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L'analisi. I conti in tasca ai festival

GIUSEPPE PENNISI mercoledì 17 agosto 2016
Tornando dal Festival estivo di Salisburgo, si è quasi invitati a raffrontarne i conti con quelli delle manifestazioni musicali italiane nello stesso periodo (limitandoci a quelli di luglioagosto). In breve, il bilancio del Festival estivo di Salisburgo ammonta a 60,54 milioni di euro (la metà, per intenderci di una stagione scaligera). Per questa cifra, offre in 48 giorni, e in otto luoghi di spettacolo, circa 450 rappresentazioni tra opere, concerti sinfonici e da camera, prosa e liederistica. La gestione del bilancio è assicurata da retribuzioni a incentivo per il management: se gli utili superano quanto anticipato al momento della redazione del preventivo, il sovraintendente riceva un premio di produzione che può diventare penale in caso di disavanzo elevato. Solo il 25% dei costi sono coperti da sovvenzioni pubbliche (Stato, Land e Comune). Il resto proviene da sponsor, biglietteria e soprattutto vendita di spettacoli o dal vivo o tramite televisione, cinema, dischi e dvd. Altri grandi festival europei come Aix-en-Provence e Glynderbourne funzionano in modo analogo. Il secondo non gode di sovvenzioni pubbliche, il primo solo per il 35% dei costi totali. Per entrambi fonte importante di ricavi è la vendita di allestimenti. Perché i nostri festival estivi seguano questa strada il cammino è lungo ma è cominciato, anche grazie all’art bonus. Un anno fa, il sito Opera Base, il maggiore del settore, indicava circa 35 festival lirici in Italia per il luglio-agosto 2015. Nel 2016 per lo stesso periodo ne indica 17. Come diceva Luigi Einaudi, «il mercato si vendica sempre ». Sono spariti un paio di “carri di Tespi”, organizzati da impresari e sovvenzionati dai comuni dove facevano spettacolo (al costo di 10-20.000 euro a seconda del numero di rappresentazioni); portando allestimenti “da spiaggia” di opere molto note ( Cavalleria & Pagliacci, Traviata, Rigoletto) con un’orchestra all’osso e cantanti in gran misura asiatici. È preferibile introdurre il pubblico alla musica, senza troppe pretese di qualità, che impiegare la somma, anche se piccola, per attività estive per i bambini? Comunque quest’anno non compaiono né su Opera Base né nel mensile “L’Opera”, la principale rivista italiana in materia di lirica. Quest’ultima elenca solo sei festival estivi dimenticando, ad esempio, che il Chigiana International Festival ha teatro in musica, che ad Arezzo in luglio si è svolta una mini stagione con la messa in scena di cinque titoli ( L’Incoronazione di Poppea, Alcina, Suor Angelica, L’Elisir d’amore, Così fan Tutte).  Ad Arezzo il Comune ha messo a disposizione il Teatro Petrarca e la piazza centrale, nonché illuminazione e pulizia delle strutture a un costo di 30005000 euro. Il festival è stato interamente organizzato da uno dei migliori conservatori americani (l’Oberlin College); cantanti, strumentisti, registi (ad esempio, l’emergente Isabel Milenski) hanno affollato per un mese alberghi, bed & breakfast e trattorie di Arezzo. Un modello interessante.  Quattro rassegne sono definite per legge di rilievo internazionale e ricevono un sostegno speciale dallo Stato: il Festival di Spoleto, il Puccini Festival di Torre del Lago, il Ravenna Festival, il Rossini Opera Festival di Pesaro. La distribuzione rispecchia equilibri regionali; sarebbe altrimenti difficile comprendere perché sono esclusi i festival dedicati a Verdi a Parma e a Donizetti a Bergamo (quello belliniano a Catania non è mai decollato).  Il Festival di Spoleto (solo nominalmente “dei due mondi” poiché i giovani artisti americani hanno quasi smesso di frequentarlo) è principalmente di prosa e di balletto su nastro registrato. La parte musicale è limitata a due-tre serate di opera, i concerti di mezzogiorno e il concerto finale in piazza. Quindi, è diventato qualcosa di molto differente da come concepito da Giancarlo Menotti e Samuel Barber. Il costo (circa cinque milioni di euro) si avvale di contributi da privati sui 400.000 euro e di ricavi per cessione di prodotti e servizi per 1,6 milioni di euro. Il Ravenna Festival, molto sostenuto da sponsor privati, ha una manifestazione estiva tematica (quest’anno Martin Luther King, l’anno scorso l’Inferno di Dante, il prossimo il Purgatorio) integrata con una 'trilogia d’autunno' in ottobre e con la stagione lirica del Teatro Alighieri in inverno. Ha avuto difficoltà di bilancio un lustro fa; ora i conti sono in buon stato e in bella vista nel sito della manifestazione. Suo grande pregio l’aver portato in Italia compagnie straniere a basso costo (come l’Helikon di Mosca) e avere esportato in tutto il mondo spettacoli come il Falstaff concepito da Cristina Mazzavillani.  Il Rossini Opera Festival (quest’anno alla trentasettesima edizione) ha un bilancio di 5 milioni di euro (rispetto ai 6 milioni di alcuni fa) di cui un terzo proviene da sponsor, biglietteria, merchandising, vendita di spettacoli. Uno studio dell’Università di Urbino ha documentato che un euro di finanziamento pubblico investito nel festival ne genera 7 sull’economia locale. Nel periodo del festival la media del fatturato degli esercizi commerciali aumenta del 20%.  Anche il Festival Puccini a Torre del Lago ha stretto la cinghia negli ultimi anni. Gravano, tuttavia, due aspetti: a) il repertorio pucciniano è composto di sei opere molto rappresentate, due messe in scena di rado e due quasi mai allestite (con conseguenti difficoltà ad attirare nuovo pubblico); b) sui conti pesa il mutuo per la costruzione del nuovo teatro. Il festival è stato in grado di attrarre sponsor, principalmente locali ma è sempre in acque procellose. Se si guarda oltre i “magnifici quattro” considerati “di richiamo internazionale”, il Chigiana International Festival, nella nuova formula iniziata nel 2015, ha grande successo. Include sia spettacoli di grandi autori internazionali sia concerti degli allievi (anche essi internazionali) dei corsi di perfezionamento. Un magazine specializzato inglese lo ha definito «la maggiore novità in Europa in materia di festival estivi». L’iniziativa comporta 50 spettacoli dall’8 luglio a fine agosto, ha un costo di 1,2 milioni di euro (a cui occorre aggiungere 0,9 milioni destinati alla formazione). Le sovvenzioni pubbliche al festival sono poco più del 20% del totale. Il 35% dei costi della formazione è sovvenzionato dallo Stato; il resto dalle borse di studio di Paesi e istituzioni di appartenenza degli allievi (le domande vengono da 45 nazioni). Il Festival di Valle d’Itria presenta rarità in un piccolo spazio teatrale (sei- settecento posti). Il budget varia dai 600.000 agli 800.000 l’anno; per diversi anni ha saputo utilizzare sapientemente il Fondo europeo di sviluppo regionale. Scarsi i contributi da sponsor. Compie 49 anni il Festival delle Nazioni di Città di Castello (ogni anno è dedicato ad una Nazione differente: il 2016 è il turno della Francia): 16 appuntamenti dal 23 agosto al 3 settembre, a un costo di 633 mila euro, di cui 115 dal Ministero, 167 dalla Regione e 133 da sponsor. Gli sponsor privati sono invece un importante elemento dello Sferisterio Festival di Macerata (apportano 500 mila euro) che un lustro fa pareva sull’orlo della liquidazione. È stato rilanciato con un cartellone tale da attrarre chi è in vacanza sulla costa adriatica.