Agorà

La storia. Fabio Gallo, dal calcio al cammino di Santiago

Marco Birolini mercoledì 28 maggio 2014
​“Durante il cammino di Santiago capisci che puoi vivere anche con uno zaino in spalla, dormendo dove capita e mangiando quello che c'è. Ci si affida davvero alla Provvidenza”. La grandezza delle piccole cose si può scoprire anche a quarantatré anni: basta aver la voglia di staccare la spina per un po' e partire, restando soli con se stessi.
In attesa di scoprire dove lo condurrà la vita – e un po' anche per tentare di capirlo - l'ex centrocampista Fabio Gallo (Brescia, Atalanta, Torino) ha imboccato il sentiero dei pellegrini: da Sarria a al Santuario di Compostela, 120 km in otto giorni. L'ultimo tratto del Cammino, percorso rigorosamente in solitario. “Era da un po' che ci pensavo, poi una ventina di giorni fa ho sentito come un richiamo irresistibile. Ho prenotato l'aereo e sono partito. Mia moglie non ha commentato, poi ha compreso. Ne avevo bisogno, anche per riflettere su quello che mi è successo negli ultimi tempi”. Compreso l'addio al posto di viceallenatore del Brescia, imposto dall'intolleranza degli ultras che gli rinfacciavano il suo passato bergamasco. Viste da un sentiero in mezzo alla campagna, le rivalità e le miserie del nostro calcio rimpiccioliscono fino alla loro trascurabile dimensione. “Camminando comprendi le vere priorità della tua vita: resti solo con i tuoi pensieri e ne senti quasi il rumore, immerso come sei nel silenzio assordante di un paesaggio bellissimo”. Un itinerario di riflessione personale, che inevitabilmente si amplifica in esperienza spirituale. “Sono credente. In ritiro seguivo sempre la Messa del sabato, spesso facevo il chierichetto. Ho avuto anche allenatori molto religiosi, come Lucescu e De Biasi. Ora non posso dire di essere un assiduo praticante, ma quando sono arrivato a Santiago mi è venuto spontaneo cercare subito un prete per confessarmi, visto che oltretutto non lo facevo da tempo. Lungo il Cammino ti imbatti in tante chiese che ti aiutano a riscoprire la fede”. Luoghi dove i pensieri volano alti, nonostante la fatica ti imponga di fare i conti con i limiti fisici. “Camminando anche 25 km al giorno ho scoperto di avere muscoli che in decenni di allenamenti non ho mai saputo di avere....”. Un bello sforzo, ma ne valeva la pena. Tanto da decidere di tornare, per completare l'intero itinerario. Prima però ci sarebbe da ritrovare la smarrita via del calcio: un presente da consulente assicurativo non può bastare. “Il pallone è la mia vita – dice Gallo - Ho fatto il supercorso, posso allenare ovunque. Ma la verità è che tutto dipende dalle amicizie: se non sei nel giro giusto è dura”. Persino per chi cammina fino a Santiago.