Agorà

CINEMA E SOCIETÂ. Bisio: «Una commedia per battere i razzismi»

Giacomo Vallati martedì 28 settembre 2010
Nord e Sud. Rivalità eterna, scaramuccia interminabile. E internazionale. La curiosa notizia che il film Benvenuti al Sud (nelle sale da venerdì) – remake italiano del francese Giù al Nord, campione d incassi Oltralpe – è stato già venduto in Francia (e cioè proprio al Paese dal quale era stato ripreso) ribadisce il concetto. «L’ostilità fra Nord e Sud  non è solo un fenomeno di campanile nostrano – riassume il regista Luca Miniero – Ma una realtà antica, comune a tutte le nazioni». «Inutile dunque – aggiunge Carlo Rossella, presidente di Medusa (cioè della società che distribuì l’originale francese, e ora produce il rifacimento italiano) – restringere questo film ad una polemichetta nazionale. È una pellicola che coglie una situazione europea».Gli autori di Benvenuti al Sud, insomma, sanno benissimo che le sortite anti-meridionaliste della Lega, o che certi recenti drammi avvenuti proprio in quel Cilento idillicamente descritto dal film (come l’uccisione del sindaco di Pollica, Andrea Vassallo), potrebbero stridere coll’approccio, al contrario sorridente ed ottimista, offerto dal remake tricolore. «In effetti – osserva il protagonista Claudio Bisio – da noi i conflitti geoculturali sono molto più forti che in Francia. Proprio per questo volevamo, attraverso il sorriso, ma senza nascondere o smussare nulla della realtà, ridare valore al concetto che ciò che è diverso può arricchirci. Spero che anche Umberto Bossi lo vada a vedere e che si diverta».La struttura è la stessa dell’originale, ma "italianizzata". Come in Bienvenue chez leCh’tis (da noi ribattezzato Giù al Nord), un impiegato postale lombardo (Bisio) viene trasferito per punizione in un paesino del meridione, dopo avere tentato di truffare un concorso. Partito con i suoi pregiudizi, scoprirà però il fascino dei luoghi, l’ospitalità di un amico fedele (Alessandro Siani) e addirittura riavvicinerà la moglie in crisi (Angela Finocchiaro). «Ma questa è una storia italiana! – dice d’aver pensato Bisio, dopo aver visto la pellicola d’oltralpe – Perché non ci abbiamo pensato prima noi?». «Questo tipo di conflitto fa parte infatti del nostro dna – ribadisce il regista Miniero –. Pensate a Totò, Peppino e la malafemmina: non ne riassume già tutti i temi?». «Per questo, prima ancora della sua uscita italiana, comprammo il soggetto francese – racconta Giampaolo Letta di Medusa – Eravamo convinti che fosse più nostro che loro. Al punto che oggi l’originale ci sembra il nostro film. E il remake il loro».La forza dell’originale risiedeva nell’ironia con cui i luoghi comuni fra Nord a Sud venivano smontati o ribaditi: «E con quei clichè gioca anche il nostro film – osserva Siani – È mai possibile, ad esempio, che ogni volta che i tg mostrano Napoli si vedono cinque persone sullo stesso motorino? Sembra che ogni volta quei cinque si diano appuntamento davanti alle telecamere!». «Così non avevamo bisogno di ricorrere a troppi agganci colla cronaca: di far vedere Bossi o la spazzatura a Napoli – aggiunge Bisio – Il nostro non è un film a tema, non vuol essere a tutti i costi cattivo. E’ solo la storia di due ignoranti, cioè di due persone che ignorano che esistono anche paesi diversi, e diverse culture. E che dopo essere state costrette a conoscerle, si ricrederanno totalmente. Perché imparare a conoscersi vuol dire questo: volersi bene».