, la spietata logica del profitto, l’inganno e il cinismo di politici e finanzieri hanno stregato sceneggiatori e registi che sul grande schermo si sono cimentati nel ricostruire meccanismi e conseguenze dell’economia della frode e della sete di potere.Pensi a uno squalo della finanza e ti viene subito in mente una vera e propria icona, Gordon Gekko, il principe del New York Stock Exchange in Wall Street di Oliver Stone che nel 1987 aveva affidato a Michael Douglas il ruolo di un finanziere d’assalto precursore con la sua spregiudicatezza dei disastri combinati vent’anni dopo dai suoi colleghi broker. Tornato in pista nel 2010 dopo alcuni anni di galera, Gekko tenterà invano nel sequel Wall Street – Il denaro non muore mai di mettere in guardia i "ragazzi di Wall Street" contro l’imminente crollo. Prima c’erano stati, tra gli altri, L’argent, film muto del 1928 di Marcel L’Herbier adattato dal romanzo di Emile Zola che racconta il mondo delle banche e della borsa nella Parigi degli anni Venti, mentre nella commedia Una poltrona per due John Landis immagina che uno straccione di Philadelphia prenda a causa di una scommessa il posto di un broker di successo rivelando insospettate doti manageriali. E persino un film per bambini come Mary Poppins mette in guardia contro il cinismo e l’aridità dei grigi signori del denaro nella City di Londra, pronti a sacrificare affetti e divertimento per produrre e accumulare denaro. Nel 1991 Norman Jewison descrive ne I soldi degli altri le malefatte di un avido e spietato affarista di Wall Street che acquista aziende dissestate per poi rivenderle a scopo di lucro e Un Km da Wall Street è il film diretto nel 2000 da Ben Younger in cui un giovane broker di successo rinnega affari e speculazioni quando si accorge di essere in procinto di rovinare l’esistenza di un cliente. Too Big to Fall diretto nel 2011 da Curtis Hanson per la HBO e tratto dal best seller di Andrew Ross Sorkin, giornalista ed economista del New York Times, focalizza l’attenzione sulla crisi dei mutui subprime e Margin Call di J.C. Chandor ricostruiva nel 2011 le 24 ore che precedettero lo tsunami finanziario del 2008. Ora toccherà a Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio con il loro The Wolf of Wall Street offrire la loro visione della debâcle economica e morale dei nostri tempi attraverso la storia vera dell’ascesa e della caduta a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta di Jordan Belfort, uno dei più celebri broker della storia di Wall Street finito in carcere per frode e riciclaggi.E poi ci sono stati i documentari, tanti documentari, tra cui Enron - L’economia della truffa, The Corporation, Capitalismo: una storia d’amore del provocatorio Michael Moore che analizza le cause della crisi, il torbido intreccio tra politica e finanza e quella che definisce «la più grande rapina della storia del paese», mentre Inside Job di Charles Ferguson, premio Oscar 2010, esamina le ragioni del crollo economico indicando con precisione e coraggio i nomi dei responsabili. Anche l’Italia ha raccontato gli spericolati giochi di prestigio dell’alta finanza con Il gioiellino di Andrea Molaioli che con Toni Servillo ripropone il caso Parmalat, mentre l’ultimo film di Virzì, Il capitale umano tratto dal romanzo dell’americano Stephen Amidon ambientato nella ricca Brianza mette in scena un’Italia assetata di denaro e un’élite finanziaria che ha scommesso sul fallimento del nostro paese.