Agorà

Europei. Tortu ko in finale, nuoto d’oro con Quadarella

Mario Nicoliello mercoledì 8 agosto 2018

Niente podio a Berlino per Filippo Tortu, solo quinto nella finale dei 100 metri vinta dal britannico Hughes

La felicità per uno sportivo sta in una medaglia che penzola sul petto oppure in un miglioramento del proprio record. Filippo Tortu agli Europei di Berlino non centra nessuno dei due obiettivi, ma l’avvenire è dalla sua parte. Il ventenne brianzolo è quinto nella finale dei 100 metri con 10'08. Niente podio e niente volata sotto i 10 secondi per l’azzurro che si inchina ai rivali, a partire dal britannico Hughes, oro in 9'95 davanti al connazionale Prescod (9'98) e al turco Harvey (10'01). Si è chiusa così un’altra giornata esaltante per lo sport tricolore in questa edizione sperimentale dei Campionati europei unificati sull’asse Berlino-Glasgow. La capitale tedesca si è inserita a pieno ritmo nel continuo passaggio di testimone non solo tra discipline, ma pure tra città e impianti sparsi nella stessa municipalità. I tedeschi ci tengono a fare le cose in grande, così hanno allestito in pieno centro i traguardi di marcia e maratona, il palco per le premiazioni e una lunga fila di gazebo dedicati agli sponsor. Il tutto in un luogo simbolico, Breitscheidplatz, teatro nel dicembre 2016 di un attacco terroristico: un tir contro la folla ai mercatini di Natale provocò 12 morti e 56 feriti. Quale miglior linguaggio di quello sportivo per riportare il sorriso dove erano state versate lacrime e ridare lustro a uno scorcio della città già segnato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, testimoniati dalla rovina della Gedächtniskirche, la chiesa della memoria.

Se il terrore distrugge, lo sport ricostruisce, così la torre di tubi innocenti innalzata accanto al campanile è diventata il simbolo della rassegna continentale, che ieri mattina proprio all’ombra della chiesa commemorativa dell’Imperatore Guglielmo ha vissuto una “prima” storica: uomini e donne insieme sulla linea di partenza della 50 chilometri di marcia all’Europeo. La prova più massacrante del programma dell’atletica ha abbattuto l’ultimo tabù legato alla differenza di genere: d’ora in poi le donzelle si cimenteranno nelle stesse specialità dei maschietti. La prima a inserire il proprio nome nell’albo d’oro dell’ultramaratona del tacco e punta è stata la portoghese Ins Henriques, già detentrice del titolo iridato vinto dodici mesi or sono a Londra. A proposito di Regno Unito, proprio quando la lusitana tagliava il traguardo, nella vasca di Edimburgo un uomo e una donna italiani si rivestivano d’argento nel duo misto libero del nuoto sincronizzato. Giorgio Minisini e Manila Flamini si sono messi al collo lo stesso metallo già conquistato nel duo tecnico, facendo da aperitivo all’altro secondo posto acciuffato da Linda Cerruti nel solo libero. Così l’Italia del sincro ha fatto en-plein: nove medaglie in nove gare.

Da Glasgow a Edimburgo il passo è breve. Giovanni Tocci conquista la prima medaglia dei tuffi per l’Italia, confermandosi vicecampione d’Europa nel trampolino da un metro. Ma l’emozione più bella arriva all’ora dell’aperitivo quando nella vasca di Glasgow Simona Quadarella si tuffa nella quarta corsia dei 1500 stile libero. La diciannovenne romana nuota affiancata alla tedesca Köhler per quasi metà gara, poi mette la freccia e con una bracciata possente si getta a capofitto nell’oro, centrando il record italiano e doppiando il successo ottenuto sabato negli 800. Chi cercava nomi nuovi nel nuoto azzurro li ha trovati: la Scozia ha confermato il talento della piccola Simona, ha fatto sbocciare quello dell’altro diciannovenne Alessandro Miressi, oro domenica nei 100 stile, e ha esaltato anche Carlotta Zofkova, ieri di bronzo nei 100 dorso con tanto di primato nazionale. Se i giovani scalpitano, i big non stanno a guardare: Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri rispondono entrambi presente. La veneta dimezza la gittata, ma è sempre tra le prime: per la divina ottavo crono nelle semifinali dei 100 stile. Stasera prima di lei sarà impegnato nella finale degli 800 Gregorio Paltrinieri, a cui il bronzo dei 1500 non è andato giù. Se in Scozia fuori dalla piscina si sta decisamente al fresco (17 gradi), Berlino è avvolta da una cappa d’afa e quando il sole è allo zenit il termometro arriva a 35 gradi. Meno male che a quell’ora lo stadio è vuoto, ma quando scatta la sessione serale il caldo comunque si avverte. Bene per i velocisti, meno per i mezzofondisti, mentre per i decatleti è indifferente.

Gli eroi della fatica prolungata ieri hanno sudato le prime cinque camicie, oggi faranno altrettanto. Si riposeranno invece, magari contemplando le colonne di marmo dell’impianto che nel 1936 esaltò le gesta di Jesse Owens, i fondisti delle lunghe distanze, protagonisti al tramonto di una spettacolare finale diretta dei 10.000 metri. Gara tattica fino alla campana, poi è stata bagarre, dalla quale il ventunenne Yeman Crippa è uscito con una sonante medaglia di bronzo. Si è tinto di biondo la chioma per essere pronto al battesimo tra i grandi: adesso non ditegli che vince solo nelle categorie giovanili. Fra tre giorni nei 5000 la sua seconda chance di podio. L’Italia che sbanca l’Europeo bilingue è zeppa di talenti alle prime armi, ma dotati di talento puro. Come quei tre amici nelle semifinali dei 100 metri: Filippo Tortu da Costa Lambro, Marcell Jacobs da Desenzano del Garda e Federico Cattaneo da Rovellasca. Solo Tortu accede alla finale, imponendosi nella sua serie in 10'12. Così l’azzurro si accovaccia nuovamente sul manto blu quando cala il buio sull’Olympiastadion. Un italiano nella finale dei 100 metri, la più breve ma anche la più spettacolare. Bastano dieci secondi per trovare la felicità.